Animali da reddito
Ceva Salute Animale ha presentato CIRBLOC® M Hyo, il nuovo vaccino combinato per PCV2 e Mycoplasma hyopneumoniae: una soluzione efficace per contrastare i danni economici provocati da questi patogeni.
Il colostro bovino è una preziosa riserva di componenti nutrizionali e bioattivi, mostrando potenziali benefici in diverse dimensioni della salute, non soltanto per i vitelli ma anche per l’uomo. Viene sottolineato il suo ruolo nel rafforzare il sistema immunitario, prevenire le infezioni, supportare la salute metabolica, ottimizzare la composizione corporea e promuovere il benessere cardiovascolare. In particolare, la presenza di immunoglobuline e lattoferrina posiziona il colostro bovino come un’alternativa naturale per le persone che cercano un rafforzamento della salute, come è avvenuto durante la pandemia di COVID-19. L’integrazione del colostro bovino in una dieta equilibrata è una strategia promettente per sostenere e migliorare la salute generale. Queste informazioni forniscono una base a ricercatori, tecnologi alimentari per esplorare nuove possibilità per il colostro bovino come nutraceutico emergente.
Questo lavoro diviso in due parti affronta il colostro bovino nelle sue molteplici sfaccettature. Oltre alla composizione, fondamentale per un corretto trasferimento dell’immunità passiva, e la composizione chimica, si prenderanno in esame aspetti spesso tralasciati, come i progressi tecnologici per la conservazione e i potenziali vantaggi per la salute. Viene presentato anche l’impatto ambientale del colostro bovino rispetto al latte.
Il fosforo (P) svolge funzioni essenziali in tutti gli apparati e i sistemi dell’organismo. Dal momento che il sangue è la più accessibile tra le possibili matrici di analisi, è il campione maggiormente rappresentato negli ambiti clinico e di ricerca. Tuttavia, la peculiare distribuzione del P all’interno dell’organismo implica che, non di rado, la fosforemia non sia in grado di rispecchiare anomalie presenti negli altri distretti corporei. Tradizionalmente, l’ipofosfatemia è stata associata a sindromi anche molto diverse tra loro, come paresi puerperale, emolisi ed emoglobinuria, appetito capriccioso o pica. Questa revisione della letteratura ha l’obiettivo di selezionare e valutare i lavori scientifici più rilevanti, esaminando le prove che supportano o confutano il coinvolgimento dell’ipofosfatemia nella patogenesi di queste sindromi.
Il potassio è un catione monovalente fondamentale per il funzionamento cellulare. È coinvolto nella regolazione dell’omeostasi e del volume osmotico, nella regolazione acido-base, nella formazione del potenziale di membrana, nella trasmissione degli impulsi nervosi e nelle contrazioni sia della muscolatura liscia che striata. Le variazioni del potassio sierico avvengono in una moltitudine di circostanze, spesso in risposta a disidratazione e a squilibri acido-base. Si possono sviluppare sia ipokaliemia che iperkaliemia, e possono essere colpiti sia giovani vitelli che bovine adulte. Il significato clinico della ipokaliemia non può essere considerato separatamente dagli altri elettroliti e dall’equilibrio acido-base. In questo articolo si esplorerà l’ipokaliemia nelle bovine adulte.
Le patologie del piede bovino rappresentano uno dei principali problemi di gestione della mandria in molti allevamenti. Si tratta di patologie multifattoriali che richiamano dunque un approccio multimodale se si spera di ottenere dei risultati soddisfacenti.
Fra i vari elementi su cui è possibile intervenire vi è anche la selezione genetica. In effetti, malgrado i valori di ereditabilità delle malattie podali siano piuttosto limitati, i moderni approcci statistici dei dati e l’avvento della genomica hanno permesso la creazione di indici precisi relativi alle patologie infettive come a quelle metaboliche/meccaniche che possono essere inseriti nelle strategie di controllo e di prevenzione delle zoppie.
Confermato dal Friedrich Loeffler Institute, torna in Europa l’afta epizootica che ha coinvolto dei bufali indiani, e ha portato all’abbattimento di oltre 200 animali di diverse specie.
La gestione della vitellaia richiede attenzioni nuove: alle sfide classiche si aggiungono ora quelle poste dalle nuove indicazioni sul benessere riguardanti l’abbandono del box singolo e il contatto madre-vitello dopo la nascita. Se ne è parlato in due recenti eventi, uno promosso dal Consorzio del Parmigiano Reggiano e l’altro dal CRPA e dall’Università di Milano.
Parassita prolifico e resistente, Aethina tumida rappresenta una minaccia per gli alveari in quanto li danneggia strutturalmente, oltre a divorare le larve e le uova delle api. Lo scambio di attrezzature apistiche ne facilita la diffusione.
Cryptosporidium parvum è uno dei principali agenti infettivi responsabili delle enteriti neonatali nei piccoli ruminanti; conoscere gli aspetti clinici e l’epidemiologia della criptosporidiosi è basilare per una terapia di successo.
Stanti i pochi presidi terapeutici e preventivi, disinfezione e buone pratiche igieniche restano fondamentali; mentre il metodo diagnostico gold standard è la rilevazione diretta di oocisti o antigeni nelle feci.
La vaccinazione nell’allevamento suinicolo è un passo fondamentale per ottenere performance produttive ottimali, ma i fattori da considerare sono molti.
Il giusto impiego di colostro di qualità nella vitellaia è di fondamentale importanza per mantenere delle performance produttive di livello.
La varietà di piante in grado di causare sintomi neurologici nei ruminanti è ampia ed è bene avere in mente i possibili quadri sintomatologici per intervenire tempestivamente.
La gestione dell’alimentazione delle api, dall’individuo, alla covata, alla colonia intera è un tema complesso che si lega non solo alle risorse ambientali ma anche al clima e alle strategie d’integrazione.
Pro e contro dell’impiego del trattamento collettivo, il pediluvio, in corso di dermatite digitale bovina.
La gestione corretta delle mastiti, fondamentale per un latte di qualità, passa attraverso strategie diagnostiche e terapeutiche basate sull’evidenza.
L’individuazione e la gestione del latte non idoneo al consumo sono dei passaggi fondamentali nel controllo di filiera che si basano su rigide normative per la tutela della salute.
L’uso corretto degli antimicrobici può prevenire l’insorgenza di un problema grave come l’antibioticoresistenza. I consigli vertono su una diagnosi accurata e rapida, sulla raccolta di dati di allevamento, e sulla corretta gestione igienica della mammella.
Rischi sanitari e contromisure di igiene nei processi alla base del latte trasformato.
Il dott. Bolzoni illustra le peculiarità del campionamento del latte in allevamento. Come eseguirlo nel modo corretto in base al tipo di analisi di laboratorio necessaria.
La streptococcosi suina è una patologia non eradicabile e di difficile gestione nell’ambito intensivo. Le strategie vincenti si basano su stringenti misure di biosicurezza, sul potenziamento del sistema immunitario, sull’uso appropriato di antimicrobici e su vaccini stabulogeni.
L’impiego di box parto aperti permette una gestione più rispettosa dell’etologia e del benessere della scrofa e dei suinetti; tuttavia questo sistema non è primo di criticità che è bene conoscere.
Secondo uno studio argentino, il chitosano sarebbe in grado di potenziare l’effetto degli antibiotici impiegati nelle mastiti cliniche da Staphylococcus non-aureus, anche in presenza di biofilm.
La prof.ssa Temple Grandin consiglia come impiegare gli arricchimenti ambientali nel modo più pratico e utile possibile nell’allevamento suinicolo e avicolo grazie alla sua lunga esperienza nel campo del benessere animale.
La chetosi è una problematica diffusa negli allevamenti bovini e prevenirla è importante; tuttavia la sua insorgenza
in momenti differenti per la bovina non è sempre legata ai medesimi fattori. Uno studio cerca di far luce sulle origini metaboliche di diverse forme di chetosi.
Il genere Prototheca comprende microalghe diffusamente presenti nell’ambiente e capaci di comportarsi da agenti patogeni sia nell’uomo sia negli animali. In questi ultimi la forma più rilevante in campo veterinario sono le mastiti cliniche e subcliniche del bovino. Un articolo di due ricercatrici dell’Università di Pisa ha raccolto le attuali nozioni in merito disponibili in letteratura.
Uno studio ha valutato l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei nel suino allevato, utili per diverse situazioni ma potenziali cause di lesioni gastriche non irrilevanti.
Probiotici nella bovina quali alternative contro le patologie puerperali al centro di una ricerca canadese.
Tra le strategie consigliate durante la London Swine Conference per lo svezzamento dei suinetti, la tipologia di alimento starter, gli additivi più efficaci e le accortezze gestionali.
Uno italo-inglese ha testato e confrontato l’efficacia battericida di 5 disinfettanti comunemente utilizzati negli allevamenti intensivi nei confronti di alcuni ceppi batterici selezionati.