L’impiego di box parto aperti permette una gestione più rispettosa dell’etologia e del benessere della scrofa e dei suinetti; tuttavia questo sistema non è primo di criticità che è bene conoscere.

Le scrofe trascorrono la gestazione in libertà e in gruppo, all’interno di sale e strutture dedicate; ma quando vengono spostate nel reparto maternità, durante la settimana precedente il parto e in seguito per il periodo di lattazione, che dura da 21 a 28 giorni, vengono alloggiate per lo più in sistemi a box parto individuali, che impediscono i movimenti: la scrofa ha la possibilità di alzarsi e di sdraiarsi ma non può girarsi o spostarsi liberamente.

Questo tipo di detenzione presenta numerosi vantaggi, perché consente di effettuare più facilmente le cure e i trattamenti necessari per la scrofa e i suinetti. Oggi però questo sistema è destinato a evolversi, in seguito alla crescente necessità di mettere in atto soluzioni che rispettino il benessere animale. In questo contesto l’alternativa è il box da parto libero, che permette alle scrofe una certa libertà di movimento.

Zone dedicate al riposo

I reparti maternità sono quelli in cui avvengono il parto e l’allattamento dei suinetti. Aggiungendo il sostantivo “libertà” o “libero”, si inserisce il concetto di non-contenzione durante tutto il periodo di permanenza delle scrofe in questi reparti.

Si può scegliere di lasciare la scrofa in libertà all’arrivo nel reparto di maternità e di consentirle di partorire senza essere contenuta, ma si può anche decidere di tenerla in un box parto tradizionale durante il parto e per i primi giorni di vita dei suinetti, per poi liberarla. In questo caso, il box viene aperto dopo le cure previste per i suinetti a sette giorni di vita; questo periodo di tempo lascia ai suinetti il tempo di crescere abbastanza per non rischiare di ritrovarsi in pericolo sotto il peso delle loro madri.

Non esiste un unico modello di dispositivo per i box da parto liberei. Ognuno presenta caratteristiche proprie e impone dei vincoli al metodo di allevamento. Le principali caratteristiche di questi sistemi sono riportate di seguito.

  • Box per la scrofa con abbeveratoio e mangiatoia propri: La gabbia può essere chiusa per bloccare la scrofa ma può anche essere tenuta aperta per lasciare accessibile all’animale uno spazio per spostarsi e girarsi.
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Un esempio di box aperto in sala parto, in primo piano l’area dedicata alla scrofa. © Anthony Goncalves
  • Uno spazio dedicato ai suinetti con un nido in cui possano stazionare e riposarsi; questo spazio comprende un elemento riscaldante come una piastra, un tappetino o una lampada, oltre a un mezzo di isolamento oppure un coperchio per evitare le correnti d’aria. Il nido è molto importante. Deve essere caldo e comodo per invogliare i suinetti a sdraiarvisi e a riposarsi lì dentro: l’obiettivo è evitare che lo facciano nella zona riservata alla madre. Infatti una scrofa pesa più di 250 kg e un suinetto alla nascita pesa in media tra uno e due chilogrammi; se la madre dovesse decidere di sdraiarsi nel momento in cui un suinetto si trova sotto di lei, quest’ultimo avrebbe scarse probabilità di sopravvivere.
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Esempio di area nido dedicata ai suinetti. © Anthony Goncalves

Vantaggi del box parto aperto

La maggior parte dei modelli proposti oggi consta di una superficie complessiva che va dai sei ai sette metri quadrati. Ogni tipo di gabbia si differenzia in base allo spazio di libero per la scrofa, al sistema di attivazione del confinamento fisico e relativo rilascio dell’animale, alle dimensioni, al design e al sistema di riscaldamento del nido.

Esistono anche delle gabbie “parto libero con bilancia” che limitano il rischio che la scrofa, nel momento in cui resta bloccata, schiacci i suinetti. Nel momento in cui la scrofa si trova in stazione, questa gabbia infatti si solleva impedendo ai suinetti di ritrovarsi sotto la madre.

Queste sale di maternità vengono talvolta nominate “maternità benessere”, e a ragione. Lo stress, soprattutto nelle scrofe, appare diminuito e ciò è reso evidente dalla diminuzione del punteggio nella valutazione della lacrimazione (lo stress e il dolore rientrano infatti nella sintomatologia della lacrimazione, il cui prodotto può essere raccolto su carta assorbente e misurato in tempi prestabiliti1). Inoltre la durata di ogni poppata appare più lunga2. La frequenza di interazione scrofa-suinetti aumenta all’interno dei box da parto libero, la femmina si interessa ai suoi piccoli e li tocca più frequentemente3.

Essendo la scrofa meno contenuta, la prevalenza di zoppie, ascessi, piaghe, oltre a ulcere di spalla e dorso, è significativamente inferiore in un box da parto libero2. I vantaggi tecnici ed economici sono più discontinui.

In relazione al tasso di mortalità nelle sale di maternità, alcuni studi mostrano un aumento degli episodi di schiacciamento4, altri invece non indicano sostanziali differenze1. D’altro canto, i parti sono più rapidi e l’intervallo di espulsione dei suinetti è inferiore.

Nel momento in cui la scrofa partorisce in libertà e ha a disposizione un dispositivo che le permetta di assecondare il proprio comportamento di nidificazione, si constata che diminuisce il numero di nati morti5. Alcuni studi mostrano inoltre che i suinetti nati da scrofe mantenute libere durante la lattazione raggiungono più rapidamente il peso di 105 kg e ottengono un peso finale maggiore di quelli nati da scrofe detenute in contenzione1,6.

Criticità per il management

I resoconti pratici mostrano che questi sistemi possono essere associati a una diminuzione del comfort lavorativo. Durante la prima settimana di vita, per gli addetti si rivela più complesso accedere ai suinetti: in effetti, se una scrofa è libera e i suinetti decidono di rimanere all’interno del suo spazio vitale, catturarli diventa un rischio, dovendosi raffrontare direttamente con una madre molto protettiva nei confronti dei suoi piccoli. Alcuni nidi tuttavia sono dotati di sistemi di chiusura: quando tutta la nidiata è a riposo al caldo, può venire confinata all’interno al fine di effettuare i trattamenti previsti.

Anche la cura dei suinetti ammalati si complica. Un suinetto claudicante, un caso di meningite, dermatite o diarrea richiedono una gestione rapida per massimizzare le possibilità di successo terapeutico. Tuttavia, il suinetto ammalato è spesso quello che fugge in fondo alla gabbia nell’area della scrofa. Poiché le dimensioni della gabbia sono maggiori, sarà necessario più spazio per lo stesso numero di scrofe. Ciò rappresenta una criticità in termini logistici e ambientali.

Le nuove sale di maternità possono occupare ampie cubature per cui sono più difficili da riscaldare. La temperatura ideale per la scrofa è tra 18 e 23 °C; temperature al di fuori di questo intervallo la portano ad alimentarsi meno e ciò può compromettere la montata lattea.

Considerando i suinetti, la sfida consiste nel limitare gli stress termici. Alla nascita, i neonati devono essere condotti presto al nido affinché si asciughino rapidamente e si riscaldino. Una temperatura ambientale di 19 °C permetterà alla scrofa di sentirsi bene e farà in modo che i suinetti siano invogliati a rifugiarsi nel nido. All’interno di questo spazio il suinetto rischia meno di essere schiacciato e sarà più vitale in quanto si sarà asciugato e riscaldato più rapidamente; sarà allora più probabile che vada ad assumere il colostro.

D’altro canto, essendo le gabbie più grandi e corredate di nido con coperchio, la manutenzione, la pulizia e la disinfezione richiedono più tempo. La raccolta delle deiezioni e della placenta durante il periodo di libertà della scrofa richiede, poi, una rivalutazione e un adattamento del lavoro quotidiano.

  1. Kinane O. Investigating the effects of free lactation crates on sow and piglet welfare. MRes Thesis, University College Cork, urlz.fr/nJlV ↩︎
  2. Lohmeier RY, et al. Suckling behaviour and health parameters of sows and piglets in free-farrowing pens. Appl. Anim. Behav. Sci. 2019;211:25-32. ↩︎
  3. Kirsty L. Chidgey KL, et al. Observations of sows and piglets housed in farrowing pens with temporary crating or farrowing crates on a commercial farm. Appl. Anim. Behav. Sci. 2016;176:12- 18. ↩︎
  4. Chidgey KL, et al. Sow and piglet productivity and sow reproductive performance in farrowing pens with temporary crating or farrowing crates on a commercial New Zealand pig farm. Livest. Sci. 2015;173:87-94. ↩︎
  5. Oliviero C, et al. Effect of the environment on the physiology of the sow during late pregnancy, farrowing and early lactation. Anim. Reprod. Sci. 2008;105:365-377. ↩︎
  6. Kinane O, Butler F, O’Driscoll K. Freedom to Grow: Improving Sow Welfare also Benefits Piglets. Animals (Basel). 2021;11(4):1181. ↩︎

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