Confermato dal Friedrich Loeffler Institute, torna in Europa l’afta epizootica che ha coinvolto dei bufali indiani, e ha portato all’abbattimento di oltre 200 animali di diverse specie.

Dopo oltre 35 anni dall’ultima segnalazione, nel 1988 in Bassa Sassonia, un focolaio di afta epizootica è stato segnalato il 10 gennaio 2025. La positività al virus è stata osservata in un allevamento di bufali (Bubalus bubalis) nel comune di Hoppegarten, nella regione Märkisch-Oderland situata nello Stato del Brandenburgo, non lontano da Berlino.

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La posizione dell’allevamento di bufali in cui è stato registrato, il 10 gennaio scorso, un focolaio di afta epizootica.

Nell’allevamento erano presenti 14 bufali (che in Germania vengono allevati in piccole mandrie, utilizzate generalmente per la gestione del paesaggio), dei quali tre sono morti a causa della malattia.

Le misure di controllo in corso di epidemia di afta epizootica

Sono state subito impostate tutte le misure di controllo, che hanno portato all’abbattimento dell’intero effettivo dell’allevamento colpito, nonché alla soppressione di altri animali presenti in allevamenti circostanti, che avevano avuto contatti con il primo allevamento infetto: così sono stati soppressi 55 capre e pecore, 170 suini e tre bovini, per la vicinanza con l’allevamento infetto oppure perché presenti in un’azienda agricola che aveva acquistato fieno dall’allevamento di bufali qualche giorno prima della dichiarazione del focolaio di afta.

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© I Made Rai Yasa – shutterstock.com

Le indagini effettuate nelle zone di sorveglianza e protezione hanno comunque determinato che, al 20 gennaio, nessun altro ungulato domestico, oltre ai tre deceduti, è stato trovato positivo all’infezione. Per motivi precauzionali, le autorità sanitarie della Germania hanno comunque disposto controlli sugli animali sensibili all’afta movimentati dal Brandeburgo verso gli altri Stati tedeschi a partire da dicembre 2024 e sugli ungulati selvatici, oltre ad aver disposto nelle zone interessate una serie di divieti come il divieto di caccia, di escursionismo nei parchi e sui sentieri e le passeggiate a cavallo.

Inoltre, a titolo precauzionale, lo zoo e il parco faunistico di Berlino sono stati chiusi ai visitatori a tempo indeterminato, per la presenza di specie sensibili al virus come cervi, capre, pecore, giraffe, cammelli ed elefanti. Per alcuni parchi naturali del Brandeburgo è stato mantenuto l’accesso, ma con restrizioni (sono stati chiusi i recinti in cui animali e persone possono interagire) e l’obbligo, per visitatori e personale, di passare attraverso tappetini igienizzanti.

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Il famoso ingresso dello zoo di Berlino. © Kiev.Victor – shutterstock.com

Responsabile il sierotipo O

Le indagini virologiche svolte dal Laboratorio di riferimento tedesco per l’afta epizootica, il Friedrich Loeffler, hanno portato ad accertare che il virus coinvolto nel focolaio tedesco appartiene al sierotipo O (per il quale è disponibile un vaccino) attualmente circolante in regioni del Medio Oriente e dell’Asia.

Non è ancora nota invece l’origine e la via d’ingresso del virus nei bufali tedeschi; tra le possibili vie di infezione ipotizzate vengono indicate la presenza del virus in paglia infetta o la sua diffusione tra i cinghiali.

Nell’Unione Europea la vaccinazione preventiva è vietata dal 1991 ma la Direzione Generale per la sicurezza alimentare ha segnalato che si potrebbe eventualmente prendere in considerazione la vaccinazione d’emergenza; a tal proposito il Friedrich Loeffler Institute ha segnalato di avere una banca degli antigeni dell’afta epizootica, creata appositamente per casi come l’attuale epidemia, che, una volta attivata dagli Stati tedeschi, è in grado di produrre entro pochi giorni i vaccini necessari.

L’impatto sul mercato UE

A scopo precauzionale, diversi Paesi hanno sospeso le importazioni dalla Germania di carni bovine, ovine e suine, oltre che di animali vivi, a cominciare da Corea del Sud, Messico e Regno Unito. La Commissione Europea, stante la situazione, in conformità al Regolamento delegato (UE) 2020/687, ha adottato misure urgenti per prevenire la diffusione della malattia e ridurre al minimo l’impatto sul commercio interno dell’UE, e per impedire ingiustificate restrizioni commerciali da parte di Paesi terzi (Decisione di Esecuzione (UE) 2025/87, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea del 14 gennaio 2025), attuabili immediatamente, senza attendere il parere del Comitato Permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi.

La Decisione ha imposto alla Germania l’istituzione di una zona soggetta a restrizioni, comprendente una zona di protezione di raggio 3 km e una zona di sorveglianza di raggio 10 km aventi per centro il primo focolaio, come previsto dall’articolo 21 del Regolamento delegato (UE) 2020/687. In questa zona dovranno essere applicate, fino all’11 febbraio, le misure previste nelle zone di protezione e di sorveglianza.

Il Ministero dell’agricoltura tedesco ha salutato con favore la decisione della Commissione Europea in quanto l’istituzione di tale zona ha consentito l’applicazione del principio di regionalizzazione, che limita il blocco del commercio nell’UE dei prodotti di origine animale delle specie interessate dalla malattia solo alla zona di restrizione.

La situazione in Italia

In Italia, la Direzione Generale della Salute animale del Ministero della Salute ha diffuso una nota in cui, oltre a fare il punto della situazione tedesca, ha segnalato di aver disposto, tramite gli UVAC, il rintraccio di tutte le partite di animali spedite dal Brandeburgo a partire dal 1° dicembre 2024 e fino alla conclusione dell’emergenza. Su tali partite gli UVAC, tramite i servizi veterinari localmente competenti, e sulla base delle indicazioni del Centro di referenza, disporranno il sequestro nei luoghi di prima destinazione, con controlli clinici e di laboratorio.

Il 16 gennaio è stata inoltre resa disponibile sul sito del Centro di Referenza Nazionale la nuova versione del Manuale operativo per l’afta epizootica, facente parte del Piano di emergenza nazionale per le emergenze di tipo epidemico.

In Europa l’ultimo focolaio di afta epizootica è stato confermato al 2011, in Bulgaria. Nel 2001 invece era toccato al Regno Unito subire un’importante epidemia, diffusasi poi in Francia, Irlanda e Paesi Bassi. Il virus rimane attualmente endemico in Turchia, Medio Oriente e Africa, oltre a molti Paesi asiatici e parti del Sud America.

Fonti:

Fonte: Friedrich Loeffler institute, Ministero della Salute, Deutscher Bauernverband, Commissione Europea.

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