Il colostro bovino è una preziosa riserva di componenti nutrizionali e bioattivi, mostrando potenziali benefici in diverse dimensioni della salute, non soltanto per i vitelli ma anche per l’uomo. Viene sottolineato il suo ruolo nel rafforzare il sistema immunitario, prevenire le infezioni, supportare la salute metabolica, ottimizzare la composizione corporea e promuovere il benessere cardiovascolare. In particolare, la presenza di immunoglobuline e lattoferrina posiziona il colostro bovino come un’alternativa naturale per le persone che cercano un rafforzamento della salute, come è avvenuto durante la pandemia di COVID-19. L’integrazione del colostro bovino in una dieta equilibrata è una strategia promettente per sostenere e migliorare la salute generale. Queste informazioni forniscono una base a ricercatori, tecnologi alimentari per esplorare nuove possibilità per il colostro bovino come nutraceutico emergente.



Numerosi studi hanno ampiamente dimostrato gli effetti positivi delle componenti nutrizionali e bioattive del colostro sulla salute dei vitelli. Ma affinché tali benefici possano essere sfrutta­ti al massimo è necessario che il colostro venga assunto in quantità e qualità sufficienti. In caso contrario, è possibile ricorrere all’uso di sostituiti del colostro, che attualmente vengono prodotti a partire da latte, sangue, siero o uova.

Metodi di somministrazione del colostro

Per garantire un consumo sufficiente di colostro, basarsi sulla quantità di colostro che un vitello può assumere direttamente dalla madre non è una ga­ranzia, poiché non è possibile misurarne il volu­me ingerito, la qualità e il tempo intercorso dalla nascita all’assunzione.

Il fattore tempo è cruciale, poiché è stato documentato che un ritardo per 2-6, 7-12, 13-24 o 25-48 ore è associato a percentuali di mortalità rispettivamente del 5, 8, 11 e 20%. È stato segnalato che il 25-30% dei vitelli non riesce a poppare dalla madre entro 6 ore e circa il 20% non riesce entro 18 ore. Ciò dimostra come consentire a un vitello di assumere il colostro solo dalla madre potrebbe influenzare il trasferimento dell’immunità passiva, per l’incapacità del vitello di consumare volontariamente una quantità adeguata di colostro.

Sono numerosi gli studi che hanno indagato quale possa essere la miglior via di somministrazione del colostro, ed è emerso che il tasso di assorbimento e l’assorbimento massimo di IgG erano superiori nei vitelli che assumevano il colostro dalla madre rispetto ai vitelli alimentati col biberon. Questo dato ha fatto ipotizzare l’esistenza di un effetto materno che viene trasmesso al vitello durante la suzione del colostro fresco e che potrebbe stimo­lare l’attività delle cellule assorbenti nell’epitelio intestinale.

Tuttavia non ci sono prove sufficienti a supporto di tale ipotesi. Inoltre, nella maggior parte degli studi, i vitelli alimentati direttamente dalla madre hanno concentrazioni sieriche di IgG inferiori e sono più suscettibili alle malattie rispet­to ai vitelli allattati manualmente.

Uno studio ha valutato gli effetti della maternità attuando una “maternità artificiale”, che includeva stimolazione verbale e fisica dei vitelli neonati, senza tuttavia riscontrare differenze nell’assorbimento di IgG ri­spetto ai vitelli che non avevano ricevuto alcun trattamento (rispettivamente 15 e 13,9 mg/ml).

Oltre all’assunzione diretta dalla madre vi sono dif­ferenti modalità per somministrare correttamente il colostro, ovvero tramite biberon, secchio o sonda esofagea.

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© AgriTech – shutterstock.com

L’uso della sonda esofagea è frequente poiché consente di somministrare nei termini di tempo raccomandati la corretta quantità di colo­stro. In ogni caso, tutte le modalità di sommini­strazione del colostro hanno la capacità di fornire a un neonato la quantità necessaria e sufficiente di nutrienti e immunoglobuline se vengono presi in considerazione i parametri corretti di qualità del colostro e volume somministrato, sebbene la sonda esofagea comporti un rischio maggiore in termini di sicurezza per il vitello.

Tale rischio è semplice da evitare con un corretto posizionamento e con una manualità delicata, per evitare danni all’esofago e, cosa più importante, l’aspirazione di liquido nei polmoni. La sonda è ottimale perché fa risparmiare tempo e permette di ottenere un buon trasferimento passivo di IgG. Tuttavia, vi è uno svantaggio potenziale poiché venendo baypassato il riflesso esofageo il colostro entra nei prestomaci prima che arrivi nell’abomaso e infine nell’intesti­no tenue. Al contrario, se un vitello succhia dalla madre o viene nutrito tramite biberon, il riflesso esofageo è presente e il colostro va direttamente all’abomaso, con conseguente trasporto più ra­pido all’intestino tenue.

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In ogni caso, quando i vitelli vengono nutriti con la sonda esofagea, il passaggio del colostro dal comparto prestomacale all’abomaso avviene entro pochi minuti e non in­fluisce sull’assorbimento delle immunoglobuline.

Uno studio condotto per valutare l’assorbimento di IgG in vitelli nutriti con colostro con biberon o con sonda esofagea non ha riscontrato differenze nella concentrazione sierica di IgG a 24 ore o nei tassi di AEA (Apparent efficiency of absorption), suggerendo che l’uso della sonda non riduce l’assorbimento di IgG. Tale indagine è stata ripetuta da un altro gruppo di ricercatori e anche in questo caso non sono state riscontrate differenze nell’assorbimento di IgG quando un colostro di alta qualità veniva somministrato tramite sonda o biberon; inoltre, lo studio ha dimostrato anche che né la sonda né il biberon influenzano lo svuotamento abomasale nell’intestino tenue.

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© Parilov – shutterstock.com

Vale la pena notare che nella maggior parte dei casi in cui vengono somministrate grandi quantità di colostro, l’AEA tende a diminuire. Ciò potrebbe essere dovuto all’esistenza di un limite superiore alla quantità di IgG che può essere assorbita in un determinato periodo di tempo. Uno studio ha riportato risultati simili: l’AEA diminuisce man mano che una maggiore quantità di IgG veniva somministrata con un voluminoso pasto di colostro di 3,78 L alla nascita. Sembra inoltre che potrebbe esistere un limite superiore di assorbimento di IgG dovuto alla diminuzione dell’AEA quando dosi più elevate di IgG vengono somministrate con un colo­stro contenente quantità maggiori di solidi totali.

Quando il colostro raggiunge l’abomaso, forma una cagliata per la reazione della renina con la caseina e il grasso del latte, che separa il siero. La forma­zione di cagliata si verifica col latte, col colostro e coi sostituti del latte (CR) che contengono caseina e grasso del latte, poiché sono le molecole a cui si lega specificamente la chimosina.

Tuttavia, la ca­gliata è in qualche modo dannosa per la digestione e l’assorbimento delle IgG e di altri nutrienti pre­senti nel colostro. Ciò è attribuito al fatto che le IgG si trovano nel siero del colostro, che ne consente un rilascio più rapido nell’intestino per l’assorbimento, lasciando grasso e caseina nell’abomaso per un assorbimento successivo. I dati suggeriscono che la caseina compete con le IgG per l’assorbimento nel tratto intestinale e, di conseguenza, l’AEA dell’IgG può essere influenzata negativamente.

Inoltre, altri autori hanno dimostrato che l’aggiunta di grandi quantità di caseina (> 500 g) nel colostro può in­fluenzare i tassi di assorbimento delle IgG, sugge­rendo ancora una volta che l’assorbimento delle IgG può essere migliorato se la caseina è assente o in piccole quantità.

Analogamente, è stato osservato che la somministrazione di un CR commerciale da cui era stata rimossa la caseina aumentava l’AEA dal 24,4 al 40,1% rispetto al colostro materno di alta qualità (106 g/L di IgG) e che l’integrazione di un colostro materno di bassa qualità (30 g/L di immunoglobuline; basso contenuto di solidi totali) con un CR da cui era stata rimossa la caseina, aumentava l’AEA fino al 54,3%. Ma i ricercatori, non potendo descrivere il meccanismo alla base dell’incremento l’AEA al di sopra dei valori medi, hanno suggerito che la bassa osmolalità di que­sto pasto, la minor quantità di caseina e di solidi totali avrebbero potuto influenzare il modo in cui venivano assorbite le IgG.

Alcuni studi sull’osmolalità hanno suggerito che l’aggiunta di NaHCO3 al CR può aumentare le sue proprietà di coagulazione per l’aumento del con­tenuto di caseina ed è stato suggerito che la coa­gulazione della caseina o la formazione di cagliata potrebbero essere benefiche per l’assorbimento di IgG. Tuttavia, quando sono presenti quantità eccessive, l’osmolalità del colostro potrebbe au­mentare, con un conseguente rallentamento del passaggio dall’abomaso all’intestino e, quindi, una riduzione della velocità di svuotamento dell’abo­maso.

È stato dimostrato infatti che l’aggiunta di una soluzione di reidratazione orale contenente bicarbonato, acetato e citrato contribuisce ad au­mentare l’osmolalità del latte vaccino e riduce la velocità di svuotamento dell’abomaso. Ciò potrebbe rallentare l’assorbimento delle immunoglobuline se sono intrappolate nella cagliata.

L’osmolalità del sostituto del colostro può variare in base alle diverse tecniche di produzione, ma sono stati riportati valori intorno a 300 mOsm. Solitamente l’osmolalità del latte dei mammiferi (uomo) è in media peri a 300 mOsm/kg. L’osmola­lità aumenta con l’aggiunta di prodotti al latte o al colostro; ad esempio, l’aggiunta di NaHCO3 al CR aumenta la sua osmolalità da 301 a 515 mOSm, con variazioni in base al contenuto proteico e alla fonte. I valori di osmolalità del latte bovino variano tra 275 e 285 mOsm/L, mentre alcuni sostituti del latte arrivano fino a 600 mOsm/L.

L’analisi dei risultati relativi all’esistenza di un tasso superiore di assorbimento di IgG porta a supporre che potrebbe esistere una possibile saturazione intestinale, che è stata precedentemente ipotizzata ma non dimostrata a fondo. Questo concetto è stato suggerito per la prima volta nel 1985, affermando che i vitelli possono avere una limitazione fisiologi­ca della la quantità di IgG che possono assorbire in determinati volumi di colostro somministrati. I dati hanno suggerito che un possibile meccanismo per questo effetto potrebbe essere una saturazione del meccanismo di trasporto macromolecolare incari­cato di assorbire le molecole di IgG nell’intestino.

Questa saturazione potrebbe essere correlata alla composizione del colostro o del CR somministrato, alla concentrazione di IgG e alla quantità di solidi totali, ma anche l’osmolalità potrebbe svolgere un ruolo importante.

Sostituti del colostro: facciamo chiarezza

Dai dati a disposizione, nei primi anni 2000 i CR non contenevano più di 100 g di IgG per dose. Di conseguenza, erano ricchi di altri ingredienti (ad esempio, destrosio, glicina, sale, emulsionante, lecitina, premiscela di vitamine/minerali, cloruro di potassio, solfato di magnesio e aroma), nel tentativo di migliorarne il valore nutrizionale.

Gli attuali CR forniscono una fonte esogena di IgG, sono prodotti da latte, sangue, siero o uova, ma la loro composizione nutrizionale varia in base alle diverse procedure di produzione. Alcuni allevatori utilizzano i CR quando non sono in grado di fornire un adeguato colostro materno ai loro vitelli. Ciò avviene nei periodi in cui le vacche hanno un calo di produzione di colostro in termini di quantità e qualità o sono presenti problematiche sanitarie, come mastiti o presenza di patogeni nel latte (ad esempio, Mycobacterium avium ssp. paratuberculosis, responsabile della malattia di John). Il colostro materno può anche trasmettere al vitello Escherichia coli o il virus della leucosi bovina.

L’utilizzo di CR evita il fallimento della trasmissione dell’immunità passiva, riducendo al contempo l’esposizione ai patogeni, in quanto hanno una popolazione batterica inferiore rispetto al colostro materno; quindi, nel complesso, quando il colostro materno non è disponibile, i CR possono essere un’alternativa grazie alla facilità di conservazione, preparazione e somministrazione. Tuttavia, le linee guida sottolineano che non dovrebbe sostituire totalmente il pasto standard con un colostro di alta qualità.

Uno dei possibili vantaggi dell’alimentazione con CR è la facilità di preparazione, che rende l’alimentazione del vitello più rapida rispetto alla somministrazione di un colostro scongelato.

In ogni caso, sebbene i CR potrebbero non contenere gli anticorpi specifici contro i patogeni specifici della mandria, non sono stati documentati effetti negativi. Numerosi studi hanno dimostrato che, nei vitelli neonati, i CR possono essere un’alternativa all’alimentazione con colostro materno, riportando che la concentrazione di IgG nel plasma sanguigno a 24 ore non è diversa tra i vitelli alimentati con colostro materno (media ± DS; 13,78 ± 0,39 g/L) e i vitelli alimentati con CR con la stessa massa di IgG (13,96 ± 0,38 g/L). Non sono state rilevate differenze neppure tra i parametri di crescita, quali accrescimento medio giornaliero (ADG), altezza al garrese, lunghezza del corpo e circonferenza toracica.

Concludendo, è possibile affermare che, sebbene il colostro materno sia l’alimento da preferire, i CR possono essere un’alternativa accettabile per i vitelli neonati e devono essere almeno presi in considerazione in un corretto programma di gestione del colostro.

Va sottolineato che tale strategia viene suggerita quando il colostro materno fresco non è disponibile alla nascita o non è di alta qualità. I prodotti a base di colostro sono considerati un’alimentazione sostitutiva quando forniscono più di 100 g di IgG per dose, a differenza dei prodotti a base di colostro contenenti meno di 100 g di IgG per dose, che vengono considerati integratori e non in grado di sostituire del tutto il colostro materno.

Effetti dell’integrazione di colostro dopo il primo giorno di vita

Molti studi hanno dimostrato benefici dall’integra­zione di colostro nei vitelli oltre il primo giorno di vita, mentre altri non hanno riscontrato alcuna differenza significativa.  Tuttavia, recentemente, è stato riportato che l’in­tegrazione di CR di origine bovina dopo il primo giorno di vita influenza positivamente le prestazioni di crescita e riduce il rischio di diarrea e mortalità nelle vitelle prima dello svezzamento rispetto al gruppo di controllo.

In particolare, una ricerca ha dimostrato che la sostituzione parziale del pasto di latte con 0,70 kg/giorno di colostro intero (0,18 kg/ giorno di base di SM) per 14 giorni ha aumentato il peso corporeo e l’ADG fino a 81 giorni di vita. tuttavia, uno studio precedente, ha riportato che l’integrazione di 0,14 kg/giorno di CR di origine bovina dal giorno 1 al giorno 14 ha aumentato l’ADG rispetto ai vitelli di controllo fino a 28 giorni di vita, ma che questo aumento non è stato man­tenuto per tutto il periodo pre-svezzamento.  

Un’ ipotesi sul motivo per cui i risultati possono variare è la quantità di colostro fornita. Nel primo studio preso in considerazione la dieta prevedeva alti livelli di CR di origine bovina ai vitelli (0,76 kg/giorno), ma solo per 2 giorni, mentre la dieta dell’altro studio forniva quantità inferiori di CR di origine bovina (0,09 kg/giorno) per un periodo di tempo più lungo rispetto alle ricerche in cui sono stati riscontrati effetti positivi dell’alimentazione con colostro sulla crescita.

A sostegno di ciò, an­che in un terzo studio è stato somministrato un basso livello di CR (0,13 kg/giorno, per 3 giorni) e non ha riscontrato alcun effetto sui fattori di crescita.

Pertanto, è probabile che l’effetto positivo sull’ADG dipenda dalla quantità di CR sommini­strata quotidianamente e dalla durata dell’alimen­tazione con CR. Si deve inoltre considerare come variabile l’origine del colostro, che probabilmente ha un ruolo sugli effetti osservati; alcuni ricercatori hanno somministrato un colostro pastorizzato in pool, mentre altri hanno somministrato un colostro intero essiccato, altri ancora un colostro essiccato frazionato.

Il colostro come terapia nella diarrea neonatale

Il fallimento nel trasferimento dell’immunità pas­siva (Failure Passive Transfer, FPT) è uno dei più importanti fattori di rischio, predittore di morbilità, mortalità e aumento delle terapie nei vitelli. Di conseguenza, si è posta una maggiore attenzione ai protocolli gestionali, come la colostratura, per cercare di arrivare a ridurre il rischio di delle ma­lattie neonatali. La questione è tuttavia controver­sa.

Dai dati disponibili in letteratura emerge che, nonostante il livello medio di IgG sieriche possa essere al di sopra del limite accettato per un tra­sferimento adeguato dell’immunità passiva (>10 g/L), ciò non ha alcun effetto significativo sulla mortalità, sulla presentazione dei sintomi clinici o sulla terapia antibiotica. Pertanto, è possibile che alti livelli di IgG sieriche dopo l’assunzione di colostro non forniscono sempre una protezione completa contro l’ampio spettro di patogeni onni­presenti presenti nell’ambiente dei vitelli da latte neonati.

Inoltre, alcuni studi hanno indicato una mancanza di associazione tra l’assunzione di IgG dal colostro e l’insorgenza di diarrea nei vitelli. Uno studio volto a ridurre l’incidenza delle pato­logie, della mortalità e delle terapie antibiotiche riporta una bassa mortalità (1,48%), probabilmente per gli alti livelli di IgG sieriche nei vitelli; tuttavia, molti vitelli del gruppo di controllo hanno mani­festato una riduzione di consistenza delle feci e altri hanno sviluppato patologie respiratorie. Ciò suggerisce che l’immunità derivata dalla madre non sempre protegge dalle patologie a carico dei tratti enterici e respiratori.

Inoltre, il sovraccarico di patogeni o le differenze nella specificità dell’im­munità trasferita attraverso il colostro materno (o entrambi) potrebbero aver contribuito alla presen­tazione della malattia clinica. Studi precedenti hanno anche dimostrato che l’e­levata variabilità dei titoli sierici degli anticorpi specifici nei vitelli alimentati con colostro materno potrebbe determinare una variazione della durata e del livello di protezione contro gli agenti infettivi. Diversi studi hanno dimostrato che la somministra­zione di CR o di latte o sostituti del latte integrati con colostro o prodotti derivati dal plasma riduco­no la morbilità e la mortalità associate a patologie enteriche.

Un gruppo di ricerca ha riportato una prevenzione dell’80% della diarrea in 10 vitelli che avevano ricevuto latte pastorizzato integrato con colostro bovino iperimmune allo 0,8% (circa 32 ml di colostro bovino iperimmune miscelati a 2 L di latte pastorizzato 2 volte al giorno) nei primi 14 giorni di vita, e analogamente, altri autori hanno segnalato una riduzione del 30% della diarrea e una riduzione del numero totale di giorni di terapia antibiotica in 40 vitelli da latte che avevano ricevuto un sostituto del latte commerciale integrato con plasma bovino essiccato (5% della razione, circa 23 g di plasma bovino essiccato aggiunti alla razione del sostituto del latte 2 volte al giorno) nei primi 42 giorni di vita.

In uno studio recente, i ricercatori hanno riferito che l’integrazione di 70 g di polvere di IgG >14% ha ridotto il rischio relativo di diarrea nei vitelli (rischio relativo pari a 0,61) e che l’FPT ha aumentato il rischio di diarrea nei vitelli non integrati (rischio relativo pari a 1,07); tuttavia, il rischio relativo di malattie respiratorie non è risultato diverso tra vitelli integrati e non integrati.

Per quanto riguarda la tera­pia antibiotica, i ricercatori dello stesso studio hanno riferito che i vitelli integrati hanno fatto registrare la percentuale più bassa di giorni di trattamento antimicrobico (8,8%) rispetto al gruppo placebo e al gruppo di controllo (rispettivamente 12,3 e 10,6%). I vitelli con adeguato trasferimento dell’immunità passiva hanno ricevuto 150 g di polvere di IgG >14% aggiunti alla razione di latte sostitutivo nei primi 14 giorni di vita e hanno fatto registrare una riduzio­ne del di diarrea, problemi respiratori e infezioni ombelicali.

Questi risultati incoraggianti indicano che, sebbene percentuali di integrazione inferiori di polvere di colostro potrebbero essere efficaci nel ridurre il rischio di malattia enterica e di terapia an­tibiotica nei vitelli, una percentuale di integrazione più elevata (150 g di polvere di IgG >14%) potrebbe ridurre, oltre alle terapie antibiotiche, il rischio sia di malattie enteriche sia di malattie respiratorie e ombelicali.  

Le immunoglobuline locali, così come altri fatto­ri immunitari e di crescita presenti nel colostro materno, come la lattoferrina, il TNF-α, il fatto­re di crescita epidermico, l’IL-6 e l’IL-1β, potreb­bero potenziare le attività antivirali e battericide nell’intestino e modulare la risposta immunitaria e la guarigione della mucosa nei neonati. Quindi, l’effetto locale di questi fattori presenti nei CR po­trebbe fornire una protezione aggiuntiva contro i patogeni enterici e la minor incidenza di infezioni enteriche potrebbe ridurre indirettamente l’infezio­ne delle vie respiratorie e dell’ombelico, riducendo il rischio di immunosoppressione e mantenendo le risposte immunitarie attive ed efficaci.

A so­stegno di questa ipotesi vi sono i risultati di uno studio che ha dimostrato un aumento del rischio di malattie respiratorie nei vitelli pre-svezzati che sviluppano altre malattie nelle prime 2 settimane di vita. Inoltre, il trasferimento intestinale dopo il primo giorno di molecole immunomodulatrici più piccole, come le citochine, che migliorano le risposte immunitarie sistemiche generali contro le infezioni, potrebbe offrire un’ulteriore spiegazione della diminuzione complessiva dell’incidenza delle malattie osservate nei vitelli trattati con integratori.

I risultati di un altro studio hanno dimostrato che la concentrazione totale e l’espressione di mRNA di citochine come l’IL-1β, l’IL-6, il TNF-α, l’INF-γ o l’antagonista del recettore IL-1 erano più elevate nel colostro bovino rispetto al latte; tuttavia, sono necessari ulteriori ricerche per comprendere ap­pieno il ruolo delle molecole immunomodulatrici del colostro bovino sulle risposte immunitarie in­testinali e sistemiche e sulle infezioni nei vitelli da latte pre-svezzati.  

L’uso di antibiotici per il trattamento delle malattie respiratorie bovine e delle infezioni ombelicali è una pratica comune tra i buiatri; tuttavia, il trattamento della diarrea del vitello con antimicrobici rimane un argomento controverso.  Infatti, in alcuni casi, il rischio di batteriemia nei vitelli diarroici supporta l’uso di antimicrobici, ma questi ultimi potrebbero danneggiare la microflo­ra intestinale e aumentare il rischio di resistenza batterica. Pertanto, si scoraggia l’uso sistematico di antimicrobici nel trattamento della diarrea del vitello.  

Per quanto riguarda il peso corporeo medio e l’ADG dei vitelli, la polvere di colostro non sembra aver effetti. Infatti, nello studio precedentemente citato, in cui sono stati somministrati 150 g di polvere di IgG >14% 2 volte al giorno, non sono stati osservati miglioramenti nelle prestazioni dei vitelli, ma solo effetti positivi in termini di salute e riduzione delle terapie antibiotiche.  

I prodotti sostitutivi del colostro sono stati pro­posti come alternativa per prevenire il fallimento nel trasferimento dell’immunità passiva nei vitelli quando la disponibilità di colostro materno è bassa o quando la qualità del colostro materno è com­promessa per bassi livelli di IgG o per la presenza di patogeni.  Tuttavia, pochi studi hanno valutato la capacità di questi prodotti di ridurre la manifestazione di ma­lattie e la terapia antibiotica complessiva quando utilizzati dopo la “chiusura intestinale” e nessun altro studio ha esaminato gli effetti nei vitelli con adeguato trasferimento dell’immunità passiva.

Sulla base dei risultati disponibili, quindi, i CR potrebbero essere utilizzati come supplemento alla dieta sostitutiva del latte per ridurre l’insorgenza delle malattie e le terapie antibiotiche nei vitelli pre-svezzamento, indipendentemente dal loro stato nel trasferimento dell’immunità passiva.

Applicazioni terapeutiche del colostro

Malattie cardiovascolari

Il colostro bovino possiede proprietà vantaggiose che hanno il potenziale di ridurre i livelli di trigliceridi (TG), colesterolo totale, chetoni e glucosio nel sangue, rendendolo un promettente integratore per promuo­vere la salute del cuore. Inoltre, il colostro contiene leptina, una sostanza simile a un ormone, che può contribuire al funzionamento e alla riparazione del muscolo cardiaco.

Le cellule del muscolo cardiaco agiscono come recettori sia per l’ormone della cre­scita sia per l’IGF-1 ed esistono prove scientifiche che suggeriscono come l’ormone della crescita possa avere effetti direttamente sul cuore. Allo stesso tem­po, operando attraverso percorsi ormonali separati, l’IGF-1 potrebbe avere effetti indiretti. La presenza di queste sostanze nel colostro bovino sottolinea il suo potenziale come prezioso integratore per supportare la salute del cuore.

Di conseguenza, il colostro bovino potrebbe emergere come una promettente alternativa naturale per gli individui che cercano di rafforzare il loro benessere cardiovascolare.

Malattie metaboliche

Sia il diabete di tipo I sia quello di tipo II hanno una componente genetica, che porta a livelli più bassi di IGF-1. Il colostro bovino è una ricca fonte di IGF-1, che può quindi essere un integratore be­nefico, ripristinando i livelli ormonali e migliorando l’utilizzo del glucosio.

Ciò è fondamentale per i pazienti con diabete di tipo I dipendenti dall’insulina e può anche essere benefico per i pazienti con diabete di tipo II poiché riduce i livelli di glucosio nel sangue e nelle urine.

Inoltre, la lattoferrina, un componente del colostro, svolge un ruolo protettivo contro la neurotossici­tà indotta dalla proteina prionica (PrP). Questo meccanismo protettivo comporta la garanzia della stabilità del fattore-1 alfa inducibile dall’ipossia (HIF-1a) e l’aumento dell’espressione della proteina prionica cellulare (PrPc) nelle cellule neuronali. La lattoferrina, inoltre, facilita la stabilizzazione dell’HIF-1a regolando l’espressione e l’attività en­zimatica delle prolil-idrossilasi 2 (PHD2).

Malattie respiratorie

Il sistema immunitario è meno efficace nel combattere i disturbi respiratori. Ciò è attribuito al restringimen­to della ghiandola del timo, responsabile della pro­duzione di linfociti T, che svolgono un ruolo cruciale nella regolazione del sistema immunitario. Tuttavia, la ricerca indica che il colostro ospita fattori di cre­scita in grado di ripristinare la normale funzione di questa ghiandola. I linfociti T, cellule preposte alla lotta alle infezioni e, in particolare, i linfociti T killer, generano risposte mediate dalle cellule.

I linfociti T helper o suppressor regolano e raf­forzano ulteriormente la risposta immunitaria. Il consumo di colostro, ricco di fattori di crescita che supportano il timo, può consentire agli individui di rafforzare il loro sistema immunitario e combattere più efficacemente i disturbi respiratori.

Helicobacter pylori

Helicobacter pylori è un batterio noto per indurre disturbi gastrici. Un meccanismo attraverso cui H. pylori infetta lo stomaco comporta l’adesione al rivestimento gastrico. Tuttavia, la ricerca ha dimo­strato che il colostro può inibire efficacemente tale adesione e prevenire così lesioni come le ulcere. Il colostro contiene componenti che possono legarsi agli stessi siti di H. pylori, impedendo al batterio di aderire. Quindi, l’utilizzo del colostro può fungere da prezioso mezzo di protezione contro l’infezione da H. pylori.

Condizione corporea

Con l’avanzare dell’età, la perdita di massa mu­scolare e le difficoltà nella riduzione del grasso diventano evidenti. Tuttavia, il colostro, arricchito con IGF-1, può stimolare la crescita del tessuto muscolare magro e indurre il corpo a utilizzare il grasso per produrre energia.

In presenza di IGF-1 il corpo subisce uno spostamento nella fonte pri­maria di carburante per l’esercizio dai carboidra­ti ai grassi, aumentandone così la combustione. Questa proprietà presenta potenziali benefici per gli individui che mirano a perdere peso o migliorare la propria composizione corporea.

SARS-CoV-2

Il virus altamente contagioso SARS-CoV-2 colpisce principalmente l’apparato respiratorio, causando sintomi come tosse, febbre e difficoltà respiratorie. Nei casi gravi, può portare a polmonite, sindrome da distress respiratorio acuto e decessi. Mentre i vaccini vengono somministrati a livello globale, la ricerca di trattamenti efficaci per gli individui infetti persiste. Il colostro bovino, contenente mo­lecole bioattive, presenta potenziali benefici per i pazienti COVID-19.

Una proteina del colostro bovino, la lattoferrina, presenta proprietà antivirali, antibatteriche e antin­fiammatorie. Ha dimostrato la capacità di inibire la replicazione di SARS-CoV-2 in vitro e può aiutare a mitigare l’infiammazione dei polmoni e di altri organi. Gli elevati livelli di immunoglobuline del colostro bovino agiscono come anticorpi, aiutando nella lotta contro le infezioni.

Questi anticorpi possono potenzialmente neutra­lizzare il virus SARS-CoV-2, riducendo la gravità e la durata della patologia. I fattori di crescita, tra cui il fattore di crescita insulino-simile-1 (IGF-1) e il fattore di crescita trasformante-beta (TGF-b), supportano la crescita e la riparazione dei tessu­ti danneggiati dal virus.

I composti prebiotici, dal canto loro, promuovono la crescita di batteri inte­stinali benefici e possono quindi migliorare la salute intestinale, riducendo i sintomi gastrointestinali associati all’infezione da SARS-CoV-2 e supportando la funzione immunitaria complessiva.



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