Affezioni di origine ambientale
Pododermatiti
Epidemiologia
La pododermatite è un’affezione molto comune dei roditori, la cui origine risiede: nelle caratteristiche delle superfici di appoggio: durezza, natura traumatizzante o umida (substrato spinoso, corteccia di legno, grigliato); nella sedentarietà; nell’obesità o in una zoppia.
Nella cavia, specie in cui questa dermatosi è la malattia più comune, due studi (rispettivamente su 293 e 331 soggetti) hanno riportato un’incidenza della malattia che varia dal 47% al 9,4%. In questa specie, la comparsa di pododermatite può essere favorita dall’ipovitaminosi C. Anche se meno frequentemente, questa dermatosi è descritta anche nel cincillà e nel ratto (4,4% dei casi di dermatosi su 470 ratti studiati), in particolare se sono obesi, fanno eccessivo esercizio fisico o se la loro gabbia ha il fondo a griglia.
Diagnosi e trattamento
Le lesioni osservate riguardano soprattutto gli arti posteriori (eritemi, erosioni, ulcere, croste e gonfiori). Per valutare la gravità della pododermatite, nei roditori può essere utilizzata una scala a tre punti, simile a quella utilizzata nel coniglio: più avanzato è lo stadio, peggiore è la prognosi.

Essendo possibile un’infezione batterica secondaria, essa viene ricercata mediante la realizzazione di apposizioni cutanee. In caso di sospetto di resistenza batterica o di presenza di batteri bastoncellari all’esame citologico può essere necessario identificare il microrganismo con una coltura batterica, ed eseguire un antibiogramma. Quando si sospetta un coinvolgimento osseo, dev’essere esclusa anche una dermatofitosi e sono indicate radiografie delle estremità.
Il trattamento include la correzione dei parametri ambientali (lettiera più spessa) e dei fattori aggravanti (gestione del peso) ed è integrato da terapie antisettiche (a base di clorexidina), antibioticoterapia per gli stadi 2 o 3, analgesici (meloxicam 1 mg/kg PO sid, morfina 2,5 mg/kg ogni 4 ore SC o IM) e integrazione di vitamina C (10-30 mg/kg al giorno) nella cavia. Nei casi più gravi può rendersi necessario un debridement chirurgico oppure un’amputazione: in questi casi può essere presa in considerazione l’eutanasia.
Alopecia indotta
Epidemiologia
L’alopecia, indotta da un’eccessiva toelettatura (fur barbering o fur chewing) autoinflitta o dovuta a un congenere, è comune nei roditori che vivono in cattività: ne è affetto dal 4 al 30% dei cincillà, e nel degu è la dermatosi più comune, ma è descritta anche nelle cavie.
Il legame tra questo comportamento anormale e il comportamento di dominanza non è stabilito: alcuni studi hanno rilevato una correlazione negativa tra questo comportamento e l’aggressività tra conspecifici, mentre altri hanno evidenziato che l’alopecia indotta può colpire tanto topi dominanti quanto i sottomessi.
Secondo alcuni autori, nel cincillà questo comportamento non ha alcuna base genetica, ma l’origine principale è probabilmente legata all’ansia e alle cattive condizioni di vita dei roditori (dimensioni della gabbia inadeguate, ad esempio). Tuttavia, uno studio ha dimostrato che topi omozigoti per una mutazione nel gene HOXB8, che porta alla perdita della funzione della proteina coinvolta nel comportamento di toelettatura, mostravano un comportamento di autopulizia eccessiva più frequente e violento rispetto ai topi senza mutazione; sono però necessari ulteriori studi per giungere a conclusioni sull’importanza del fattore genetico in questa dermatosi.
Alcuni studi hanno identificato fattori di rischio nel cincillà (scarsa esperienza del proprietario, ricambio di lettiera troppo poco frequente, gabbia troppo piccola) e nel topo (gabbia di plastica posizionata in alto). Le pubblicazioni sull’impatto del sovrappopolamento nella comparsa di questo comportamento non sono conclusive.
Segni clinici
I roditori affetti da alopecia indotta presentano mantello di scarsa qualità, ipotricosi o anche alopecia, senza lesione del tegumento. Possono essere colpite tutte le zone del corpo, ma predominano il dorso e i fianchi. Quando il fur barbering viene inflitto da conspecifici è colpita la testa, che viene risparmiata quando si tratta di un disturbo comportamentale autoinflitto.
Diagnosi e trattamento
La diagnosi è relativamente facile dato che il comportamento è facilmente osservabile e il tricogramma evidenzia peli fratturati, in assenza di lesioni al tegumento. Tuttavia, devono essere escluse altre cause, come l’alopecia dovuta a un eccesso di estrogeni descritta nella cavia con cisti ovariche e l’iperadrenocorticismo nel gerbillo, nel criceto o nella cavia.
In caso di toelettatura eccessiva, nessun trattamento medico sembra efficace: uno studio ha dimostrato che solo il 46% dei cincillà trattati con fluoxetina (10 mg/kg PO sid per tre mesi) ha potuto beneficiare di una riduzione significativa delle dimensioni delle lesioni. Il trattamento più efficace consiste nell’arricchimento ambientale, nel ridurre i fattori di rischio, correggere i fattori di stress (manipolazioni, conviventi, spazio vitale, rumori, luce, durata giorno-notte) e migliorare la dieta (aumento del tenore in fibra della razione, diminuzione dell’apporto calorico).

Le principali disendocrinie causa di dermatosi
Iperadrenocorticismo
I segni clinici di iperadrenocorticismo sono dermatologici (alopecia simmetrica bilaterale non pruriginosa dei fianchi e assottigliamento della cute) e generali (poliuria, polidipsia, amiotrofia). La diagnosi viene confermata dal test di stimolazione con ACTH, come per i carnivori domestici; inoltre, un dosaggio immunoradiologico è stato validato in laboratorio utilizzando la saliva anziché il sangue. Questa malattia è descritta nel criceto (tre casi sospetti e un caso confermato in letteratura) e nella cavia (sedici casi segnalati). La terapia a base di trilostano è descritta nella cavia, alla dose di 2 mg/kg PO bid (uso off-label), ma ci sono pochissimi dati sulle soluzioni terapeutiche.
Alopecia secondaria a cisti ovariche nella cavia
Esistono due tipi di cisti ovariche nella cavia: le cisti sierose, asintomatiche, e le cisti follicolari, che causano alopecia bilaterale simmetrica e non pruriginosa dei fianchi. Le cisti ovariche (sierose e follicolari) sono particolarmente comuni nelle femmine anziane (in media ne è colpito tra il 22 e il 37%). Per stabilire la diagnosi è necessaria l’ecografia addominale, mentre l’analisi istologica consente di confermarla dopo exeresi. Il trattamento delle cisti ovariche follicolari è l’ovarioisterectomia o la somministrazione dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH, 25 μg per soggetto IM ogni quattordici giorni per un mese (uso off-label).
Tumori cutanei
I tumori cutanei sono descritti in tutte le specie di roditori, ma con frequenze di insorgenza variabili. Nel cincillà, le dermatosi tumorali sono estremamente rare, con solo quattro casi segnalati.

Particolarità di specie
Nelle cavie, il tumore più comune è il tricofollicoloma, che si presenta come un nodulo alopecico singolo, ulcerato, essudativo e maleodorante, il più delle volte localizzato nella regione dorsolombare. Poiché ingloba la ghiandola coccigea, alla pressione può fuoriuscire del materiale seborroico.
Nel criceto dorato il tumore cutaneo più frequente è il linfoma cutaneo epiteliotropo a cellule T che provoca dermatite generalizzata, eritematosa, squamosa (eritroderma esfoliativo), talvolta pruriginosa, associata a placche o noduli cutanei e abbattimento, perdita di peso e linfoadenopatia generalizzata. La prognosi è infausta, la sopravvivenza non supera i 2-3 mesi. Alcuni rari casi di linfoma cutaneo sono stati riscontrati tra i criceti russi. Un recente articolo evidenzia un’associazione tra la presenza di linfomi addominali nei criceti siriani e quella del poliomavirus del criceto (HaPyV), associazione non riscontrata in caso di linfomi cutanei.




Il ratto presenta ghiandole specifiche all’interno dei condotti uditivi esterni, le ghiandole di Zymbal, che possono dare origine ad adenomi o adenocarcinomi.
Nel ratto e nel topo, i tumori mammari vengono talvolta confusi con tumori cutanei perché in queste specie il tessuto mammario è ampiamente distribuito.
Diagnosi e trattamento
Il sospetto di tumore cutaneo, all’esame clinico, dovrebbe indurre il medico a eseguire un esame citologico o biopsie cutanee per l’esame istopatologico.
Per il trattamento, nei roditori sono disponibili pochissime informazioni riguardo all’utilizzo della chemioterapia. È stato effettuato uno studio terapeutico con L-asparaginasi (10.000 U/m2 o 400 U/kg SC) in criceti affetti da linfoma cutaneo: non sono stati osservati effetti indesiderati, ma gli effetti benefici del trattamento sono rimasti limitati. I cortisonici possono essere utilizzati come trattamento palliativo (prednisolone 1-2 mg/kg PO bid, uso off-label).
La radioterapia non è descritta in letteratura, ma è stato dimostrato che il criceto è l’animale da laboratorio più resistente alle radiazioni: la dose letale media nel criceto dorato è di 611 unità di dose assorbita di radiazioni ionizzanti.
Il trattamento di scelta è chirurgico quando possibile. In questo caso l’escissione dev’essere sufficientemente ampia da ottenere margini sani.