La sterilizzazione chirurgica della cavia peruviana è oggetto di una crescente richiesta da parte dei proprietari, soprattutto perché si tratta di una specie gregaria, che richiede di gestire la riproduzione all’interno del gruppo in cui gli animali vivono. La conoscenza delle indicazioni per la sterilizzazione e delle diverse opzioni tecniche sono prerequisiti essenziali per una decisione informata. Esistono infatti, sia per i maschi che per le femmine, tecniche diverse, la cui scelta dipende dall’esperienza del medico veterinario. A condizione che vengano rispettati determinati principi, ciò non presenta maggiori difficolta che nei conigli.
Quali possono essere considerate le più abbordabili da parte di chi ha una competenza ridotta?
Le indicazioni per la sterilizzazione chirurgica di convenienza
Vi sono 2 ragioni principali che giustificano la sterilizzazione dei piccoli mammiferi da compagnia.
- Controllare la riproduzione in un gruppo di più individui: il porcellino d’India è una specie sociale, quindi è sempre preferibile, per garantirne il benessere, far si che possa vivere in un gruppo, formato da animali dello stesso sesso o di sesso diverso. Nel primo caso, la sterilizzazione è utile per evitare che possano crearsi conflitti tra maschi, mentre nel secondo caso è consigliabile creare un gruppo composto da un solo maschio con una o più femmine, per limitare il pericolo di liti tra maschi e il rischio di molestie verso le femmine da parte di più maschi. Sterilizzare il maschio è quindi necessario per impedire che le cavie si riproducano in modo incontrollato; inoltre, per quanto riguarda l’approccio chirurgico, questo tipo di intervento e più facile da eseguire e meno rischioso nel maschio rispetto alla femmina.
- Prevenire alcune malattie: ciò è particolarmente vero per i tumori uterini nelle coniglie e per i tumori mammari nei ratti femmina. Nel porcellino d’India, invece i tumori testicolari e mammari sono rari e questa bassa incidenza non giustifica la sistematica sterilizzazione preventiva dei maschi; lo stesso dicasi per l’iperseborrea e l’ostruzione uretrale dovuta a tappi di liquido seminale. D’altro canto si può discutere di sterilizzazione chirurgica di convenienza per le femmine per prevenire malattie genitali, come tumori mammari o uterini, cisti ovariche e metriti. I tumori uterini sono spesso associati a cisti uterine; la metrite si osserva principalmente nei soggetti giovani di età inferiore a 1 anno, mentre i tumori uterini e mammari colpiscono le femmine più anziane. Queste condizioni, tuttavia, sono molto meno comuni nelle cavie rispetto alle coniglie, per cui la loro bassa incidenza nelle cavie femmine non giustifica la sterilizzazione sistematica. L’incidenza delle cisti ovariche, invece, è molto elevata nelle cavie: questa elevata prevalenza può giustificare la sterilizzazione chirurgica preventiva delle cavie raccomandata da alcuni autori? La risposta varia a seconda delle pubblicazioni.
Per quanto riguarda invece la riduzione dell’aggressività nei confronti dell’uomo e la marcatura del territorio. Questo aspetto deve essere sicuramente preso in considerazione nel caso dei conigli o anche per alcuni ratti; questo non è però il caso dei porcellini d’India, perché questa specie è raramente aggressiva e la marcatura del territorio, poco significativa e quasi priva di odori, non rappresenta un fastidio per il proprietario.
La sterilizzazione chirurgica della cavia peruviana femmina: pro e contro
La necessità di sterilizzare le cavie femmina è stata oggetto di diverse pubblicazioni che ne hanno valutato i pro e i contro. Ruelokke1 ha discusso il valore della sterilizzazione di convenienza delle cavie come prevenzione per le cisti ovariche: queste, infatti, secondo gli autori, sono considerate molto comuni nel porcellino d’India: la loro prevalenza è vicina al 100% e la presenza di cisti nella rete ovarii è addirittura considerata fisiologica.
Le possibili conseguenze della presenza di cisti sono variabili e comprendono principalmente insufficienza riproduttiva, alopecia, perdita di peso, anoressia dovuta alla compressione degli organi addominali nel caso di cisti molto grandi (a volte più di 10 cm di diametro) e, nelle cavie di età superiore a 6 anni, iperplasia e tumori uterini.
Ruelokke tuttavia sottolinea che è difficile stabilire quale sia la correlazione tra queste lesioni e le conseguenze cliniche, proprio perché le cisti sono quasi sistematicamente presenti in questa specie, e frequentemente non sono associate ad alcun sintomo.
Vi sono numerosi lavori e pubblicazioni che descrivono vari disturbi genitali, ma non sono corredati da studi statistici che permettano di determinare la percentuale di animali affetti da cisti ovariche che sviluppano una condizione patologica a esse collegata. In definitiva, l’autore conclude che, a causa dell’elevato rischio di mortalità intraoperatoria nelle cavie, la sterilizzazione di convenienza delle femmine non trova giustificazione.
A quest’ultimo proposito ci si basa su una pubblicazione2 che stima il rischio di mortalità delle cavie durante l’anestesia pari al 3,8% (ovvero quasi un animale su venticinque): questa stima si basa sull’osservazione di 1.288 cavie anestetizzate e sedate.
Per un confronto, lo stesso studio cita il rischio di mortalità intraoperatoria per i cani e per i gatti, che sono rispettivamente dello 0,14% (ventidue volte inferiore a quello valutato per le cavie) e dello 0,24% (quindici volte inferiore). Inoltre le percentuali indicate per il cane e il gatto sono riferite a qualsiasi tipologia di anestesia, non solo quella associata alla laparotomia che, nella nostra esperienza, induce probabilmente un rischio maggiore rispetto a un intervento che non richiede l’apertura della cavita addominale.
Pertanto, il chirurgo che desidera effettuare una sterilizzazione di convenienza su una cavia femmina può optare per un’ovariectomia con approccio dal fianco, che è meno rischiosa di un intervento con approccio dalla linea alba.
Inoltre, poiché la cavia e una specie molto soggetta allo stress, nella valutazione del beneficio di un simile intervento occorre tenere conto anche del periodo di ricovero e delle cure legate all’intervento chirurgico.
Infine e importante sottolineare che il rischio associato dipende in gran parte dall’esperienza del chirurgo, i dati sopra citati sono infatti forniti a solo scopo informativo: sta al singolo medico veterinario scegliere se ritiene opportuno eseguire o meno questa sterilizzazione chirurgica. Da parte nostra sconsigliamo questo intervento per la prevenzione delle malattie genitali.
La castrazione chirurgica della cavia peruviana maschio: pro e contro
Tenendo conto di quanto finora esposto, la sterilizzazione chirurgica di convenienza è consigliata essenzialmente per i maschi che vivono a contatto con le femmine, allo scopo di evitare che si riproducano, e per i soggetti che vivono in un gruppo di soli maschi, in caso di conflitto.
Il consiglio è quello di eseguire l’intervento più di un mese prima di qualsiasi contatto con una femmina, in modo da abbassare i livelli ormonali e limitare il rischio di fecondazione nei giorni successivi all’intervento, in caso di coito e di persistenza dello sperma nelle vie genitali.
L’atto può essere eseguito a partire dall’età di 2 mesi.
Caratteristiche anatomiche a cui prestare attenzione
I testicoli del porcellino d’India sono vicini all’ano, il che crea il rischio di imbrattamento intraoperatorio in caso di incisione cutanea scrotale. Ogni testicolo ha il proprio scroto, separato dal fodero del pene. Lo scroto, ricoperto di pelo, e la tonaca vaginale sono meno sviluppati nel porcellino d’India rispetto al coniglio o ai roditori miomorfi: questa particolarità rende impossibile l’impiego di una tecnica di castrazione a testicolo coperto, cioè tramite la legatura del funicolo spermatico e dei vasi coperti dalla tonaca vaginale propria, ma senza incisione di quest’ultima.
La presenza di un ampio anello inguinale nei roditori consente il passaggio dei testicoli dalla posizione intra-addominale a quella scrotale: questa particolarità permette di effettuare la castrazione per via addominale, infatti il passaggio da una posizione all’altra richiede solo una semplice pressione sull’addome o sullo scroto.
Protocollo anestetico
Anestesie e interventi chirurgici favoriscono l’ipotermia e, nelle specie erbivore, il rallentamento del transito digestivo. Ecco alcuni suggerimenti per ridurre i rischi anestetici.
- Nei piccoli mammiferi da compagnia va sempre privilegiata l’anestesia gassosa
- Un tempo operatorio breve è una delle chiavi per il successo delle procedure chirurgiche nei NAC, poiché migliora il recupero postoperatorio
- A causa del significativo volume dei visceri addominali e delle dimensioni ridotte della gabbia toracica nei roditori rispetto a cani e gatti, si consiglia un’inclinazione del corpo di 10-15°, sollevando la parte anteriore, quando l’animale è in posizione supina per limitare la pressione degli organi addominali sul diaframma
- Vi sono diverse molecole che possono essere utilizzate per la premedicazione e per l’analgesia nella cavia

Castrazione chirurgica con accesso prescrotale
La tecnica utilizzata nelle cavie e la castrazione a testicolo scoperto (open and closed technique per gli anglosassoni), ovvero con l’incisione della tonaca vaginale: questa deve essere suturata dopo l’asportazione del testicolo per limitare il rischio di ernia inguinale, che è significativo in questa specie per via dell’ampiezza dell’anello inguinale.
Sono possibili due approcci, prescrotale e scrotale: il primo è da privilegiare per far sì che che l’incisione cutanea sia il più lontano possibile dall’ano e per prevenire i rischi di imbrattamento intraoperatorio e postoperatorio. Questa tecnica è più indicata negli adulti. L’animale viene posizionato in decubito dorsale e preparato per la procedura.

Si esegue una prima incisione cutanea cranialmente allo scroto di un testicolo. Per facilitare l’incisione e possibile tenere un testicolo tra due dita per stabilizzarlo. Una leggera dissezione per via smussa permette di visualizzare la tonaca vaginale, che viene incisa con la lama di un bisturi.

Si può anche eseguire una piccola incisione con la punta del bisturi, per poi proseguire la dissezione per via smussa con una forbice. Il testicolo viene esteriorizzato delicatamente quindi, con una leggera trazione, si rompe l’adesione caudale tra tonaca vaginale ed epididimo e si controlla l’emostasi.

Sul funicolo testicolare viene eseguita una legatura realizzata con filo riassorbibile (3.0) che ingloba il funicolo spermatico e la relativa vascolarizzazione.

Si incide il funicolo e si controlla l’emostasi. Poiché però il funicolo testicolare è circondato da abbondante grasso, a volte è difficile reintrodurlo se è stato esternalizzato contemporaneamente al testicolo attraverso l’incisione della tonaca vaginale.
Il cordone legato e la vascolarizzazione vengono reintrodotti nella tonaca vaginale in direzione craniale, sollevando quest’ultima.

Quindi, si lega o si sutura la tonaca vaginale mediante punto a croce, il più vicino possibile all’anello inguinale.

In caso di necessità viene posizionato un punto sottocutaneo.

© Christophe Bulliot
La cute viene quindi suturata utilizzando uno o due punti a croce. Si esegue quindi un’analoga procedura per il secondo testicolo.

© Christophe Bulliot
Castrazione chirurgica con accesso addominale
Questa tecnica sfrutta la possibilità che hanno i testicoli di spostarsi dalla loro posizione scrotale verso l’addome attraverso l’ampio anello inguinale, mediante una semplice pressione sullo scroto. La rimozione dei testicoli, effettuata mediante laparotomia, è simile all’ovariectomia: questa tecnica è da preferirsi nei soggetti giovani.
Attenzione: la cavia urina molto frequentemente durante l’induzione dell’anestesia gassosa. La vescica può essere eventualmente svuotata nell’animale dopo che e stato anestetizzato, durante la preparazione chirurgica, mediante una leggera pressione sull’addome nella regione ombelicale in direzione del pube; in questo modo si limita il rischio di perforazione della vescica all’apertura della cavita addominale e il volume dell’organo non ostacola nell’accesso ai testicoli respinti in posizione addominale.
La cavia anestetizzata viene collocata in decubito dorsale e preparata per la procedura. Si esegue un’incisione cutanea di 1 cm a metà strada tra l’ombelico e il pube. È possibile riportare i testicoli in posizione addominale esercitando una leggera pressione sullo scroto attraverso il campo operatorio e identificare la posizione intra-addominale mediante la palpazione dell’addome, per individuare meglio il sito di incisione.
In una specie erbivora come la cavia la presenza di un grande cieco espone al rischio di perforazione dell’organo durante l’incisione della parete addominale; si consiglia quindi di sollevare quest’ultima “a tenda” afferrandola con una pinza di Adson, a livello della linea alba, per forarla delicatamente utilizzando la punta di una lama di bisturi. L’incisione della linea alba deve essere eseguita con cautela, visualizzando gli organi sottostanti.
Si consiglia l’uso di una sonda scanalata, facendo attenzione a non includere un organo nella sonda (ansa intestinale in particolare). Occorre evitare di manipolare e di esteriorizzare le anse intestinali per limitare il rallentamento del transito digestivo postoperatorio, il rischio di lacerazione, l’ipotermia e la disidratazione.
Si localizza il testicolo, se ne afferra la base con una pinza per esteriorizzarlo e si rompe il legamento dell’epididimo con una leggera trazione.

© Christophe Bulliot
Si esegue quindi una legatura utilizzando un filo riassorbibile (3.0) sul cordone testicolare, comprendendo il funicolo spermatico e la vascolarizzazione. La legatura viene posizionata vicino al testicolo per preservare il grasso che circonda il cordone testicolare. Si pratica l’incisione tra la legatura e il testicolo, controllando l’emostasi, quindi il cordone viene reintrodotto nell’addome.
La parete addominale è infine classicamente suturata su 2-3 piani (muscolare, eventualmente sottocutaneo e cutaneo). La stessa tecnica viene quindi eseguita per asportare il secondo testicolo.
Uno studio3 ha dimostrato che l’approccio addominale è associato a una percentuale significativamente inferiore di infezioni postoperatorie rispetto all’approccio scrotale. In fase postoperatoria, bisogna prestare attenzione alla ripresa del transito digestivo e dell’appetito. L’analgesia è assicurata dalla somministrazione di un FANS come il meloxicam, per cinque giorni.
La sterilizzazione chimica della cavia peruviana
La prolificità della cavia peruviana, come appena visto, pone spesso il problema di gestire le nascite; ma trattandosi di un “animale fragile”, meno tollerante agli interventi chirurgici rispetto ai carnivori domestici o ai lagomorfi, e dovendo gestire la riproduzione all’interno di gruppi, si arriva naturalmente a considerare la possibilità di metodi di sterilizzazione poco invasivi, come gli impianti di deslorelina, già utilizzati in altre specie.
Richiami di fisiologia
Il controllo del ciclo sessuale nei piccoli mammiferi avviene attraverso le gonadi e l’asse ipotalamo-ipofisario. L’ipotalamo secerne l’ormone di rilascio delle gonadotropine ipofisarie (GnRH), inducendo la produzione dell’ormone luteinizzante (LH) e dell’ormone follicolo-stimolante (FSH) da parte dell’ipofisi. Questi ormoni sono all’origine di una stimolazione della secrezione di estrogeni da parte delle ovaie o di testosterone da parte dei testicoli. Questi ultimi ormoni effettuano a loro volta un feedback negativo sull’asse ipotalamo-ipofisario.

L’utilizzo degli impianti di deslorelina è stato particolarmente studiato nel furetto, nel quale si è rivelato efficace. La deslorelina contenuta negli impianti commercializzati (da 4,7 mg e da 9,4 mg) è un agonista del GnRH. La sua diffusione continua per mezzo dell’impianto agisce, secondo un meccanismo al momento poco conosciuto, sull’asse ipotalamo-ipofisario bloccando la stimolazione dell’ipofisi da parte dell’ipotalamo. Le ipotesi citate riguardo alla modalità d’azione sono il blocco della secrezione pulsatile del GnRH, l’inibizione dei recettori ipofisari per il GnRH o ancora un cambiamento di composizione dell’ipofisi, ma ad oggi nessuno studio consente di favorire l’una o l’altra di queste ipotesi.
Utilizzo degli impianti di deslorelina per la sterilizzazione di convenienza
Esistono ancora pochi studi riguardanti la sterilizzazione chimica delle cavie peruviane e comprendono solo un numero limitato di individui.
Nel 2015, Kohutova4 e collaboratori hanno studiato l’effetto di impianti di deslorelina da 4,7 mg sulla fertilità di quindici femmine di età compresa tra 3,5 e 4 mesi. Nel corso dello studio, l’impianto è stato applicato all’inizio del terzo estro e, per ciascun porcellino d’India, sono stati comparati prima e dopo l’inoculo i valori di estradiolo e di progesterone, oltre all’aspetto della membrana vaginale. Lo studio mette in evidenza un’attenuazione incompleta del comportamento sessuale, con un’apertura della membrana vaginale più tardiva e secondo uno schema meno regolare dopo l’inserimento dell’impianto.
Inoltre, se il tasso di progesterone resta significativamente ridotto per dodici mesi (dopo un effetto rebound di circa sei giorni), non viene riportato alcun cambiamento nel livello di estradiolo. Peraltro, è segnalato un aumento del rischio di infezioni vaginali e affezioni al tratto genitale (tra cui cisti ovariche, iperplasia endometriale cistica, adenomiosi, ecc.).
Gli autori concludono pertanto che gli impianti di deslorelina sono efficaci nel prevenire la gravidanza nei porcellini d’India, ma ne sconsigliano l’uso in ragione del rischio di effetti indesiderati.
D’altra parte, un altro studio5, effettuato su venti porcellini d’India maschi di età compresa tra 4 e 12 mesi, evidenzia l’inefficacia degli impianti di deslorelina da 4,7 mg per la castrazione chimica in questa specie. Infatti, durante i cinque mesi successivi all’inoculo dell’impianto, non sono stati osservati cambiamenti significativi, sia per quanto riguarda i valori di testosterone che per la spermatogenesi.
Infine, uno studio si è concentrato sull’utilizzo della deslorelina nel trattamento delle cisti ovariche, patologia molto frequente nella cavia peruviana.

© Lucas Flenghi
Tra queste, le cisti follicolari (dette secernenti) possono rispondere a iniezioni di gonadotropina corionica umana (HCG). Tuttavia, le osservazioni sembrano indicare che gli impianti di deslorelina non sono efficaci sulle cisti ovariche, sebbene non venga fatta alcuna distinzione tra l’utilizzo su cisti secernenti o non secernenti.
Quindi, sebbene attualmente i dati siano poco numerosi, essi non sono a favore della sterilizzazione chimica delle cavie peruviane.
Ulteriori studi dovrebbero essere condotti allo scopo di confermare o confutare questi risultati. Le principali ipotesi avanzate sono un dosaggio insufficiente di deslorelina, una peculiarità di specie nel legame tra il GnRH e il suo recettore, o un’interazione con il GnRH specie-specifica.
In generale, di fronte alla crescente domanda di sterilizzazione dei porcellini d’India da parte dei proprietari, e in considerazione del rischio chirurgico, la sterilizzazione chimica potrebbe apparire come una prospettiva interessante. Nonostante ciò, sebbene i dati scientifici siano ad oggi ancora poco numerosi, essi tendono a sconsigliare questo metodo, mettendone in evidenza l’assenza di efficacia nei maschi ed effetti indesiderati troppo dannosi nelle femmine, in confronto ai benefici. La sterilizzazione chirurgica resta dunque attualmente la tecnica di scelta, privilegiando la castrazione dei maschi che vivono in gruppi comprendenti individui femmine, con lo scopo di gestire la riproduzione.
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