I progressi tecnici compiuti dalla medicina veterinaria equina consentono un trattamento più preciso ed efficiente del cavallo sportivo. Allo stesso tempo, lo sviluppo della ricerca in etologia equina, in un contesto domestico, offre nuovi indicatori comportamentali idonei a rivelare uno stato emotivo degradato, talvolta associato a dolore. Questi due approcci potrebbero rivelarsi del tutto complementari.
Un’attenta osservazione del comportamento del cavallo sportivo durante l’esame e al di fuori del contesto in cui il disturbo si manifesta e motiva la visita, può fornire preziosi spunti per guidare il medico veterinario nel suo approccio diagnostico. Questo articolo affronta i cambiamenti comportamentali evidenti, quelli più discreti e le fonti di informazione che potrebbero aiutare il medico veterinario durante la raccolta dell’anamnesi.
Cambiamenti comportamentali evidenti nel cavallo sportivo
I cambiamenti comportamentali di un cavallo sportivo, sia durante l’esercizio sia al di fuori delle interazioni con l’uomo (nel box, nel paddock o nel prato), devono attirare l’attenzione.
Il cavaliere di salto a ostacoli Eric Vigeanel, ex cavaliere di completo, medaglia d’argento ai campionati europei a squadre del 2007 e partecipante ai giochi olimpici del 2008, aveva notato uno cambiamento estremamente evidente nel comportamento di uno dei suoi giovani cavalli, di 5 anni, al lavoro da un anno. Il cavallo si alzava improvvisamente a ogni monta, poi saltava sul posto finche il cavaliere non cadeva.
Considerando che questo cambiamento di comportamento non era gratuito, data la buona volontà di questo cavallo in precedenza, e nonostante l’assenza di segni fisici di dolore, il cavaliere ha richiesto esami approfonditi al suo medico veterinario. Non si riscontrava zoppia, ma era presente un cheratoma in ciascun piede anteriore. Una volta trattate le lesioni, il cavallo è tornato al lavoro e alla gare con un comportamento normale.
La riluttanza, o il rifiuto di obbedire, che talvolta si manifesta con violenza, si spiega a livello etologico con l’associazione creata dal cavallo tra disagio, dolore, incomprensione e comportamento, che gli permette di sottrarsi più o meno a lungo a questa situazione spiacevole.
Questo è un processo di apprendimento da parte del cavallo, a volte in un unico momento. Se tale comportamento è stato per lui vantaggioso, lo riprodurrà con maggiore sicurezza, forza o durata fino a quando il fattore scatenante non viene identificato ed escluso e non viene intrapreso un lavoro di rieducazione. La causa scatenante può essere un dolore o la mancata comprensione delle richieste del cavaliere.
Non tutti i cavalli reagiscono in questo modo. Alcuni continuano a collaborare con il cavaliere nonostante la presenza di dolore. Jean-Marie Clair, che rieduca i cavalli “ribelli”, ritiene che nel 90% dei casi il problema derivi da una causa fisica non individuata e non trattata [comunicazione personale]. Il trattamento riabilitativo dovrebbe quindi prevedere innanzitutto un’accurata valutazione veterinaria, per poter curare eticamente il cavallo.
Questa constatazione è sorprendente, soprattutto perché secondo le osservazioni degli autori riguarda tutto il mondo equestre: se il cavallo non adotta il comportamento previsto, la sua volontà viene messa in discussione prima di interrogarsi o approfondire la sua condizione fisica. Ciò e probabilmente dovuto ai costi, dato che una valutazione approfondita di questi animali è onerosa, mentre la prospettiva di affidare il cavallo a un “educatore” fa sperare, a volte erroneamente, in una riduzione dei costi. La questione resta aperta, cosi come le ipotesi, ma resta il fatto che il termine “ribelle” suggerisce l’esistenza di un “difetto” nel cavallo più che una possibile sofferenza.
Malessere generato dall’apprendimento
L’educazione del cavallo non deve essere trascurata. Dato il gran numero di professionisti che si sono affermati a partire dagli anni 2000 come specialisti nella rieducazione comportamentale dei cavalli per renderli nuovamente idonei all’uso da parte del loro cavaliere, è probabile che siano molti i cavalli che soffrono di difficolta di apprendimento.
L’International Society for Equitation Science (ISES) è stata costituita nel 2007 per promuovere l’applicazione delle teorie dell’apprendimento (ovvero tutti i concetti e i meccanismi della cognizione animale in etologia) nell’equitazione, al fine di garantire il benessere dei cavalli qualunque sia la loro disciplina.
Creata da specialisti del comportamento equino, medici veterinari ed etologi, questa associazione richiama l’attenzione dei cavalieri sugli elementi visibili che tradiscono incomprensione o dolore, che, in entrambi i casi, sono sinonimi di disagio, come un’insolita inclinazione della nuca, ripetuti colpi di coda durante determinati movimenti o il rifiuto di eseguire un esercizio che fino a quel momento non presentava alcuna difficoltà.

L’ISES elenca anche dieci principi che rappresentano le raccomandazioni per l’addestramento dei cavalli in base alle conoscenze scientifiche in materia. Le basi di queste conoscenze, in particolare come apprende un cavallo e come deve agire il cavaliere per insegnargli un esercizio, sono incluse dal 2012 nei livelli di progressione della Federazione equestre francese.
Secondo i cavalieri che hanno integrato con successo questi principi di apprendimento nelle loro tecniche di allenamento, la maggior parte degli altri cavalieri ha ancora margini di miglioramento nel far eseguire ai cavalli i movimenti desiderati senza stancarli con la ripetizione incessante degli esercizi. In effetti, questa ripetizione servirebbe solo a rassicurare il cavaliere più che a sviluppare le capacita di esecuzione del cavallo.
Caroline Godin, amazzone di dressage, partecipa per il suo secondo anno a livello di Grand Prix con la sua cavalla Querida de Hus, che ha acquisito dopo la doma. Secondo Caroline, la cavalla di 13 anni ha capito cosa doveva fare e quindi ha acquisito facilita nei movimenti e nella loro esecuzione. Mostra cosi più “brillantezza ed energia” e la “freschezza” della cavalla negli ultimi movimenti dell’esercizio conferma che non è né stanca né esaurita fisicamente.
Nell’allenamento il cavaliere predilige sessioni brevi (non più di 30 minuti dopo il riscaldamento), la varietà delle sessioni di lavoro durante la settimana con delle uscite e un ambiente di vita nel paddock per mezza giornata con un altro cavallo. Nel box la cavalla è in contatto diretto con altri due coetanei (possono pulirsi a vicenda).
Anche Maxime Collard, cavaliere di dressage che ha partecipato ai giochi di Tokyo nel 2021 con lo stallone Cupido, ritiene ovvio portare varietà nel lavoro dei cavalli. Cosi, per le gare di Gran Premio, il suo cavallo viene addestrato sulla pista di galoppo e all’aperto con dislivelli. Questo cavaliere insiste anche sulla necessità di rispettare i bisogni fondamentali dei cavalli.
Lo stile di vita è quindi incentrato sulle uscite giornaliere al paddock su erba. Questi due cavalieri, come Eric Vigeanel, ritengono che quando il loro cavallo, qualunque sia la sua età e il livello di allenamento, ha un rendimento inferiore rispetto al passato, bisogna ricercare una causa fisica sottostante. Tutti i criteri pragmatici che utilizzano questi cavalieri non sono certamente scientifici, ma risultano da una successione di interazioni che, sommate tra loro, costituiscono una relazione e indirizzano le loro decisioni. Per oggettivare queste osservazioni sul campo, il contributo del medico veterinario è complementare.
Prevenire i rischi di sofferenza
Nell’ottica di prevenire le situazioni che causano dolore, il medico veterinario cerca di garantire il benessere dei suoi pazienti.
“Il benessere di un animale è lo stato mentale e fisico positivo legato alla soddisfazione dei suoi bisogni fisiologici e comportamentali, nonché delle sue aspettative. Questo stato varia in base alla percezione della situazione da parte dell’animale”
Anses (Agence nationale de sécurité sanitaire de l’alimentation, de l’environnement et du travail)
Considerare il benessere si riduce all’osservazione attenta dell’animale e all’avere a disposizione criteri oggettivi, che l’etologia oggi fornisce, anche per quanto riguarda lo stato emotivo. Anche osservare gli elementi dell’ambiente è importante, poiché contribuiscono al benessere o rischiano di alterarlo. Questa parte della valutazione riguarda piuttosto il benessere, vale a dire l’insieme dei mezzi messi in atto per soddisfare i bisogni degli animali pur consentendo la loro interazione con l’uomo.
Quindi, rispettare la dieta, che dovrebbe essere a base di fibre lunghe, e garantire la possibilità di muoversi liberamente in modo regolare e di avere contatti con i conspecifici sono i tre punti fondamentali che, se carenti, espongono i cavalli a un maggior rischio di sviluppare patologie, come coliche o disturbi comportamentali.
La qualità delle superfici delle aree di esercizio, le fonti di polvere, la disponibilità di acqua e molti altri punti devono essere controllati per poter valutare in toto il grado di benessere di un cavallo.
La frequentazione regolare di una scuderia fornisce al medico veterinario un quadro abbastanza preciso. Tutti questi elementi consentono di dare consigli al proprietario al fine di prevenire situazioni di disagio.
Tra sovrallenamento e sottoallenamento
Il sovrallenamento è temuto da cavalieri e addestratori, che giustamente si preoccupano di non sottoporre i loro cavalli a sforzi eccessivi. Non sempre l’eccesso di sforzo fisico si traduce in un peggioramento dei parametri vitali che i medici veterinari sanno interpretare. I cambiamenti comportamentali si manifestano prima che qualsiasi indicatore ematobiochimico venga modificato.
La mancanza di desiderio di recarsi sul luogo dell’addestramento o i tentativi di fuga sono segnali riportati nello studio di Tyler-McGowan e dei suoi colleghi. Anche un’espressione insolita a riposo e cambiamenti nei punti di appoggio sugli arti anteriori potrebbero caratterizzare le conseguenze di un lavoro faticoso. Se segnali simili si associano a ripetuti problemi durante la competizione, probabilmente la colpa e del sovrallenamento.
Tuttavia, al contrario, in un monitoraggio effettuato da Anne Courouce, l’analisi della fase di addestramento di 4 cavalli ha mostrato che erano troppo poco sollecitati [comunicazione personale]. È stata osservata una forte discrepanza con i giorni di gara in termini di intensità e tipologia di lavoro svolto. I luoghi di addestramento sono stati quindi diversificati (ad esempio, lavoro di fondo nel bosco) e i cavalli hanno ritrovato il morale e non hanno più presentato miosite ricorrente dopo le gare.
In questo caso, il sottoallenamento e la monotonia della preparazione hanno prodotto effetti simili al sovrallenamento. I consigli del medico veterinario sulla preparazione fisica, per qualunque disciplina e qualunque livello, possono aiutare a migliorare il benessere dei cavalli durante l’esercizio.
Modificazioni comportamentali discrete
Prima di arrivare ai segni più importanti, come i vari comportamenti designati come “riluttanza”, ci sono segni più discreti. Un caso complesso di sottoperformance in un cavallo di salto ostacoli di alto livello, presentato a Julie Dauvillier, medico veterinario, è stato risolto grazie alla descrizione del comportamento atipico del cavallo al ritorno dalle sessioni di salto ostacoli [comunicazione personale].
I numerosi esami effettuati hanno permesso di escludere le cause più frequenti di scarso rendimento e di rilevare la presenza di un processo doloroso senza poterne identificare l’origine.
Il suo stalliere, esperto e che conosceva il cavallo da diversi anni, aveva notato che era rimasto fermo di fronte al muro per 20 minuti dopo essere tornato dal lavoro, prima di riprendere la “vita di un cavallo normale” e iniziare a mangiare il suo fieno. Le condizioni che determinavano la comparsa di questo comportamento sono state riprodotte in presenza del medico veterinario che, conoscendo le espressioni facciali del dolore, ha potuto osservare e riconoscere i segni del dolore acuto (orecchie all’indietro, mento prominente, labbra serrate, occhi socchiusi).
Uno scolo nasale durato diversi mesi, poi la sua inspiegabile cessazione, ha suggerito l’esecuzione di un esame radiografico della testa, che ha rivelato la presenza di una cisti sinusale. Una volta operato, il cavallo e tornato ai livelli di performace precedenti e non ha più manifestato momenti di prostrazione dopo il lavoro.
Per avere elementi condivisibili tra gli osservatori, Gleerup e Lindegaard hanno rivisto tutta una serie di studi e hanno proposto una scala per rilevare il dolore nei cavalli sulla base delle caratteristiche comportamentali.

*Comportamenti marcati legati al dolore includono quelli facilmente visibili, come i movimenti eccessivi della testa (verticali o laterali), il flehmen, i calci con le zampe posteriori (verso l’addome o in altro), il grattamento con le zampe anteriori, i rotolamenti, i colpi di coda, i movimenti della bocca (sbadigli, digrignamento dei denti), stretching ecc.
**Si sta parlando di cavalli nel box, ma questo criterio può essere trasposto a un cavallo nel paddock o nel prato confrontando la sua posizione attuale con le sue abitudini.
Hanno scelto di non includere parametri vitali come la frequenza respiratoria o cardiaca poiché, a seconda del disturbo, questi parametri possono essere modificati e non sono sempre correlati al dolore. La valutazione dura 2 minuti per ogni cavallo. In base alle sue condizioni, a volte è necessario rivalutare il dolore più volte durante il giorno o anche ogni ora. Questa valutazione include una scala del dolore facciale.
L’aggressività, anche al di fuori del test di avvicinamento, è da considerarsi segno di disagio (ad esempio, morsi o minaccia di morsi al posizionamento del sottopancia).
Per il cavallo montato, Dyson e Pollard hanno stabilito un repertorio comportamentale in grado di rivelare dolore muscoloscheletrico. La valutazione si basa su 24 criteri, metà dei quali riguardano le espressioni facciali. L’attrezzatura (sella, imboccatura ecc.), il livello del cavaliere, il peso e l’equilibrio potrebbero influenzare queste espressioni comportamentali (ad esempio, apertura della bocca, posizione del muso rispetto alla verticale). Rimuovendo il dolore tramite anestesia, questi comportamenti scompaiono; ciò suggerisce che questi fattori sono di minore importanza.
Scala del dolore facciale (horse grimace scale)
Il lavoro di Dalla Costa e dei suoi collaboratori si è concentrato sulle espressioni facciali. Questi autori hanno stabilito una scala del dolore facciale utilizzando cavalli sottoposti a castrazione. La valutazione e espressa in 6 punti. Ogni punto viene valutato con un punteggio compreso tra 0 (elemento osservabile totalmente assente) e 2 (totalmente presente), con un punteggio pari a 1 per gli elementi intermedi. Il punteggio massimo è 12.

Da Gleerup et al. 2015.
Questa scala può essere utilizzata per gli interventi di castrazione, la laminite acuta, i disturbi dentali o il dolore viscerale.
In un altro studio, dove il dolore e indotto dall’applicazione di una crema riscaldante sulla cute e dalla compressione dei muscoli dell’arto anteriore con un bracciale, come per misurare la pressione sanguigna, l’occhio non è semichiuso, contrariamente a quanto notato in precedenti pubblicazioni su diverse fonti di dolore. In questo studio, l’occhio è invece spalancato e da l’impressione di uno sguardo fisso e “intenso” (termine soggettivo usato dagli autori per descrivere una riduzione dell’ammiccamento, probabile segno di preoccupazione, e un occhio spalancato senza lasciar vedere la sclera).

L’esperienza sul campo dimostra che questi segnali possono essere osservati anche per altri tipi di dolore, come quello avvertito dai cavalli con una cisti sinusale, menzionata in precedenza. Per contro, per le sindromi da ulcera gastrica, l’espressione facciale non ha rivelato in modo significativo la presenza di dolore, forse per la sua cronicità.
Con la griglia di valutazione globale dell’espressione del dolore nei cavalli e, in particolare, nello studio dell’espressione facciale, un cavallo senza dolore non ha necessariamente un punteggio pari a zero, in quanto alcuni elementi possono ricevere un punteggio pari a 1. Al contrario, un cavallo che avverte dolore può non manifestare tutti i segni. Inoltre, un elemento della scala preso separatamente non indica la presenza di dolore. Ad esempio, la chiusura dell’occhio è fisiologica nel cavallo che dorme oppure l’attenzione verso una parte del corpo è normale quando il cavallo si gratta.
I cavalli, come gli esseri umani, hanno soglie del dolore individuali. Ad esempio, in caso di coliche, a parità di dolore, un cavallo purosangue inglese può mostrarsi molto agitato, rotolandosi o gettandosi a terra, mentre un cavallo dal temperamento freddo può apparire abbattuto o si sdraia. È quindi importante che il medico veterinario presti attenzione alle parole di chi conosce ogni animale individualmente per decidere di conseguenza.
Antropomorfismo e oggettività diagnostica
Le persone che hanno a che fare quotidianamente con i cavalli (grooms, palafrenieri, cavalieri) spesso fanno osservazioni sull’evoluzione dello stato emotivo e comportamentale di questi animali. Tuttavia, usano termini soggettivi legati ai loro sentimenti personali, cosa che, a volte, porta a non fidarsi della pertinenza delle loro parole. Privarsi di questa fonte di informazioni a causa del suo carattere antropomorfico sarebbe però un peccato. Ascoltare ciò che queste persone hanno da dire può, al contrario, fornire elementi chiave su ciò che prova un animale.
Pertanto, dire che un cavallo a volte e “scontroso”, “triste” o che “e giù di morale” non è necessariamente una descrizione priva di interesse diagnostico. Resta da interpretare queste testimonianze per renderle utili alla diagnosi.
Chiedere alla persona di chiarire cosa intende con questi termini, riformulando le sue parole e suggerendo una selezione di possibili comportamenti o posture, aiuta il medico veterinario a superare questa soggettività. Anche l’utilizzo di griglie di valutazione o illustrazioni può guidare questi professionisti affinché possano identificare e definire con precisione i segnali di disagio.
Conclusioni
Allo stato attuale delle conoscenze etologiche e dei progressi tecnici in medicina veterinaria, il medico veterinario dispone di numerosi elementi per prendersi cura di un cavallo ai primi segni di forma non ottimale o di cambiamento sospetto nel comportamento. Oltre agli strumenti diagnostici a sua disposizione, può fare affidamento sulle persone che entrano in contatto con l’animale, avendo particolare cura nel riformulare le loro descrizioni per trarne un’interpretazione utile alla diagnosi.
È opportuno sensibilizzare gli allevatori all’osservazione oggettiva del comportamento equino, affinché possano essere alleati ancora più preziosi nella cura del cavallo. Analogamente, alcune persone hanno bisogno di allenamento, sia per vedere meglio sia per sentire meglio, in particolare i cavalieri, che trascorrono molte ore a cavallo e non hanno linee guida per determinare cosa sta andando bene o meno, e gli stallieri, che vivono a stretto contatto con i cavalli.
Il rilevamento del dolore più a monte è possibile grazie all’osservazione comportamentale. Ciò richiede formazione sia per i medici veterinari sia per i professionisti che lavorano con il cavallo.
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