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<p>La cistite idiopatica felina (FIC) e le malattie del tratto urinario inferiore felino (FLUTD), che colpiscono la vescica e l’uretra costituiscono un gruppo di patologie che hanno molte cause, ma che presentano similitudini nei segni clinici osservati. </p>



<p>Tale argomento è stato trattato in un <a href="https://www.aivpa.it/attivita/350/focus-sulla-nutrizione-felina" target="_blank" rel="noreferrer noopener">webinar</a><sup data-fn="f21f24e8-2de8-43a7-89ec-2cb9afb73b7a" class="fn"><a id="f21f24e8-2de8-43a7-89ec-2cb9afb73b7a-link" href="#f21f24e8-2de8-43a7-89ec-2cb9afb73b7a">1</a></sup> dedicato alla salute dei felini organizzato da AIVPA (Associazione Italiana Veterinari Piccoli Animali) e moderato dalla dott.ssa Alessia Candellone (vicepresidente AIVPA), in cui il dott. Stefano Bo (DVM, PhD medicina interna) ha parlato delle strategie per la gestione clinica e nutrizionale delle patologie delle basse vie urinarie dei gatti.</p>



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<h2 class="wp-block-heading">Cistite idiopatica ovvero senza una causa apparente</h2>



<p>La cistite idiopatica felina, detta anche cistite interstiziale felina per similitudine con l’uomo, è<strong> la causa di circa il 60% dei casi di FLUTD</strong> (<em>Feline Lower Urinary Tract Disease</em>); seguono le urolitiasi, il plug uretrale, le forme infettive (UTI) e altre cause, come le forme neoplastiche. </p>



<p>Ma cosa si intende per idiopatico? Una patologia idiopatica è una patologia senza causa apparente, non dovuta a cause esterne note. La cistite idiopatica felina viene classificata come <strong>tipicamente non ostruttiva anche se può avere manifestazioni ostruttive</strong>; <strong>inoltre è episodica e i pazienti guariscono in tempi piuttosto brevi ma le recidive si verificano nel 50% dei casi</strong>. Alcuni gatti poi, presentano segni clinici persistenti. </p>



<p>Solitamente gli esami ematologici del paziente sono normali. Tra i segni clinici si riscontrano: <strong>ematuria, disuria, stranguria, pollachiuria, periuria, dolore</strong>. Si tratta di segni clinici aspecifici, che possono comparire tutti insieme o singolarmente ed è importante affrontare un corretto iter diagnostico, valutando le diverse diagnosi differenziali e procedendo per esclusione. </p>



<p><strong>Sono importanti segnalamento, anamnesi, esame fisico, delle urine, emocromocitometrico, biochimico, ecografia, studio radiografico ed eventualmente biopsia per la conferma diagnostica</strong>. La causa scatenante non è stata ancora identificata, ma tra le principali sono annoverate l’alimentazione, lo stress e i problemi comportamentali, spesso in interazione tra loro, tanto che <strong>l’ipotesi più recente ritiene che la patologia si sviluppi in un paziente suscettibile posto in un ambiente a lui sfavorevole.</strong> </p>



<p>La definizione più corretta è: <strong>alterazione immuno-neuroendocrina che, in un soggetto predisposto che non risponde con un adeguato adattamento ad un cambiamento ambientale, provoca paura, ansia e dolore.</strong> Si parla anche di “sindrome di Pandora”, perché caratterizzata dal fatto che in questi pazienti spesso si hanno anche <strong>altri segni clinici, come vomito e diarrea, segni dermatologici, segni respiratori, ecc. </strong></p>



<figure class="wp-block-pullquote"><blockquote><p>“<em>Se volessimo dare un’altra definizione si potrebbe parlare di “<strong>ansiopatia</strong>”, sia nel gatto che nell’uomo</em>, <em>non c’è una predisposizione genetica, ma il soggetto <strong>risente molto di ciò che succede durante la gravidanza e nei primissimi giorni/mesi di vita</strong>. Si tratta, tuttavia, di una situazione molto complessa, di cui non abbiamo ancora chiaramente in mano tutti i dettagli. Sicuramente possiamo dire che stress ambientali si riflettono sul sistema organico</em>”</p><cite>dott. Stefano Bo (DVM, PhD medicina interna)</cite></blockquote></figure>



<p>A livello organico si ha emissione di <strong>catecolamine </strong>che vanno ad agire a livello vescicale, con un effetto irritante che induce un <strong>danno uroteliale</strong>, che è la parte portante della patologia, e quindi comparsa di ematuria e dolore. </p>



<p>Inoltre, non va dimenticato che <strong>le urine stesse si comportano come un liquido tossico</strong> per i tessuti e, nel momento in cui vengono a contatto diretto con l’uroepitelio vescicale, aggravano il danno. </p>



<p>Purtroppo, individuare quali siano i fattori di stress non è per niente semplice. <strong>L’obesità </strong>è sicuramente uno di questi, così come il <strong>basso apporto di acqua</strong>, la <strong>scarsa attività</strong> e un <strong>uso inadeguato delle lettiere</strong>, ma vi è anche una forte influenza dell’<strong>ambiente</strong> in cui vive il gatto, che comprende le <strong>interazioni</strong> tra/di tutti i componenti della famiglia (es. nervosismo tra alcuni componenti, visite frequenti di persone estranee, traslochi, ecc.).</p>



<h2 class="wp-block-heading">L’importanza della visita clinica</h2>



<p>Com’è stato precedentemente anticipato, la diagnosi di cistite idiopatica viene fatta<strong> per esclusione</strong>. Ad anamnesi e segni clinici seguono gli esami di laboratorio e la diagnostica per immagini per identificare eventuali cause sottostanti, come la presenza di uroliti. </p>



<p>L’esame fisico è molto importante e comprende anche una visita ortopedica e neurologica di base. La <strong>palpazione della vescica</strong> fornisce indicazioni parziali, in quanto segni clinici come dolore e ingrossamento possono essere comuni a cistiti di eziologia differente. </p>



<p>Nei maschi può esserci presenza di <strong>infiammazione o sangue a livello del prepuzio o della punta del pene</strong>. È necessario valutare se è presente un’alterazione <strong>alopecica </strong>del basso addome in assenza di alterazioni cutanee, perché potrebbe essere indice di leccamento dovuto al dolore vescicale, ed è sempre importante valutare l’eventuale presenza, a livello di prepuzio, di <strong>cristalli adesi</strong> o altro materiale: indicazioni utili per individuare la possibile causa del problema.</p>



<h2 class="wp-block-heading">L’esame delle urine</h2>



<p>Nelle analisi delle urine sono molto importanti sia l’esame del <strong>sedimento</strong>, che permette di evidenziare la presenza di cristalli, leucociti, emazie e batteri, sia <strong>il peso specifico, che nel gatto è normalmente alto (>1035)</strong> perché le urine sono molto concentrate. Nel caso in cui dovesse essere basso, si possono indagare altre cause. </p>



<p>Anche il metodo di raccolta è fondamentale. <strong>Il prelievo per cistocentesi sembra essere quello più indicato e sicuramente è il metodo d’elezione in caso di urinocoltura</strong>; tuttavia, presenta alcuni svantaggi, tra questi il fatto che, in caso di <strong>cristalli grossi o aggregati, questi difficilmente passeranno attraverso l’ago</strong>. </p>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="1000" height="563" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/ecografia-cistocentesi-gatto.jpg" alt="ecografia-cistocentesi-gatto" class="wp-image-4771" style="width:500px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/ecografia-cistocentesi-gatto.jpg 1000w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/ecografia-cistocentesi-gatto-300x169.jpg 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/ecografia-cistocentesi-gatto-768x432.jpg 768w" sizes="auto, (max-width: 1000px) 100vw, 1000px" /><figcaption class="wp-element-caption">L’ecografia dell’apparato urinario è particolarmente utile nell’iter diagnostico della cistite idiopatica. In tale occasione è possibile inoltre prelevare un campione di urine per cistocentesi.
© Gorodenkoff –  shutterstock.com</figcaption></figure>



<p>In presenza di <strong>sangue nelle urine</strong>, a meno che non si tratti di un prelievo totalmente emorragico, bisogna <strong>indagare se sia effettivamente patologica o iatrogena</strong>; in questo caso il prelievo andrebbe ripetuto 24 ore dopo per minzione spontanea. </p>



<p>Se invece è presente <strong>ematuria ma non è presente sangue nel prelievo per cistocentesi, ciò potrebbe essere indicativo di una provenienza extravescicale</strong>. </p>



<p>La <strong>cristalluria</strong>, infine, è un reperto di frequente riscontro (75% dei gatti) ma ciò che fa la differenza è la quantità e la tipologia dei cristalli. <strong>L’ecografia </strong>permette di capire se sussiste una vera e propria cristalluria, se ci sono anche calcoli e permette di individuare, ad esempio, plicature da infiammazione cronica, masse neoplastiche o infiammatorie, ematomi, segmentazioni della parete.</p>



<h2 class="wp-block-heading">La terapia è multimodale</h2>



<p>Il trattamento è complesso, per la maggior parte gli approcci terapeutici sono supportati da pochi studi, e così si procede per tentativi, applicando un protocollo multimodale che comprende il <strong>trattamento del dolore, dell’ansia e della paura</strong>. </p>



<p>Sarebbe importante insegnare ai proprietari a riconoscere in tempo i primi segni di cistite, in modo da evitare che il gatto arrivi di nuovo a ostruirsi, come solitamente accade. Per quanto riguarda i farmaci, è possibile utilizzare <strong>buprenorfina, maropitant (per nausea e vomito), amitriptilina, gabapentin e ALIAmidi. </strong></p>



<p>Il dott. Bo ha consigliato di non utilizzare fenossibenzamina, amoxicillina-acido clavulanico, cortisone, mentre il <strong>meloxicam va usato con cautela, valutando molto attentamente i parametri renali.</strong></p>



<h2 class="wp-block-heading">La dieta</h2>



<p>La nutrizione ha un ruolo importante nella terapia della FIC, e prevede di <strong>aggiungere vitamina E e nutrienti, controllare il peso e instaurare una terapia che sia specifica il più possibile</strong>. Sono numerosi gli studi che hanno valutato le diete utilizzabili, tutte abbastanza efficaci, ma<strong> la strategia migliore risulta l’implementazione del consumo di acqua</strong>. </p>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="1000" height="667" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/cistite-idiopatica-felina-fontanella.jpg" alt="cistite-idiopatica-felina-fontanella" class="wp-image-4768" style="width:500px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/cistite-idiopatica-felina-fontanella.jpg 1000w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/cistite-idiopatica-felina-fontanella-300x200.jpg 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/cistite-idiopatica-felina-fontanella-768x512.jpg 768w" sizes="auto, (max-width: 1000px) 100vw, 1000px" /><figcaption class="wp-element-caption">Le strategie per aumentare l’assunzione di acqua da parte del gatto sono varie. Tra queste, utilizzare una fontanella può essere d’aiuto in alcuni soggetti.
© Vershinin89 –  shutterstock.com</figcaption></figure>



<p>L’obiettivo è quello di diluire le urine e <strong>far scendere il loro peso specifico al di sotto del valore di 1030</strong> (empiricamente). I metodi per aumentare l’apporto d’acqua sono moltissimi, ad esempio aumentare la <strong>dieta umida</strong>, <strong>che dovrebbe costituire almeno l’80% del totale</strong>. Si possono usare anche diete umide specifiche che contengono un’alta quantità di acqua, ed è segnalata anche la possibilità di usare una dieta arricchita di sodio, ma non ci sono studi che siano completamente soddisfacenti su questo punto.</p>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="1000" height="667" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/gatto-alimento-umido.jpg" alt="gatto-alimento-umido" class="wp-image-4769" style="width:500px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/gatto-alimento-umido.jpg 1000w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/gatto-alimento-umido-300x200.jpg 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/gatto-alimento-umido-768x512.jpg 768w" sizes="auto, (max-width: 1000px) 100vw, 1000px" /><figcaption class="wp-element-caption">L’alimento umido è fortemente indicato nei soggetti con cistite idiopatica.
© Elif Bayraktar –  shutterstock.com</figcaption></figure>


<ol class="wp-block-footnotes"><li id="f21f24e8-2de8-43a7-89ec-2cb9afb73b7a">20/11/24. Clin clin plin plin; strategie per la gestione clinica e nutrizionale delle malattie delle basse vie urinarie nei gatti. Quarto incontro del ciclo di webinar “<a href="https://www.aivpa.it/attivita/350/focus-sulla-nutrizione-felina" target="_blank" rel="noreferrer noopener">Focus sulla nutrizione felina</a>”, organizzato da AIVPA in collaborazione con Schesir. <a href="#f21f24e8-2de8-43a7-89ec-2cb9afb73b7a-link" aria-label="Salta al riferimento nella nota a piè di pagina 1">↩︎</a></li></ol>


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Cistite idiopatica felina: aggiornamenti da un webinar AIVPA


<p><strong>L’iperfosfatemia, col tempo, può causare danni a diversi organi e aggravare la patologia renale: tuttavia, l’uso di chelanti del fosfato come il nuovo CATNEY® ONE, come il car­bonato di lantanio, può aiutare a prolungare la vita dei gatti con malattia renale cronica (CKD).</strong></p>



<p>In un gatto affetto da malattia renale cronica, la ridotta funzionalità renale provoca un accumulo di fosfato (iperfosfatemia). </p>



<p>Attraverso vari meccanismi compensatori, si sviluppa un’ipo­calcemia, la quale stimola il rilascio dell’ormone paratiroideo (PTH) che provoca il riassorbimento di calcio dalle ossa per aumentare il livello pla­smatico di calcio. La conseguente ipercalcemia può portare alla cal­cificazione dei reni (e altri organi).</p>



<h2 class="wp-block-heading">Il carbonato di lantanio: un valido alleato contro l’iperfosfatemia</h2>



<p><strong>Il carbonato di lantanio è un potente chelante del fosfato</strong>. Fino all’80% del fosfato contenuto nel cibo viene assorbito nell’intestino. Il lantanio si lega al fosfato formando il fosfato di lantanio, un complesso insolubile che viene successivamente escreto nelle feci.</p>



<p>Inoltre, secondo <a href="http://www.iris-kidney.com" target="_blank" rel="noreferrer noopener">le linee guida IRIS</a> (<em>International Renal Interest Society</em>), il carbonato di lantanio è r<strong>accomandato per la riduzione del fosfato a partire dallo stadio IRIS II</strong>.</p>



<p><strong>Il carbonato di lantanio lega il fosfato a livello gastrico e intestinale e lo espelle con le feci.</strong></p>



<h2 class="wp-block-heading">CATNEY® ONE: il potente chelante del fosfato</h2>



<p>CATNEY® ONE è un mangime <strong>complementare in granuli</strong> proposto da Dechra, a base di carbonato di lantanio, indicato per ridurre l’assorbimento di fosfato e supportare quindi la funzionalità renale in caso di malattia renale cronica nel gatto.</p>



<p>CATNEY® ONE è caratterizzato da:</p>



<ul class="wp-block-list">
<li><strong>alta capacità legante</strong>: il carbonato di lantanio forma complessi insolubili con il fosfato, con una capacità legante diverse volte superiore rispetto al carbonato di calcio; efficace a livello gastrico e intestinale: il carbo­nato di lantanio è 100% efficace sia in ambienti acidi (stomaco) che in ambienti basici e neutri (intestino). I prodotti a base di carbonato di calcio legano solo una piccola percentuale di fosfato in un ambiente acido;</li>



<li><strong>supporta l’equilibrio elettrolitico</strong>: l’uso del car­bonato di calcio per legare il fosfato può portare a ipercalcemia e calcificazione dei tessuti molli e/o dei vasi sanguigni. L’utilizzo di chelanti del fosfato a base di carbonato di lantanio evita questi possibili effetti collaterali. </li>
</ul>



<p>È possibile somministrare CATNEY® ONE <strong>con qualunque tipo di cibo per gatti.</strong> Si consiglia cibo umido o una pasta per gatti come Add One, importante è fornire sempre abbondante acqua fresca da bere. Dopo 2-4 settimane, la quantità di CATNEY® ONE può essere adattata in base ai livelli di fosfato sierico raggiunti. In caso di malattia renale cronica, la durata iniziale di utilizzo è 6 mesi.</p>


<div class="wp-block-image">
<figure class="aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="1000" height="394" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/gatto-che-mangia-ciotola.jpg" alt="gatto-che-mangia-ciotola" class="wp-image-4639" style="width:500px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/gatto-che-mangia-ciotola.jpg 1000w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/gatto-che-mangia-ciotola-300x118.jpg 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/gatto-che-mangia-ciotola-768x303.jpg 768w" sizes="auto, (max-width: 1000px) 100vw, 1000px" /><figcaption class="wp-element-caption">© Olga Kazanovskaia –  shutterstock.com</figcaption></figure></div>


<p>CATNEY® ONE è adatto a gatti di tutte le età e di entrambi i sessi.</p>


<div class="wp-block-image">
<figure class="aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="428" height="426" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/qr-catney-one.png" alt="qr-catney-one" class="wp-image-4637" style="width:200px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/qr-catney-one.png 428w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/qr-catney-one-300x300.png 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/qr-catney-one-150x150.png 150w" sizes="auto, (max-width: 428px) 100vw, 428px" /><figcaption class="wp-element-caption">Scopri qui tutti gli approfondimenti su CATNEY® ONE inquadrando il QR code.</figcaption></figure></div>


<p>CATNEY® ONE è disponibile in confezioni da 30 bu­stine da 520 mg.</p>


<div class="wp-block-image">
<figure class="aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="1011" height="712" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/catney-one-confezione.jpg" alt="catney-one-confezione" class="wp-image-4638" style="width:500px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/catney-one-confezione.jpg 1011w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/catney-one-confezione-300x211.jpg 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/catney-one-confezione-768x541.jpg 768w" sizes="auto, (max-width: 1011px) 100vw, 1011px" /></figure></div>


<details class="wp-block-details is-layout-flow wp-block-details-is-layout-flow"><summary>Per saperne di più:</summary>
<ul class="wp-block-list">
<li>Blaine J, Chonchol M, Levi M. <a href="https://europepmc.org/article/PMC/4491294" target="_blank" rel="noreferrer noopener">Renal control of calcium, pho­sphate, and magnesium hoostasis</a>. Clinical Journal of the American Society of Nephrology; 2015; 10(7), 1257–1272. </li>



<li>Chew DJ. The role of phosphorus in feline chronic renal disease. In: Scientific Proceedings (2008; pp. 59–65). ISFM Feline Congress 2008 Edinburgh. </li>



<li>Chew DJ. Chronic kidney disease (CKD) in Dogs & Cats – Staging and Management Strategies. In: <a href="https://www.boxerjkd. com" target="_blank" rel="noreferrer noopener">https://www.boxerjkd. com</a>; 2016. </li>



<li>Elliott J, Rawlings JM, Markwell PJ, Barber PJ. <a href="https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/j.1748-5827.2000.tb03932.x#:~:text=Fifty%20cats%20with%20naturally%20occurring%20stable%20chronic%20renal,binding%20agent%20on%20their%20survival%20from%20initial%20diagnosis.?msockid=1bd86c82c6ee6291062179c4c70a634e" target="_blank" rel="noreferrer noopener">Survival of cats with naturally occurring chronic renal failure: effect of dietary management</a>. The Journal of Small Animal Practice, 2000; 41(6), 235–242. </li>



<li>Gäbel G, Fromm M. Regulation des inneren Milieus – Kapitel 13 Niere. In: Von Engelhardt W, Breves G, Diner M, Gäbel G (Eds.). Physiologie der Haustiere (5th ed. 2015; pp. 299–324). </li>



<li>Enke. Hansen O et al. Comparison of the in vitro phosphate binding capacity of lanthanum carbonate with three feed supplemen­ts intended for this use. Poster Presentation. 2023; ISFM Feline Congress; Dublin (Ireland). </li>



<li>Schenk PA, Chew DJ, Nagode LA, Rosol TJ. Disorder of Calcium: Hypercalcemia and Hypocalcemia. In S. P. Di Bartola (Ed.), Fluid, Electrolyte, and Acid-Base Disorders in Small Animal Practice (4th ed. 2012, pp. 120–194). </li>



<li>W.B. Saunders. Van den Broek H. Hypercalcemia in chronic kidney disease. IRIS International Renal Interest Society; 2022. www. iris-kidney.com. </li>



<li>Wecks M, Hofmann J, Dietzmann L. Weiterführende Untersuchungen zur Bindung von Phosphat an Phosphatbinder aus der Flüssigphase (2021; pp. 1–10). Unpublished Report. </li>



<li>WelscH B. Die Chronische Niereninsuffizienz der Katze was leisten die verschiedenen Phosphatbinder? Kleintiermedizin, 2009(1/2).</li>
</ul>
</details>


Dechra lancia CATNEY® ONE, il potente chelante del fosfato


<p>Le infezioni urogenitali sono comuni tanto negli esseri umani, quanto nei cani e nei gatti. La gestione di queste affezioni presenta somiglianze, come l’uso razionale degli antibiotici, e alcune differenze, come la minore prevalenza di infezioni urinarie nei gatti rispetto ad altre cause di cistite (cistite da stress, idiopatica, cristalli o calcoli, ecc.).</p>



<p>In tutti i casi, per determinare la causa e il trattamento corretto, è necessario fare attenzione a raccogliere l’urina nel modo più sterile possibile e analizzarla rapidamente: nei cani e nei gatti come <strong>mezzo di raccolta è preferibile la cistocentesi</strong>, a differenza degli esseri umani per i quali l’urina viene raccolta mediante minzione spontanea dopo disinfezione locale.</p>


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<figure class="aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="840" height="655" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/cistocentesi-infezioni-urogenitali.jpg" alt="cistocentesi-infezioni-urogenitali" class="wp-image-1129" style="width:500px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/cistocentesi-infezioni-urogenitali.jpg 840w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/cistocentesi-infezioni-urogenitali-300x234.jpg 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/cistocentesi-infezioni-urogenitali-768x599.jpg 768w" sizes="auto, (max-width: 840px) 100vw, 840px" /><figcaption class="wp-element-caption">La cistocentesi è la modalità di prelievo ottimale per lo studio delle infezioni urinarie nel cane e nel gatto. <br>© Caroline Tual-Vaurs</figcaption></figure></div>


<p>Partendo dalla patologia più comune, la cistite, ne esistono diversi tipi: sporadica, ricorrente, associata a pielonefrite o a prostatite, o iatrogena, quale conseguenza di una cateterizzazione o di un intervento chirurgico.</p>



<h2 class="wp-block-heading">Cistite batterica sporadica: la più comune tra le infezioni urogenitali</h2>



<p>La cistite batterica è la causa più comune di infezioni urogenitali nei cani, mentre è più rara nei gatti, e interessa principalmente le <strong>femmine sterilizzate e i maschi castrati</strong>. Si parla di cistite batterica <strong>sporadica</strong> quando si sono verificati meno di 3 episodi negli ultimi 12 mesi. In ogni caso potrebbe essere interessante cercare fattori di rischio e comorbilità per limitare le complicanze. </p>



<p>Nel cane, idealmente, in attesa dei risultati dell’esame citobatteriologico delle urine (<strong>ECBU</strong>), il trattamento consiste nel <strong>solo analgesico-antiinfiammatorio</strong>. Se il disagio è significativo si può effettuare un’antibioticoterapia empirica, cioè amoxicillina come prima intenzione, o anche trimetoprim in seconda intenzione, per 3-5 giorni al massimo. </p>


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<figure class="aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="846" height="356" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/colture-batteriche-infezioni-urogenitali-e1701105524583.jpg" alt="colture-batteriche-infezioni-urogenitali" class="wp-image-1130" style="width:500px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/colture-batteriche-infezioni-urogenitali-e1701105524583.jpg 846w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/colture-batteriche-infezioni-urogenitali-e1701105524583-300x126.jpg 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/colture-batteriche-infezioni-urogenitali-e1701105524583-768x323.jpg 768w" sizes="auto, (max-width: 846px) 100vw, 846px" /><figcaption class="wp-element-caption">Esempi di colture positive di frequente riscontro (<em>Enterococcus faecalis, Escherichia coli, Proteus mirabilis</em>).</figcaption></figure></div>


<p>Se si osserva un miglioramento clinico, ma i risultati dell’antibiogramma mostrano resistenza <em>in vitro</em>, l’antibiotico deve essere cambiato. Non è necessario ripetere una coltura quando si interrompe il trattamento, a meno che i segni clinici non persistano. Potrebbe essere utile ricercare la presenza di fattori perpetuanti, in particolare nelle cagne, come ad esempio una vulva incappucciata. </p>



<p>Questa forma è quella che più si avvicina a un’infezione urinaria semplice, riscontrata soprattutto nelle donne sotto i 50 anni, in cui la metà di queste cistiti guarisce spontaneamente, l’altra metà richiede l’uso di un antibiotico empirico monodose di prima linea, come la fosfomicina.</p>



<h2 class="wp-block-heading">Gestione della cistite batterica ricorrente</h2>



<p>La cistite batterica <strong>ricorrente </strong>è definita dalla comparsa di più di 3 episodi negli ultimi 12 mesi. Se il patogeno isolato differisce da un episodio all’altro, bisogna ricercare un problema anatomico o immunitario. </p>



<p>Il trattamento è uguale a quello della forma precedente, ma l’antibiotico di prima linea dovrebbe essere rivalutato non appena si ottengono i risultati dell’ECBU.</p>



<p>Il trattamento ha la stessa durata di quello previsto per la forma sporadica, ma in caso di persistenza con recidive, può essere prolungato (da 7 a 14 giorni al massimo). La combinazione amoxicillina-acido clavulanico viene spesso utilizzata per la sua buona diffusione nelle urine; tuttavia, se l’ECBU evidenzia la presenza di <em><strong>Escherichia coli</strong></em>, questa è sconsigliata, perché in corso di cistite ricorrente da <em>E. coli</em> c’è il rischio di un’infiltrazione intracellulare di batteri nella parete vescicale; in questo caso è opportuno ricorrere a un antibiotico con buona diffusione intracellulare.</p>



<p>I fattori di rischio anatomici o endocrini, vanno ricercati attraverso esami aggiuntivi (ecografia, radiografia, biopsia, analisi del sangue, ecc.). Il monitoraggio dell’efficacia del trattamento deve basarsi sulla clinica e non su un esame microbiologico. Anche in questi casi, un ECBU di controllo in assenza di recidiva clinica è inutile.</p>



<p>Anche nell’uomo, a parte i casi di prostatite, la terapia antibiotica non supererà i 7 giorni.</p>



<h2 class="wp-block-heading">Il microbiota urinario</h2>



<p>È ormai noto che la vescica del cane non è sterile e che la flora è diversa da quella delle<br>mucose rettali e genitali, anche se non differisce in base al sesso dell’animale. Nei cani,<br>si trovano in maggioranza<strong> <em>Pseudomonas </em>spp</strong>. Nei gatti sono stati condotti pochi studi, ma in<br>corso di insufficienza renale cronica, la disbiosi è più spesso provocata da <strong><em>E. coli</em> o <em>Shigella </em>spp</strong>.</p>


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<figure class="aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="1738" height="1121" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/gatto-minzione-infezioni-urogenitali.jpg" alt="gatto-minzione-infezioni-urogenitali" class="wp-image-1131" style="width:500px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/gatto-minzione-infezioni-urogenitali.jpg 1738w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/gatto-minzione-infezioni-urogenitali-300x193.jpg 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/gatto-minzione-infezioni-urogenitali-1024x660.jpg 1024w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/gatto-minzione-infezioni-urogenitali-768x495.jpg 768w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/gatto-minzione-infezioni-urogenitali-1536x991.jpg 1536w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2023/11/gatto-minzione-infezioni-urogenitali-1568x1011.jpg 1568w" sizes="auto, (max-width: 1738px) 100vw, 1738px" /><figcaption class="wp-element-caption">I gatti con insufficienza renale cronica presentano più spesso disbiosi nel microbioma urinario dovuta a Escherichia coli o Shigella spp.</figcaption></figure></div>


<p>La cistite idiopatica non è correlata al microbioma del gatto. Lo studio del metaboloma (insieme di tutti i metaboliti e gli intermedi metabolici) e del suo legame con il microbioma<br>è una delle piste della ricerca, così come lo è il legame con il microbioma intestinale.</p>



<h2 class="wp-block-heading">Batteriuria subclinica</h2>



<p>A volte si può evidenziare la presenza di batteri anche in urine correttamente raccolte in asepsi, in assenza di segni clinici. L’esame del sedimento consente di confermare la batteriuria se si osservano neutrofili degenerati o con batteri fagocitati. Questo esame deve essere effettuato immediatamente dopo la raccolta delle urine affinché i cambiamenti osservati nei leucociti siano significativi. </p>



<p><strong>In assenza di segni clinici il trattamento non è necessario</strong>, anche in caso di batteri multiresistenti. Se compaiono segni clinici, l’antibiotico viene scelto in base ai risultati del primo ECBU e adattato in base a quello di controllo. </p>



<p>Ci sono eccezioni: verranno trattati animali a rischio di diffusione dell’infezione o in presenza di batteri a rischio per cistite alcalina incrostante (<em>Corynebacterium urealyticum, </em>batteri ureasi<em> +, Staphylococcus </em>spp.). </p>



<p>I controlli clinici sono sufficienti per decidere se continuare o meno il trattamento.</p>



<h2 class="wp-block-heading">Infezione post-cateterizzazione uretrale</h2>



<p>Durante il cateterismo urinario, ad esempio nei gatti con ostruzione uretrale, esiste il rischio di infezione. Per limitarlo, bisogna effettuare il <strong>posizionamento del catetere urinario in asepsi</strong>, preferendo un sistema a circuito chiuso, e lasciandolo in sede per il più breve tempo possibile. </p>



<p>Finché è in posizione, gli antibiotici vengono evitati. Le colture non dovrebbero mai essere eseguite sul catetere, poiché quest’ultimo è sempre contaminato retrogradamente e tali colture non sono rappresentative del contenuto della vescica. </p>



<p>In caso di segni clinici il catetere va rimosso e si esegue un ECBU a partire da un campione raccolto per cistocentesi.</p>



<p>Se necessario, si posiziona un nuovo catetere. In caso di cistite, questa viene gestita come una forma sporadica.</p>



<h2 class="wp-block-heading">Infezione post-chirurgia vescicale</h2>



<p>Un’infezione urinaria può svilupparsi anche come conseguenza di un intervento chirurgico alla vescica. Prima della procedura chirurgica, va eseguito <strong>un ECBU a partire da una cistocentesi</strong> e, in tutti i casi, si inizia una terapia antibiotica 1 ora prima dell’intervento chirurgico con cefalosporine di prima o seconda generazione. Se l’ECBU dà esito negativo, va continuata per 24 ore, se invece è positivo, per 3-5 giorni.La profilassi antibiotica non è necessaria in caso di cistoscopia senza batteriuria e senza calcoli. </p>



<p>Nell’uomo, un ECBU prima dell’intervento chirurgico consente di trattare il paziente con terapia antibiotica al fine di sterilizzare la vescica e limitare il rischio di batteriemia.</p>



<h2 class="wp-block-heading">La pielonefrite</h2>



<p>La pielonefrite è un’affezione del parenchima renale provocata da una contaminazione batterica ascendente o da una batteriemia; nei cani è spesso causata da enterobatteri.</p>



<p>Negli animali da compagnia la diagnosi è a volte difficile, e nella diagnosi differenziale va inclusa la <strong>leptospirosi</strong>, poiché comporta un rischio di danno renale molto maggiore, che richiede diagnosi e trattamento precoci. </p>



<p>I <strong>parametri ematici renali</strong>, quali creatinina, urea, dimetilarginina simmetrica (SDMA), possono essere alterati, così come la proteina C-reattiva (CRP). Deve essere effettuato un ECBU su un prelievo ottenuto mediante cistocentesi o, meglio, su un campione raccolto mediante <strong>pielocentesi</strong>, in particolare su tutti gli animali immunocompromessi o che presentano una sindrome febbrile; subito prima dell’esito degli esami va effettuato un <strong>trattamento antibiotico empirico</strong>, utilizzando un antibiotico, da somministrarsi <em>per os</em>, che diffonde nel parenchima renale, ad esempio un fluorochinolone. </p>



<p>A seconda dei risultati dell’<strong>antibiogramma</strong> si dovrà rivalutare la scelta dell’antibiotico o l’eventuale aggiunta di un secondo. Il trattamento va rivisto se dopo 72 ore non si è rivelato efficace, ricercando anche i fattori di rischio. La durata massina del trattamento è di 7-14 giorni; una o due settimane dopo la fine della terapia antibiotica, in assenza disegni clinici nonostante un ECBU positivo, è preferibile effettuare un monitoraggio clinico e biochimico.</p>



<p>Nell’uomo vengono utilizzate le cefalosporine di terza linea, le doppie terapie sono più rare, e i trattamenti non superano i 7-10 giorni al massimo.</p>



<h2 class="wp-block-heading">La prostatite batterica</h2>



<p>In caso di batteriuria nel maschio, dal momento che le infezioni urinarie sono rare, è importante indagare la presenza di <strong>prostatite batterica</strong>. Gli esami da effettuare primariamente sono l’esame rettale e l’ecografia; la citologia e la batteriologia, così come una PCR per micoplasmi e <em>Brucella,</em> possono essere effettuate sulla terza fase dell’eiaculato o su un agoaspirato da cisti prostatica. </p>



<p>Se si evidenzia un <strong>ascesso</strong>, questo va drenato e va messa in atto una terapia antibiotica empirica mirata agli enterobatteri con un antibiotico che diffonda bene nella prostata, come trimetoprim o fluorochinoloni (da preferire se si sospetta la brucellosi). In caso di resistenza a questi due antibiotici si può prendere in considerazione la clindamicina.</p>



<p>La <strong>prostatite acuta </strong>richiede 4 settimane di trattamento (da prolungare di due settimane quando si tratta di un’infezione cronica) e, in ogni caso, si consiglia la castrazione. </p>



<p>In assenza di risposta al trattamento, indagini ulteriori sono l’istologia, la citologia o anche la ricerca della mutazione B-RAF specifica per il <strong>carcinoma a cellule transizionali della vescica e della prostata</strong>.</p>



<p>Un controllo ecografico da 8 a 12 settimane dopo l’inizio del trattamento consente di monitorarne l’efficacia.</p>


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