Il vaiolo umano è stata una malattia che nei secoli scorsi ha causato gravi epidemie che hanno decimato intere popolazioni. Solo a metà del 1700 si riuscì a combattere efficacemente questa malattia grazie alla scoperta del medico inglese Edward Jenner che il contenuto delle pustole dei bovini ammalati di vaiolo era in grado di proteggere gli esseri umani dal contagio.
Con la scoperta del vaccino, Jenner aprì la strada alla più importante misura di prevenzione delle malattie infettive mai conosciuta: grazie ai vaccini, nel corso dei secoli miliardi di persone e di animali sono stati salvati da molte malattie.

La scoperta di Jenner consentì anche di meglio comprendere la distinzione tra le malattie infettive animali, quelle umane e le zoonosi.
Ma i vaccini oggi sono spesso sotto accusa, vittime del loro stesso successo… guardiamo alla recente epidemia di “vaiolo delle scimmie” (Monkeypox, oggi Mpox), che sta provocando un’emergenza internazionale, e che forse ha anche aspetti poco considerati.
Quali vaioli
La famiglia Orthopoxviridae comprende diversi virus, in grado di infettare diverse specie animali, uomo compreso. Vediamo i principali.
- Il vaiolo bovino (Cowpox virus), sostanzialmente confinato nei ruminanti, può anche infettare gatti, primati, felidi selvatici, elefanti, lama e roditori. I reservoir del virus sono alcuni piccoli roditori, ma la patogenicità in altre specie che dovessero essere infettate è modesta e può anche conferire immunità; potrebbe essere definito come una blanda zoonosi.
- La forma umana (Variola virus, oggi estinto), era confinata tra gli esseri umani che possono facilmente contagiarsi tra loro. Come accennato, il vaiolo è stato una delle malattie più letali nella storia, con un tasso di mortalità che poteva raggiungere il 30%. Tra coloro che sopravvissero, molti rimasero sfigurati a causa delle cicatrici provocate dalle lesioni cutanee, e alcuni subirono conseguenze permanenti, come la cecità.
Le epidemie provocarono anche gravi conseguenze economiche, sociali che di fatto hanno rallentato lo sviluppo della civiltà. Questa malattia ha anche avuto un impatto devastante sulle popolazioni indigene delle Americhe, dell’Australia e di altre regioni in quanto, non avendo immunità naturale contro il virus, ai primi contatti con gli Europei portatori del virus, furono vittime di un’altissima mortalità, con alcune stime che indicano una riduzione delle popolazioni fino al 90% in alcune aree.
Questa malattia è stata debellata con la vaccinazione, estesa a tutto il mondo, che ha consentito all’OMS di dichiarare la completa scomparsa del vaiolo umano il giorno 8 maggio 1980. Di conseguenza, la vaccinazione di routine è stata sospesa nel corso degli anni ’70 e ’80 in tutti i Paesi occidentali. In Italia, la vaccinazione è stata sospesa nel 1977 e ufficialmente abrogata nel 1981. - Il vaiolo delle scimmie (Mpox virus) circola tra le scimmie e altri animali selvatici africani provocando in loro una malattia simile a quella umana. Le informazioni epidemiologiche sulla diffusione tra gli animali, la gravità delle lesioni provocate e la mortalità sono scarse. Non si può escludere che provochi danni imponenti nelle specie selvatiche, ma che molti animali ammalati sfuggano ai controlli. Peraltro, i soggetti defedati o morti potrebbero essere mangiati da animali predatori e quindi anch’essi sfuggire a eventuali controlli.
Non si hanno informazioni precise di quando il vaiolo delle scimmie ha cominciato a circolare negli ambienti selvatici in modo importante; non si può escludere una sua presenza da molto tempo e che sia rimasto confinato negli animali perché la popolazione umana, grazie alla vaccinazione contro il vaiolo umano, era protetta anche contro questa forma.
L’attenzione per la salute delle scimmie è aumentata quando ci si è accorti della trasmissione del virus Mpox all’uomo; ovviamente si sapeva che il vaiolo delle scimmie è una zoonosi, ma probabilmente questo pericolo è stato ignorato appunto per la copertura vaccinale globale delle popolazioni fino al 1980.
I nati successivamente alla decadenza dell’obbligo vaccinale, confidando proprio nell’assenza di virus circolante tra la popolazione umana, non hanno gli anticorpi vaccinali. Proprio i non vaccinati, che ormai sono la stragrande maggioranza, potrebbero essere quelli maggiormente suscettibili all’infezione dal vaiolo delle scimmie.
Oggi, infatti, questo virus è balzato agli onori delle cronache, per l’epidemia che da agosto 2023 è in atto in Africa e che ha provocato, nel solo 2024, oltre 20.000 casi in 13 Stati membri dell’Unione Africana, con oltre 500 decessi, e ha spinto l’OMS a dichiararla “Emergenza di salute pubblica internazionale“.

Qualche considerazione
È fuori discussione che i vaccini sono l’arma più potente che abbiamo per prevenire le malattie infettive. Ricordiamo che oltre al vaiolo, i vaccini, dove correttamente utilizzati, hanno consentito di debellare e/o tenere sotto controllo varie malattie infettive quali la poliomielite, il morbillo, l’influenza, per arrivare al Covid-19 per quanto riguarda l’uomo.

Per le zoonosi, in diverse parti del mondo (inclusa l’Italia) grazie alla vaccinazione è stata debellata la rabbia. Sono poi molte le malattie confinate negli animali familiari e di allevamento che sono sotto controllo proprio grazie ai vaccini (cimurro, malattia di Newcastle, ecc).
Con le malattie infettive però non bisogna mai “cantar vittoria”; la natura reagisce con varianti anche insospettabili che richiedono continui monitoraggi e la ricerca di sempre nuovi mezzi di prevenzione e terapia.
Molto spesso, poi, dimentichiamo che gli animali selvatici fanno parte del nostro stesso ecosistema; in contesti di elevata promiscuità, la mancata gestione delle popolazioni (come sta avvenendo nel nostro Paese con i cinghiali, i gabbiani, ecc.) è una politica che può riservare sorprese sgradite.
Un corretto approccio One Health sarebbe la risposta corretta, ma, almeno a giudicare di quanto sta avvenendo con il vaiolo delle scimmie, c’è molta attenzione alla salute umana e scarso interesse a quella degli animali selvatici che sono visti come un pericolo da combattere invece che coinquilini della Terra.