Il CBD è stato inserito nella nella Tabella dei medicinali sezione B, ma questa decisione è supportata da motivazioni scientifiche o no?

È noto ormai da diversi mesi che il cannabidiolo (CBD), presente in medicinali a uso orale, è stato relegato tra le sostanze stupefacenti. Nel caso a qualcuno non fosse noto, sarà bene rin­frescare la memoria perché l’ignoranza della legge non comporta scuse e, trattandosi di stupefacenti, le infrazioni sono sanzionate in modo pesante. In altri termini, si va sul penale e in tribunale per direttissima.

CBD e normativa

Il 5 agosto scorso è entrato in vigore il Decreto ministeriale del 27 giugno 2024, che ha inserito nella tabella dei medicinali, di cui al DPR 309/90, sezione B, le composizioni di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis per somministrazione ad uso orale.

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Di conseguenza, come ha precisato il MinSal, “le modalità di prescrizione dei medicinali a base di CBD ottenuto da estratti di Cannabis per uso veterinario devono corrispondere a quelle previste per i medicinali a base di sostanze stupefacenti o psicotrope inclusi nella Tabella dei medicinali sezione B, vale a dire su prescrizione veterinaria con ricetta non ripetibile, nel rispetto delle dispo­sizioni impartite dalla Direzione generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari in materia di dematerializzazione della prescrizione veterinaria contenenti stupefacenti e sostanze psicotrope”.

Inoltre, “in considerazione dell’assenza di tali me­dicinali veterinari autorizzati, il medico veterinario deve rispettare (…) le disposizioni relative all’impie­go di medicinali non previsto dai termini dell’AIC per trattare l’animale con un medicinale per uso umano o con preparazioni magistrali, conforme­mente ai termini di una prescrizione veterinaria. Le citate preparazioni magistrali devono essere al­lestite in farmacia su prescrizione veterinaria non ripetibile”.

Sempre dal 5 agosto, le parafarmacie non possono più detenere per la vendita né medicinali veterinari né composizioni a base di CBD ottenuto da estratti di Cannabis da somministrare per os agli animali, né spedire ricette per tali medicinali.

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CBD e THC

Sempre per rinfrescare la memoria, occorre ricordare che CBD e THC sono i due principali cannabinoidi presenti in Cannabis sativa, e come ricorda il sito cannabe.it: “spesso questi due componenti vengono confusi e associati entrambi al concetto di illegali­tà”; in realtà, il THC è quello più discusso e anche il più noto, perché è il principio attivo in grado di generare effetti psicoattivi (quello che in gergo viene chiamato “high”), motivo fondamentale per cui la cannabis è ancora illegale in molti Paesi del mondo.

Diversamente, il CBD è un componente molto meno conosciuto ed è assolutamente privo di azioni psicoattive, anche se spesso viene confuso e associato erroneamente al THC.

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Anche il CBD – come il THC – viene sempre più spesso sperimentato e utilizzato dai ricercatori per fini medici perché, grazie alle sue numerose proprietà, è in grado di contrastare in modo efficace e naturale diversi di­sturbi, anche di tipo cronico, e di coadiuvare e sup­portare l’azione di diverse terapie farmacologiche tradizionali.

A differenza del THC, il CBD non ha effetti psicoattivi e quindi non comporta nessun “high”, ma offre numerosi benefici senza produrre effetti collaterali indesiderati; proprio per questo il CBD è legale praticamente in tutti i Paesi del mondo e non sottoposto alle “nostre” severe restrizioni, come lo era fino a prima dell’agosto 2024.

Lo studio sulla sicurezza

Scrivo di questo argomento perché mi sono imbat­tuto su un lungo e dettagliato articolo, pubblicato sul Frontiers in Veterinary Science che mi ha in­curiosito dopo averne letto il titolo: “Studio sulla sicurezza dei prodotti a base di cannabidiolo nei cani sani”.1

Vado subito a una sintesi della ricer­ca e delle conclusioni. “La tollerabilità di diversi cannabinoidi somministrati per via orale ai cani è stata valutata in uno studio randomizzato, con controllo negativo a dosi ripetute di 90 giorni con un periodo di sospensione di 14 giorni. Beagle sani (16 maschi e 16 femmine) sono stati randomizzati in quattro gruppi di trattamento e trattati con olio di trigliceridi a catena media come controllo o con uno dei seguenti: cannabidiolo ad ampio spettro, cannabidiolo ad ampio spettro con cannabigerolo o cannabidiolo ad ampio spettro con acido canna­bidiolico a 5 mg di cannabinoidi totali/kg di peso corporeo/giorno.

Gli animali sono stati osservati quotidianamente con esami clinici dettagliati condotti settimanal­mente. Gli animali sono stati monitorati per altre 2 settimane dopo la somministrazione. Sono stati inclusi nello studio peso corporeo, consumo di cibo e valutazioni della patologia clinica.

I cannabinoidi sono stati ben tollerati quando Beagle maschi e femmine sani sono stati trattati per 90 giorni conse­cutivi. I dati annuali di sorveglianza post-marketing per i prodotti di integrazione derivati dalla canapa venduti per l’uso nei cani dal 2010 al 2023 (anno parziale) mostrano che il tasso per 1 milione di somministrazioni vendute è 2,10 per gli eventi av­versi e 0,01 per gli eventi avversi gravi.

Sulla base dei risultati di questo studio, di altri studi pubblicati e dei dati di un’ampia sorveglianza post-marketing, i cannabinoidi derivati dalla canapa sono ben tol­lerati nei cani sani a una dose di 5 mg/kg di peso corporeo/giorno”.

In maggiore dettaglio: “È stata segnalata ipersali­vazione sporadica in alcuni animali nei trattamenti CBD + cannabigerolo e CBD + acido cannabidio­lico. In tutti i gruppi (compreso il controllo), sono stati segnalati riscontri anomali e incidentali in alcuni animali durante gli esami visivi giornalieri o gli esami clinici più dettagliati. Questi sono stati considerati non correlati all’esposizione al CBD e non hanno avuto un impatto negativo sui risultati dello studio. L’osservazione anomala più comune (ma molto rara) è stata la diarrea”.

Ora, qualcuno mi esibisca la documentazione far­macologica e i test clinici che riguardano i FANS usati generosamente (anche troppo) in campo vete­rinario e mi convinca che il loro profilo di sicurezza è sovrapponibile a quello del CBD e, mi spingo ad affermare, anche con quote equipollenti di THC. Ringrazierò chi me le invierà assieme alla risposta alla mia prima domanda: perché il CBD è stato messo tra gli stupefacenti? Un’idea ce l’avrei anche, ma non la posso scrivere. A buon intenditor…

  1. Bookout W, Dziwenka M, Valm K, Kovacs-Nolan J. Safety study of cannabidiol products in healthy dogs. Front Vet Sci. 2024;11:1349590. doi:10.3389/fvets.2024.1349590 ↩︎
Fonti:

https://www.cannabe.it/blog/cbd-thc-differenze.html

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Pasqualino Santori, presidente dell’IBV-A condivide la sua opinione sulla gestione dell’argomento “cambiamenti climatici”.

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