A circa quindici anni dall’entrata in vigore della Direttiva n. 63/2010 sulla protezione degli animali impiegati a fini scientifici, la Commissione Europea ha pubblicato un documento sullo stato di attuazione della norma nei Paesi UE più la Norvegia. Oltre a puntare sulla formazione, la Commissione ha elaborato tre nuovi documenti di orientamento.

L’impiego degli animali utilizzati a fini scientifici è un tema che non finisce di richiamare attenzione e generare dibattito, dividendo chi ne sostiene la perdurante necessità e chi vorrebbe fosse definitivamente superato da metodi alternativi. In attesa di una loro reale e completa sostituzione, resta cruciale garantire la protezione degli animali e monitorare le procedure, tenendo in considerazione i fattori potenzialmente critici, come il livello di sofferenza e stress a cui sono sottoposti gli animali e la preparazione degli operatori.

La valutazione della Direttiva 63/2010

Un altro aspetto fondamentale è la compliance con le normative vigenti, le quali molto attengono alla protezione degli animali e, in questo senso, assumono una valenza sia giuridica sia etica. Proprio l’applicazione della Direttiva 63/2010 sulla protezione degli animali impiegati a fini scientifici negli Stati Membri dell’Unione europea è stata resa oggetto di valutazione da parte della Commissione europea, con riferimento al periodo 2018-2022, quindi a distanza di circa un decennio dall’entrata in vigore della norma, che ha rinnovato e aggiornato la disciplina previgente.

Le informazioni ricavate sono state raccolte in un report, elaborato sulla base dei dati inviati dagli Stati membri, con aggiunta della Norvegia, che, in quanto Paese coinvolto nell’area economica europea, ha recepito a sua volta la Direttiva nella propria legislazione nazionale e per questo, per la prima volta, è stata invitata a conferire i dati relativi. Il report in oggetto segue il primo, pubblicato nel 2019: la cadenza è legata all’obbligo, imposto a tutti gli Stati europei, di aggiornare la Commissione ogni cinque anni sul recepimento della Direttiva 63/2010.

Tra i principali punti di interesse della Commissione, resi oggetto del documento di sintesi, si evidenziano:

  • Formazione e training dello staff operante nell’ideazione di progetti e procedure, nel relativo sviluppo e nel trattamento degli animali, dalla stabulazione all’eutanasia.
  • La valutazione e autorizzazione dei progetti scientifici.
  • La quantità di animali allevati a scopi scientifici.
  • Gli Organismi preposti al benessere animale e lo sviluppo e l’implementazione delle “3R”.
  • Le ispezioni e provvedimenti adottati in caso di violazioni.

Formazione e training degli operatori

Nel report è stato evidenziato che la responsabilità dell’educazione degli operatori ricade principalmente sugli Stati membri, nel rispetto dei requisiti di base stabiliti dalla UE. In merito, il mutuo riconoscimento della formazione tra Stati membri consente di evitare le duplicazioni dei corsi. Tuttavia, permangono alcune differenze a livello nazionale, che richiedono requisiti di formazione “Stato membro-specifici”. Inoltre, non tutti i Paesi europei hanno formalizzato un sistema di supervisione e valutazione delle competenze.

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In questo contesto, è attualmente in fase di sviluppo da parte della Commissione UE un modulo di e-learning sulla valutazione delle competenze, che sarà disponibile in open access. Il tema sarà reso oggetto di ulteriori future attività della Commissione stessa volte a favorire l’applicazione della Direttiva, per cui si prevede che seguiranno nuovi strumenti di formazione, il cui sviluppo sarà finanziato dall’Europa, tra cui materiali da mettere a disposizione di scuole superiori e università e altri tredici moduli di e-learning, volti a garantire la competenza del personale addetto alla cura e all’utilizzo di animali a scopo scientifico, che si prevede di rendere disponibili nel 2025.

Valutazione dell’iter di progetti scientifici

Per quanto riguarda la valutazione dell’iter di progetti e procedure, nonché delle modalità di trattamento degli animali, il report evidenzia che la maggior parte degli Stati Membri assicura trasparenza e garantisce la raccolta di informazioni corrette e strumenti di valutazione idonei, tra cui è considerata compresa la formazione dei valutatori; si rilevano invece discrepanze nel rispetto dei tempi per il rilascio delle decisioni concernenti l’autorizzazione, con ritardi che in percentuale si sono ridotti rispetto a quanto registrato nel report precedente, ma che ancora possono avere un impatto negativo sulla comunità scientifica interessata.

Come accennato, infatti, la maggior parte degli Stati membri garantisce la trasparenza del processo di valutazione dei progetti di ricerca, ma ci sono difformità tra gli Stati membri, sia nelle tempistiche che nel lavoro dei valutatori. Inoltre, le differenze nel rilascio delle autorizzazioni riguardano anche quelle per gli allevatori, fornitori e utilizzatori, anche a causa delle differenze di interpretazione dei termini “stabilimento” e “utilizzatore”, “allevatore” e/o “fornitore”, così che, come osserva nel report la Commissione europea, alcuni Stati membri possono concedere più autorizzazioni a uno stesso stabilimento, oppure più autorizzazioni dello stesso tipo all’interno di una stessa azienda o istituto di ricerca.

L’allevamento a scopo scientifico

La Direttiva richiede agli Stati membri di comunicare ogni cinque anni i dati disponibili sugli animali allevati per l’impiego in procedure scientifiche. Il report ricorda che queste informazioni devono comprendere anche il numero di animali sacrificati sebbene non utilizzati nelle procedure (impiegati per ricavare organi e/o tessuti, eliminati perché malati o causa di rischi sanitari per la loro colonia oppure in surplus) e sottolinea che questi ultimi animali non sono menzionati nelle statistiche annuali.

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Dai dati raccolti, emerge che, a fronte di una generale riduzione del 29% del numero di questi animali, si registra ancora una parte di “eccedenza” che sembra ineliminabile, considerando in particolare le linee genetiche stabilizzate laddove la complessità delle tecniche di allevamento comporta la possibilità di avere anche animali non idonei. In questo contesto, la Commissione ha identificato diverse iniziative volte a gestire e ridurre il surplus di animali allevati per scopi scientifici, fra cui linee guida sviluppate a livello nazionale. Comunque, per favorire la trasparenza sull’uso degli animali, l’UE ha messo a disposizione due database pubblici sulle statistiche annuali e riassunti non tecnici dei progetti.

Benessere animale e implementazione delle “3R”

In merito agli Organismi preposti al benessere animale, il report ne richiama l’importanza anche ai fini di migliorare la comunicazione tra operatori coinvolti nell’allevamento e nell’uso di animali nella ricerca e sottolinea che dodici Stati membri hanno previsto l’aggiunta di figure ulteriori rispetto a quelle minime previste dalla Direttiva, e dieci di questi richiedono che sia presente il veterinario designato. Per quanto riguarda poi lo sviluppo e l’implementazione delle “3R”, diversi Stati membri hanno segnalato di avere introdotto miglioramenti negli ultimi cinque anni, compresa una migliore condivisione delle conoscenze e lo sviluppo di indicazioni e orientamenti aggiuntivi sull’applicazione di questi principi e la creazione di Centri 3R a disposizione della comunità scientifica.

Ispezioni e sanzioni

Il report si è occupato anche di ispezioni e sanzioni. Le prime, in accordo con la Direttiva, devono essere condotte in numero appropriato e con una proporzione idonea di visite senza previo accordo. Nella maggior parte degli Stati membri questa ha riguardato circa un terzo delle ispezioni. Tuttavia, si tratta di una media in una forchetta tra lo 0 e il 100%, che ha0 portato la Commissione a concludere che il concetto di “proporzione idonea” varia tra gli Stati. Il rispetto dei requisiti è stato comunque riscontrato complessivamente soddisfacente.

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I casi in cui si è resa necessaria la revoca delle autorizzazioni a stabilimenti e progetti risentono, come tutto l’impianto sanzionatorio in generale, di notevole difformità da uno Stato membro all’altro. Per migliorare l’attuazione della direttiva, oltre a puntare sulla formazione, la Commissione ha elaborato tre nuovi documenti di orientamento, che riguardano gli animali geneticamente modificati, le sintesi non tecniche dei progetti e i risultati delle valutazioni retrospettive.

Infine, la Commissione Europea si è impegnata a sviluppare una tabella di marcia per l’eliminazione graduale della sperimentazione sugli animali nell’ambito delle valutazioni di sicurezza chimica, in risposta alle richieste dei cittadini europei di porre fine alla ricerca cosmetica con l’impiego di animali.

Il report si conclude, dunque, con il riconoscimento della necessità di continuare a lavorare per uniformare l’implementazione della Direttiva sul territorio europeo e la conferma dell’impegno della Commissione in tal senso. Un obiettivo che, insieme allo sforzo di aumentare la trasparenza nel settore della ricerca con gli animali, evidenzia la “direzione etica” che l’Unione sembra volersi dare..

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