I cereali sono caratterizzati da una serie di pregiudizi. È necessario demistificarli, considerando allo stesso tempo l’equilibrio del mangime e la sua idoneità all’attività del cavallo. Spesso è difficile per i veterinari dare ai propri clienti consigli reali sull’alimentazione equina, poiché la loro autorità in questo campo è ampiamente percepita come condivisa.
Molte convinzioni e preconcetti, spesso di vecchia data, continuano a influenzare alcune pratiche. Sebbene i dati empirici non possano essere semplicemente rifiutati, è legittimo esprimere riserve sulle giustificazioni “scientifiche” che li accompagnano nella grande maggioranza dei casi.
Avena
Nel mondo dei cavalli da corsa persiste l’idea errata che l’avena dia più energia ai cavalli, essendo il concetto di “energia” ben distinto dall’apporto calorico.

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Per molti anni, questa convinzione si è basata sulla presunta azione di una molecola non identificata chiamata avenina, responsabile delle proprietà eccitanti di questo cereale. Tuttavia, alla fine del secolo scorso, la comunità scientifica ha identificato l’avenina come una proteina con effetti non dimostrati sul sistema nervoso.
Storicamente, l’avena era riservata principalmente all’alimentazione equina a causa del suo uso limitato nell’alimentazione umana, in quanto è poco panificabile e può essere coltivata su terreni relativamente poveri.

È probabile che il miglioramento delle condizioni fisiche osservato nei cavalli alimentati con avena sia semplicemente dovuto all’aumento del contenuto energetico della razione. In questo caso, sarebbe possibile ottenere risultati simili utilizzando orzo o mais. In effetti, i cavalli da corsa americani sono alimentati principalmente con mais, senza che questo influisca sulle loro prestazioni.
Alcuni proprietari potrebbero anche temere di “bruciare” (termine usato dai nostri antenati) il proprio cavallo con l’avena. I cavalli “bruciati” con l’avena mostrano tutti i segni della sovralimentazione da carboidrati, associata o meno a ulcera gastro-duodenale, come diarrea, anoressia ed eventualmente coliche. A causa del suo uso diffuso nell’alimentazione equina, l’avena è stata ingiustamente stigmatizzata. In realtà, e possibile riprodurre gli stessi sintomi abusando di altri cereali, come mais e orzo, o riducendo il consumo di foraggio (per insufficiente disponibilità o difficolta di masticazione).
Quindi non è l’avena a “bruciare” i cavalli, ma è piuttosto lo squilibrio tra la proporzione di foraggio e di concentrati nella dieta, in relazione alla loro fisiologia digestiva, a causare problemi gastrointestinali.
Orzo
L’orzo è considerato da alcuni utile per far ingrassare i cavalli a scapito dello sviluppo muscolare. Questo cereale è altamente digeribile e contiene relativamente poca cellulosa, fornendo più calorie dell’avena (che è meno digeribile e contiene circa il 10% di cellulosa) a parità di peso.

Il suo costo è inferiore a quello degli altri cereali disponibili (avena, grano, mais) per l’alimentazione animale, il che lo rende una scelta popolare per l’alimentazione di bovini e suini nelle fasi di ingrasso prima della macellazione. È probabilmente da qui che deriva il malinteso popolare.
Tuttavia, un aumento significativo dell’apporto calorico, associato a una riduzione dell’attività, porta necessariamente a un aumento dei livelli di grasso negli animali, ma questo non dipende dal cereale scelto. In confronto, l’orzo, con un apporto calorico leggermente superiore a quello dell’avena e una qualità relativamente stabile, sembra favorire maggiormente l’aumento di peso nei cavalli.
Quindi non è solo l’orzo a far ingrassare i cavalli, ma piuttosto la mancata corrispondenza tra l’apporto calorico della razione e il dispendio fisico. Le stesse conseguenze si sarebbero potute osservare con un maggiore uso del mais, se fosse stato coltivato in abbondanza in Europa nei secoli scorsi.
Cereali e ulcera
La sovralimentazione da carboidrati e la conseguente riduzione della quantità di foraggio ingerito possono avere effetti deleteri sull’apparato digerente del cavallo. Tuttavia, escludere l’uso dei cereali per paura di provocare ulcere peptiche sarebbe eccessivo, poiché nell’alimentazione è spesso la quantità a determinare gli effetti. La preoccupazione per l’uso dei cereali nelle diete degli equini riflette le possibili distorsioni causate da strategie di marketing rivolte a persone meno informate.
L’interesse dei veterinari per la nutrizione equina è gradualmente diminuito, il che potrebbe comprometterne la capacita di fornire consigli informati in questo settore. Di conseguenza, i produttori di mangimi sono diventati gli attori dominanti nella consulenza ai proprietari di cavalli con competenze agricole limitate. Con un approccio prevalentemente economico, i produttori hanno sminuito l’importanza del foraggio nella dieta dei cavalli, come dimostra la raccomandazione di una razione di soli 5 kg di fieno per cavallo a favore di diversi kg di pellet. Dopo 30 anni di promozione di questo approccio, gli effetti negativi di queste pratiche sono diventati evidenti. Di conseguenza, la risposta emergente del marketing è quella di progettare pellet grain-free, e quindi senza amido.
I preconcetti
I cavalli hanno una capacità di ingestione limitata, il che significa che non possono consumare una quantità infinita di alimenti (fieno e/o concentrati). Di conseguenza, se il cavallo dispone di fieno in quantità illimitata, ogni chilogrammo di mangime concentrato consumato equivale a un chilogrammo di fieno non ingerito.
Esistono quindi due scenari che inducono a privare un cavallo del fieno: non fornirne abbastanza e sovralimentare con concentrati. Nel caso di un cavallo a cui viene dato fieno ad libitum, possono verificarsi problemi digestivi.

I mangimi concentrati dovrebbero essere utilizzati solo quando la quantità di calorie fornita dal fieno somministrato a volontà non è sufficiente a mantenere una condizione corporea soddisfacente. In questo caso, il mangime concentrato deve garantire un apporto energetico per chilo superiore a quello del fieno. Per questo motivo, i cereali o i mangimi contenenti cereali sono lo strumento di elezione per aumentare le calorie in una razione, poiché un elevato apporto energetico può essere ottenuto solo con i carboidrati o i lipidi, dato che la resa energetica delle proteine è piuttosto bassa, anche se la distribuzione dei lipidi non e sempre facile.
Tuttavia, è essenziale utilizzare questi alimenti con moderazione e mantenere una dieta equilibrata. In ogni caso, per preservare la flora digestiva e un comportamento alimentare sano, secondo l’autore, le quantità di concentrati distribuite non dovrebbero superare l’1% del peso del cavallo, a condizione che il cavallo abbia effettivamente a disposizione fieno o erba ad libitum.
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