Una cavalla multipara purosangue araba di 11 anni, gravida da 273 giorni, viene visitata per calo di forma e distensione addominale anomala a forma di pera.

La cavalla era stata coperta l’anno precedente da uno stallone arabo. L’ultimo puledro era nato senza anomalie ed era stato svezzato a 9 mesi di età, 10 giorni prima della visita. La cavalla si muove sempre più a fatica, con una marcata stanchezza. Tra le diagnosi differenziali alla visita clinica vi sono l’idramnios e la rottura del tendine prepubico.
Diagnosi
L’esame emocromocitometrico mostra una discreta leucocitosi e un ematocrito pari a 41,1%. Alla palpazione transrettale, l’utero è estremamente dilatato e il feto non palpabile. All’ecografia transrettale, i liquidi fetali sono aumentati in quantità e con molte immagini ecogene a “trabecole”. Lo spessore combinato di utero e placenta (Scup) è inferiore a 8 mm: si esclude quindi una placentite ascendente.

© C. Degien
All’ecografia transaddominale, il feto è vivo, ma bradicardico a 60 battiti al minuto, segno di sofferenza fetale. È confermata la presenza di un aumento dei liquidi fetali, con “trabecole” ecogene anomale che formano cubicoli talvolta sovrapposti alle parti ossee del puledro, che hanno portato alla diagnosi di idropisia degli involucri fetali.

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È difficile fare una distinzione precisa tra il compartimento allantoide e l’amnios. Tuttavia, l’iperecogenicità dei liquidi amniotici osservati fa sospettare per un idramnios.
Trattamento dell’idramnios
La cavalla viene ricoverata in ospedale e si inizia un trattamento preventivo con trimethoprim-sulfadiazina e altrenogest orale. Poiché la gravidanza è considerata ad alto rischio, è stato ottenuto il consenso informato: è stato specificato il rischio di rottura del tendine prepubico, con rischi per la prognosi riproduttiva o addirittura quoad vitam della cavalla, poiché le possibilità di sopravvivenza del puledro sono molto scarse.
Dando la priorità al puledro, il proprietario ha insistito affinché la gravidanza venisse portata a termine. Non sono stati presi in considerazione né l’aborto indotto né il parto cesareo. È stata quindi messo in atto un monitoraggio stringente.
Monitoraggio
La cavalla viene monitorata fino a 288 giorni di gestazione, fino all’inizio del parto. A quel punto è assistita ed è inserito un catetere endovenoso per garantire un’adeguata volemia. Il feto è espulso senza difficoltà. Il parto è completato in breve tempo. La placenta è molto grande, ma di colore normale, senza segni di placentite. L’amnios è ispessito (fino a 1 cm) e fibroso.

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I liquidi fetali sono almeno 50 litri in più del normale, secondo l’esperienza dell’autore. La cavalla mostra uno shock ipovolemico dopo il parto. La frequenza cardiaca rimane pari a 120 battiti al minuto per due ore dopo il parto e all’auscultazione sono percepibili blocchi atrio-ventricolari. La cavalla mostra tremori muscolari, iperventilazione e congestione delle mucose. Viene istituita una terapia intensiva per 36 ore, con infusione di soluzioni ipertoniche seguite da Ringer lattato, e somministrazione di analgesici e antinfiammatori (infusione lenta di lidocaina, flunixina, metamizolo e desametasone).
Il puledro è piccolo ma morfologicamente normale, ad eccezione dell’iperestensione del dito anteriore destro. Affetto dalla sindrome del puledro debole, non reagisce agli stimoli. Poiché la vita della cavalla è ormai la priorità del proprietario e il puledro è molto prematuro e poco vitale, quest’ultimo è sottoposto a eutanasia per motivi etici.
Il giorno seguente inizia l’involuzione uterina della cavalla. La settimana successiva, la cavalla è restituita al proprietario e rimessa al pascolo. Qualche mese dopo è venduta come fattrice.
Discussione
L’idramnios e l’idroallantoide sono due rare condizioni che comportano un eccessivo accumulo di liquido amniotico o allantoideo. L’eziologia e la fisiopatologia dell’idropisia degli invogli fetali rimangono poco conosciute e il feto generalmente non è vitale. Poiché l’idramnios è spesso associato a malformazioni fetali, è indicata una necroscopia completa del puledro. Poiché il rilevamento di Leptospira spp. nelle membrane fetali è stato segnalato anche in casi di idropisia, sono indicati la sierologia materna e una ricerca tramite test della reazione a catena della polimerasi (PCR) su organi e annessi del puledro.
Data l’urgenza delle cure richieste, non sono stati pesati né la placenta né l’amnios una volta completato il parto. Tuttavia, in questo caso, l’osservazione morfologica è stata sufficiente a confermare l’anomalia: l’amnios era troppo spesso e chiaro, con arterie ispessite e non “tortuose”, mentre questo involucro è fisiologicamente bianco, traslucido, con piccoli vasi sottili, privo di ispessimenti o edemi.
Poiché la sopravvivenza del puledro è estremamente rara nei casi di idropisia degli involucri fetali, si raccomanda vivamente il drenaggio dei liquidi per via vaginale al momento della diagnosi, prima di indurre l’aborto. Quest’ultimo deve essere accompagnato da una fluidoterapia aggressiva per via endovenosa, per prevenire lo shock ipovolemico post partum nella cavalla.
Tuttavia, è stato riportato un caso di idramnios diagnosticato a 265 giorni e seguito dalla nascita di un puledro vivo a 321 giorni, grazie a un attento monitoraggio della gestazione, cosi come un recente caso di gestazione portata a termine con un puledro vivo nonostante una diagnosi di idroallantoide a 339 giorni. In questo caso, la distensione addominale, la palpazione transrettale e le immagini ecografiche anomale hanno portato alla diagnosi, che è stata poi confermata al momento del parto. Sarebbe stato possibile eseguire un’amniocentesi ecoguidata e un’allantoidectomia per differenziare i fluidi in base alla loro composizione biochimica.
I desideri iniziali del proprietario riguardo alla gestione della cavalla e del feto hanno complicato il processo decisionale in questo caso. Preso atto che si trattava di una gestazione ad alto rischio, la cavalla è stata monitorata attentamente e al momento del parto è stata avviata una fluidoterapia che ha contribuito a controllare lo shock che si è verificato rapidamente.
Poiché il proprietario desiderava rimettere la cavalla in riproduzione, le è stata attribuita una prognosi più sfavorevole rispetto a quella che si sarebbe avuta se si fosse proceduto prima a un drenaggio lento e all’induzione del parto. La gestione della madre è diventata quindi più importante di quella del puledro, soprattutto perché a meno di 300 giorni di gestazione le probabilità di sopravvivenza erano basse.
Bibliografia
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