Un viaggio all’interno del mondo felino è quello che propone la serie di cinque webinar organizzati da AIVPA (Associazione Italiana Veterinari Piccoli Animali) in collaborazione con Schesir. Si tratta di eventi formativi gratuiti aperti anche ai non soci, attraverso i quali, grazie all’aiuto di esperti del settore, vengono approfonditi argomenti dedicati alla salute nutrizionale del gatto e alle principali patologie che lo riguardano.
Durante il primo incontro si è parlato di “nutrizione clinica e comportamento alimentare felino”1. L’evento, moderato dal dott. Stefano Merlo (presidente AIVPA), ha avuto per relatore il dott. Diego Rendini (medico veterinario comportamentalista, socio onorario AVEC – Associazione di Veterinari Esperti in Comportamento Animale, membro della Commissione della Regione Piemonte per la Terapia e le Attività Assistite con Animali (IAA), e referente per le consulenze comportamentali presso l’Ospedale Didattico Veterinario, Università di Torino).
Comportamento e alimentazione
Il gatto è un cacciatore solitario, con un profilo comportamentale a sé stante che, al contrario di quanto avviene per il cane, non può rientrare nella definizione di “animale sociale”. Si tratta di un individuo che divide gli studiosi: definito “relazionale o sociale facoltativo”, ogni soggetto sceglie se relazionarsi con conspecifici, oppure se portare avanti una vita completamente solitaria, senza mai interagire con altri gatti; questo fa sì che abbia delle caratteristiche che lo rendono sensibile alla presenza di altri conspecifici nel territorio.
L’essere un predatore solitario influenza l’assunzione di cibo. I felini presentano infatti un’autoregolazione anche finalizzata a mantenere un corpo performante per cacciare e ciò avviene tramite il consumo di numerosi micro-pasti nell’arco delle 24 ore, anche 15-20, che solitamente non condivide con i propri simili. Predilige alimentarsi di notte/alba/tramonto e identifica diversi punti nel suo territorio in cui dedicarsi alla caccia e al consumo del pasto.
Routine e prevedibilità sono due elementi preziosi per il benessere psicofisico dei gatti, che dev’essere assicurato già dal medico generalista, non solo dal comportamentalista. Uno schema irregolare di alimentazione, illuminazione, riscaldamento, pulizia e contatto sociale aumenta i comportamenti legati allo stress, predisponendo l’animale alla manifestazione di alterazioni comportamentali come, ad esempio, la tendenza ad essere più facilmente eccitabile, a nascondersi, a isolarsi, a una riduzione del comportamento esplorativo.
A livello fisiologico si possono avere alterazioni del cortisolo urinario e spesso cominciano a manifestarsi patologie delle basse vie urinarie, come le cistiti, o della cute, come l’alopecia. Uno studio2 ha evidenziato che un’alterazione della routine può aumentare del 60% le minzioni e di quasi dieci volte la defecazione fuori dalla lettiera.
Un altro elemento importante che può generare frustrazione nei gatti domestici è la dissociazione del comportamento della caccia da quello alimentare. In natura, infatti, i tentativi di predazione sono spesso infruttuosi e attendere la sensazione della fame come stimolo al procacciamento del cibo sarebbe una strategia filogeneticamente inefficace. È perciò importante che l’animale possa dedicarsi alla caccia anche nel momento in cui non sente l’esigenza di alimentarsi.
Proprio per questo, soddisfare la fame non equivale a soddisfare automaticamente il bisogno di cacciare e, di conseguenza, in ambiente domestico il felino non riesce a essere appagato dalla semplice ingestione del cibo, per quanto esso possa essere somministrato in tanti piccoli pasti. Il mancato appagamento dovuto a questa dissociazione potrebbe indurre uno stato di stress cronico.
Quando il cibo è in abbondanza, inoltre, un gatto selvatico conserva le sue prede in luoghi che ritiene sicuri (sottoterra, sotto cumuli di foglie, ecc.), azione che a volte viene intrapresa anche dai felini domestici liberi. Da qui nasce l’errata convinzione che le prede introdotte in casa e “mostrate” ai familiari siano dei regali: non è così, in quanto il gatto ha semplicemente portato il cibo nell’area del suo territorio deputata alla consumazione del pasto, anche se ovviamente da parte dei proprietari si avranno una serie di rinforzi volontari o involontari e quello può diventare un rituale da riproporre, soprattutto se ha soddisfatto il suo bisogno di cacciare.

Per i gatti d’appartamento, tuttavia, che non possono andare in giardino o in strada, tutto questo è difficile da attuare e la conseguenza è il trovare sfogo in attività sostitutive come, ad esempio, graffi e morsi a scapito dei proprietari o degli altri animali conviventi.
Sequenza del comportamento alimentare e preferenze
Gli elementi che costituiscono la sequenza del comportamento alimentare del gatto sono:
- ricerca e identificazione tramite vista e olfatto;
- ulteriore selezione tramite l’olfatto;
- prensione attraverso il tatto, con una masticazione che può essere quasi assente;
- valutazione del gusto, tramite il quale può svilupparsi un maggiore o minore interesse alla deglutizione;
- digestione, con sensazione di appagamento o avversione, in base alla quale il gatto potrà, nelle volte successive, mostrare ulteriore interesse verso quel tipo di alimento o verso quel tipo di preda.

Si tratta, quindi, di una sequenza che prevede diverse fasi, ma quali sono gli alimenti che un gatto predilige? L’allattamento è il momento in cui si sviluppano le preferenze in funzione della composizione del latte materno. Da punto di vista medico, questo è un ottimo periodo per indirizzare il gattino nella scelta di alcuni alimenti considerati più adatti per il suo benessere fisico e mentale, attuale e futuro. Un gattino la cui madre mangia della frutta, ad esempio, al momento dello svezzamento preferirà la frutta alla carne cruda.
Il concetto è quello di imitazione sociale: la madre è presa come riferimento sotto molti punti di vista, non ultimo quello eliminatorio.
In qualità di medici veterinari, è necessario porre la giusta attenzione sui prodotti che consigliamo al proprietario che ha un gattino o una gatta in gravidanza, perché gettiamo le basi per le preferenze alimentari future
dott. Rendini, medico veterinario comportamentalista
Alterazioni del comportamento alimentare
In alcuni casi i gatti vengono descritti dai proprietari come interessati esclusivamente a un unico tipo di alimento, impossibile da cambiare altrimenti smette di mangiare, mentre in altri casi è molto difficile riuscire a trovare un cibo che si incastri con le preferenze del felino e quindi va periodicamente sottoposto a nuove varianti, in modo da stimolarlo. Fortunatamente le situazioni non sono sempre così estreme, esistono vie di mezzo, ma in questi casi il medico veterinario è chiamato a intervenire per cercare di risolvere il problema.
Sicuramente è necessario ricorrere a soluzioni per rendere più appetibile un certo cibo, ma è fondamentale ricordare di prendersi cura del microbiota del tratto intestinale. Esso, infatti, è in grado di preservare la salute psicofisica del gatto: può regolare tutti i processi digestivi, il sistema immunitario ed è in grado di influenzare l’attività di alcuni neurotrasmettitori favorendone o riducendone l’assorbimento, influenzando soprattutto i loro precursori (es. triptofano per la serotonina). Quindi è importante che già da piccoli i felini possano essere esposti a una grande varietà di alimenti per stimolare la capacità di adattarsi ai cambiamenti.

Alcuni studi dimostrano che con l’avanzare dell’età nel gatto comincia a presentarsi un aumento dell’inappetenza, che porta a malnutrizione e a tutte le conseguenze del caso. Uno studio del 20223, pubblicato sul Journal of Veterinary Behavior, si è occupato in particolare di determinare se la temperatura del pasto di cibo umido influenzasse la preferenza alimentare dei gatti domestici anziani (> 7 anni) e ha dimostrato che effettivamente la temperatura a cui viene servito il cibo può influenzare questo aspetto.
Scaldare il cibo vuol dire aumentarne l’appetibilità, in quanto vengono indotte variazioni del profilo volatile del prodotto che lo rendono più desiderabile. Attenzione, però, all’eccesso di cottura, che danneggia il cibo e ne riduce l’apporto nutritivo. I dati emersi hanno evidenziato come la temperatura ideale sia simile a quella corporea, circa 37 °C, verosimilmente perché potrebbe esserci una correlazione con la temperatura alla quale le prede verrebbero consumate in natura.
Alcune alterazioni del comportamento si manifestano con un’alterata assunzione di cibo. Si può andare dall’iporessia all’anoressia, in casi di depressione acuta, stati fobici o ansiosi (es. visita dal medico veterinario), fino alla bulimia in caso di depressione cronica (es. per uno stress che va avanti da mesi o anni come nel caso delle convivenze forzate), o HS-HA, in cui i gatti, al contrario di ciò che fanno normalmente, ingeriscono senza autolimitarsi. Anche dal punto di vista del consumo d’acqua possono esserci variazioni in aumento (es. stato ansioso permanente) o in diminuzione (es. depressione acuta).
Comportamento alimentare associato all’aggressività
Come già anticipato, soggetti che non possono dedicarsi all’attività predatoria possono ridirigere la loro attività, con comportamenti di tipo aggressivo, sui proprietari o sugli altri animali conviventi. L’aggressività può essere anche di tipo territoriale, per proteggere una risorsa (cibo/ciotola), tuttavia i gatti sono solitamente abbastanza tolleranti e quindi questo dev’essere considerato un campanello d’allarme.
A volte, infatti, soprattutto in gatti tendenzialmente mansueti, quando si nota che qualcosa si discosta da quello che è il profilo comportamentale normale, significa che nella mente di quel gatto qualcosa sta cambiando, e ciò può essere legato a fattori ambientali di stress ma anche allo sviluppo di una patologia organica sottostante, ad esempio reazioni avverse al cibo. Quindi è importante da parte dei familiari e soprattutto del medico individuare il malessere alla base dello stress che esita nel comportamento aggressivo.
Una delle alterazioni comportamentali che a volte presentano i gattini di oltre 12 settimane di età è rappresentata dalla suzione non fisiologica. Si tratta di un comportamento che può essere indirizzato sugli altri individui in caso di patologie legate a un’alterata omeostasi sensoriale (ad esempio il gattino non è in equilibrio con l’ambiente circostante perché non riesce ad adattarsi ai proprietari che non creano un ambiente favorevole, senza routine e prevedibilità) o, meno frequentemente, a depressione cronica. Può essere indirizzato anche su tessuti (es. coperte) che a volte possono anche essere ingeriti (es. in caso di patologie legate ad alterazione dell’omeostasi sensoriale o ad uno stato ansioso permanente).
Per quanto riguarda i soggetti in sovrappeso o obesi, attenzione agli errori di gestione: solitamente la prima cosa che viene fatta è quella di ridurre il numero dei pasti e ridurre la quantità di cibo di mantenimento. Questa non è la soluzione, anzi, così facendo si rischia di indurre ricerca spasmodica di cibo, di causare carenze nutrizionali e di intensificare le tensioni tra gatti che convivono. Andrebbe invece selezionato un tipo di alimento adatto a far perdere peso assicurandosi di somministrarlo nelle dosi opportune.
Il tipo di ciotola influenza il comportamento alimentare
Nella maggior parte dei casi le ciotole vengono proposte senza considerare materiali e dimensioni, ma anche questo può influire sul comportamento del gatto. Usare ciotole molto piccole e profonde fa sì che durante la prensione dell’alimento il gatto sbatta di continuo le vibrisse sui bordi, causando fastidio e rendendolo meno appagato da quel tipo di situazione.
Per quanto riguarda il tipo di materiale, ceramica o simili sono ottime scelte a patto che non presentino crepe all’interno delle quali il cibo potrebbe accumularsi, irrancidire e rendere poco piacevole l’assunzione dell’alimento.
In linea di massima il consiglio è quello di utilizzare ciotole molto più grandi, almeno 20 cm, in materiale non trasparente e non riflettente e, soprattutto in caso di gatti insicuri impauriti dai rumori, sarebbe bene che fossero appoggiate su un tappetino in modo tale che nel caso dovessero spostarsi durante il pasto, questo non generi alcun suono, altrimenti potrebbe crearsi un’associazione tra quel suono fastidioso e il fatto di andare a mangiare e questo potrebbe portare alcuni gatti a tenersi lontani dalle ciotole.
dott. Rendini, medico veterinario comportamentalista
Per quanto riguarda la disposizione all’interno dell’abitazione, le ciotole andrebbero sicuramente lontano dalle lettiere, dando così ai gatti la possibilità di ricreare una gestione del territorio simil-naturale, suddividendo l’ambiente in vari campi di attività. I punti di alimentazione dovrebbero essere sparsi per tutta la casa e in zone periferiche, in modo da garantire un po’ di privacy. Quest’ultimo è uno dei motivi per cui, a volte, i gatti prendono il cibo e lo portano altrove.
Un’altra spiegazione potrebbe essere il mancato gradimento del materiale con cui è fatta la ciotola: nel caso della plastica, ad esempio, potrebbe essere troppo porosa e aver assorbito sostanze organiche del cibo precedente. Anche non lavare accuratamente o lavare la ciotola con un prodotto molto aggressivo, profumato, di cui rimane traccia sul fondo, potrebbe essere un deterrente al consumo del pasto.
L’acqua dovrebbe essere posizionata lontana dal cibo, ma su questo esistono pareri discordanti. Per quanto riguarda le dimensioni, sembrerebbero più gradite ciotole di dimensioni ridotte e non molto profonde. Per quanto riguarda l’uso dei dispenser, infine, che siano automatici o interattivi risultano molto utili. Infatti, da un lato il gatto viene appagato perché deve ingegnarsi per ottenere il cibo e quindi è come se stesse predando, e dall’altro viene anche assicurato un minimo di attività fisica (posizionarli in luoghi sopraelevati sarebbe una soluzione ancora migliore in modo da dare tridimensionalità agli spazi in cui muoversi), oltre che mentale, e questo non può che essere un punto a favore per il benessere psico-fisico dei felini.

- 9/10/2024: Focus sulla nutrizione felina – Nutrizione clinica e comportamento alimentare felino; percorso integrato. Organizzato da AIVPA. ↩︎
- Stella JL, Lord LK, Buffington CA. Sickness behaviors in response to unusual external events in healthy cats and cats with feline interstitial cystitis. J Am Vet Med Assoc. 2011;238(1):67-73. doi: 10.2460/javma.238.1.67. ↩︎
- Eyre R, Trehiou M, et al. Aging cats prefer warm food. Journal of Veterinary Behavior, 2022;47:86-92. ↩︎