Responsabile di gastroenteriti a carattere epidemico, sebbene la maggior parte delle segnalazioni di norovirosi umana si riferiscano a infezioni asintomatiche, il norovirus è documentato in diverse specie animali terrestri e acquatiche. Ma qual è la sua importanza nell’ambito delle malattie trasmesse dagli alimenti (MTA)? Norovirus, dal 1968 I norovirus, virus a RNA lineare a singolo…

Responsabile di gastroenteriti a carattere epidemico, sebbene la maggior parte delle segnalazioni di norovirosi umana si riferiscano a infezioni asintomatiche, il norovirus è documentato in diverse specie animali terrestri e acquatiche. Ma qual è la sua importanza nell’ambito delle malattie trasmesse dagli alimenti (MTA)?

Norovirus, dal 1968

I norovirus, virus a RNA lineare a singolo filamento positivo furono identificati come ceppi prototipi nel 1968 a Norwalk, in Ohio (USA), e studiati e classificati nella famiglia Caliciviridae, genere Norovirus a partire dagli anni ‘90. Sono stati identificati 10 genogruppi, da GI a GX: i ceppi umani ricadono nei genogruppi GI e GII, mentre i ceppi suini più frequenti appartengono ai genogruppi GII.11, GII.18 e GII.16.

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Rappresentazione grafica-3D di un norovirus. © Tatiana Shepeleva – shutterstock.com

La prima segnalazione della presenza di norovirus nel suino risale al 1997. Da allora sono stati effettuati 49 studi sul norovirus in questa specie, 6 dei quali in Italia. La prevalenza in Asia e in Europa sembra comparabile (5,5%-6%), mentre in Nord America sembra leggermente più elevata (circa 9%).

Nuovi dati dall’IZSVe

I norovirus rappresentano il 5,8% di tutti gli outbreak di malattia alimentare e causano il 15% dei casi umani di gastroenterite e il 3,5% delle ospedalizzazioni. Per questo è in corso un’attività di ricerca volta sia al miglioramento degli strumenti diagnostici di caratterizzazione genetica sia ad approfondire le conoscenze sul complesso ciclo epidemiologico di questi virus.

Un webinar1 organizzato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha illustrato le risultanze delle diagnosi di norovirus, i dati ottenuti, le attività in ambito umano, mettendo in evidenza le criticità osservate, nonché l’importanza e le potenzialità di un approccio diagnostico integrato in una visione One Health.

Le malattie trasmesse dagli alimenti (MTA) stanno subendo modificazioni epidemiologiche, sia a causa dei cambiamenti delle abitudini alimentari, con l’aumento nel consumo di prodotti poco trattati e poco processati e quindi più facilmente contaminati, sia per il potenziamento del commercio internazionale. Partendo da questi presupposti, ci si domanda se non diventi necessario ricercare la presenza di norovirus non solo nelle matrici più tradizionali, ma anche nel suino.

Norovirus nell’allevamento suinicolo

Maria Serena Beato (IZS Umbria e Marche) ha illustrato i risultati delle ricerche effettuate in IZS per valutare la circolazione di norovirus all’interno degli allevamenti suinicoli. La ricerca si è concentrata sul genotipo GII, il cui spettro d’ospite comprende sia il suino che l’uomo, con lo scopo di effettuare una sorveglianza delle infezioni da norovirus nel suino attraverso lo sviluppo di un metodo molecolare per la rilevazione del virus nei campioni di feci, il sequenziamento sui campioni positivi, l’analisi filogenetica, la sorveglianza sierologica in allevamento.

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Le aree territoriali di maggiore densità suinicola sono uno dei punti cardine del progetto di monitoraggio nei confronti del norovirus. © Dusan Petkovic – shutterstock.com

Le percentuali maggiori di positività negli ingrassi e nei siti di riproduzione degli allevamenti suini in Veneto (2018-2019) sono state rilevate nelle aree più densamente popolate da suini, che quindi devono essere monitorate perché potrebbero diventare hotspot di ricombinazione virale.

Nella popolazione suina italiana circolano due genotipi (GII.P11 e GII.P18).

Tossinfezioni da norovirus in Veneto

I Decreti base per la segnalazione delle malattie infettive sono il DM 15 dicembre 1990, che suddivide le malattie in 4 classi e determina le modalità di notifica e gli attori coinvolti, e il DL 7 marzo 2022, che informatizza il processo, elimina il concetto di classe ma associa una priorità a ogni malattia e determina il flusso di segnalazione con diritti e doveri degli attori coinvolti.

Come riportato dalla dott.ssa Debora Ballarin (Direzione Prevenzione, Sicurezza alimentare, Veterinaria Regione Veneto) la Regione Veneto ha deciso di avvalersi di un proprio sistema informativo con, ad esempio, l’integrazione in unica piattaforma delle sorveglianze speciali.

I norovirus costituiscono uno tra gli agenti più diffusi di gastroenterite acuta di origine non batterica (sovente autolimitante), nonché l’agente associato al maggior numero di casi di focolai umani. Sono virus altamente contagiosi e la trasmissione, principalmente per via oro-fecale, può avvenire attraverso il consumo di cibo o acqua contaminati o direttamente da persona a persona.

Nel 2021 sono stati registrati 4.005 focolai di origine alimentare nell’Unione Europea, con un aumento del 29,8% rispetto al 2020 e si stima che il norovirus causi quasi 15 milioni di casi di malattie diarroiche all’anno. La frequenza tra la popolazione è probabilmente sottostimata a causa di una serie di fattori, tra cui la difficoltà nell’individuare i casi che provocano sintomatologia lieve e la sotto-indagine sui casi di malattia.

L’indagine sui casi di MTA nella Regione Veneto del 2023, con riferimento al 2022, ha rilevato una media regionale di 51 campioni positivi per norovirus ogni 1.000 campioni analizzati.

Norovirus negli alimenti

Antonia Anna Lettini (IZSVe) ha fatto riferimento, nella sua relazione, alle norme e alle criticità dei metodi per la ricerca del norovirus da alimenti e superfici. Il metodo ISO utilizzato è un metodo molecolare qualitativo il cui campo di applicazione è ristretto a frutti di bosco, vegetali a foglia e a bulbo, acqua in bottiglia, molluschi bivalvi e superfici alimentari. Non esiste, infatti, un metodo condiviso e robusto che consenta la ricerca di norovirus, ad esempio, in preparazioni gastronomiche o in prodotti della pesca diversi dai molluschi.

Epidemiologia delle norovirosi

Ernesto Pascotto, Referente per le zoonosi e tossinfezioni alimentari, Servizi Veterinari, AULSS 2 Marca Trevigiana, ha evidenziato che la norovirosi, al contrario di molte altre tossinfezioni, ha focolai tendenzialmente invernali, alimentati forse per la maggior parte attraverso aerosol (il vomito crea un aerosol ad alto contenuto di particelle virali che penetrano nella mucosa orale o contaminano le superfici), e da una dose infettante estremamente ridotta (manipolazione degli alimenti), oltre alla prolungata dispersione di particelle virali da parte dei soggetti asintomatici, all’estrema resistenza nell’ambiente (acqua, superfici), all’elevata variabilità genetica correlata a cross-immunità incerta, e al fatto di non indurre memoria immunitaria persistente.

D’altro canto, il tempo di incubazione molto breve (12-48 ore) è di aiuto nell’indagine epidemiologica durante un focolaio. Date le particolarità della trasmissione mista dei norovirus, in caso di focolaio occorre distinguere i contagi di tipo alimentare da quelli di origine interpersonale. In caso di MTA, la sintomatologia è caratterizzata da evoluzione temporale esplosiva e sincrona, con un tasso di attacco elevato e la compresenza di altri virus con cicli biologici simili. Inoltre, ci si trova in presenza di alimenti a rischio. Se il contagio è interpersonale, invece, l’evoluzione è intermittente, il tasso di attacco è basso, si rileva un unico genogruppo o genotipo virale e sono assenti alimenti a rischio.

Le ricerche dell’IZSVE

Letizia Ceglie, Francesca Scolamacchia, Mery Campalto e Lara Cavicchio hanno presentato alcune ricerche che l’IZSVe ha portato avanti per sviluppare metodi di identificazione e caratterizzazione del norovirus nella popolazione suina e per caratterizzare i norovirus rilevati negli allevamenti suinicoli del Veneto. Le specie suscettibili sono rappresentate dall’uomo (soprattutto giovani e anziani con patologie concomitanti) suini, bovini, pet e animali selvatici.

I norovirus sono responsabili di casi sporadici e focolai riscontrati specialmente all’interno di comunità, come scuole, asili, case di cura, ecc. Sembra vi sia una maggiore resistenza all’infezione nei soggetti di gruppo sanguigno B.

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Le scuole sono uno dei luoghi più colpiti dai focolai di norovirosi.
© Inside Creative House – shutterstock.com

Le motivazioni che hanno spinto l’IZSVe ad effettuare queste ricerche risiedono nella scoperta di genotipi patogeni anche per l’uomo in alcune aziende suinicole da ingrasso nel Veneto e nel fatto che sia emersa una ridotta sensibilità dei protocolli diagnostici per la rilevazione dei norovirus del suino e una scarsa applicabilità dei sistemi utilizzati per la loro caratterizzazione, oltre alla scarsità di sequenze dei norovirus di origine suina depositate nelle banche dati genomiche.

Il progetto ha dunque l’obiettivo di sviluppare protocolli di preparazione, concentrazione e conservazione di campioni fecali, sviluppare e validare protocolli RT-PCR per l’identificazione di norovirus suini e di origine umana, e sviluppare protocolli di sequenziamento. Inoltre si intende effettuare uno studio sulla circolazione di norovirus suini in Veneto mediante campionamento probabilistico.

I risultati dello screening hanno evidenziato che la Provincia con il maggior numero di pool positivi in valore assoluto è Treviso, mentre la Provincia di Vicenza presenta la maggior percentuale di positività (50%). È interessante notare che il 20,5% dei soggetti con pool di feci positive non presentava sintomi gastroenterici.

Norovirus e sicurezza alimentare

Nel campo della sicurezza alimentare, la ricerca dei norovirus è regolamentata da una procedura che ha un limitato campo di applicazione. Tuttavia, un miglioramento delle strategie di controllo e di monitoraggio da applicare alla sanità pubblica in un’ottica One Health è auspicabile, in quanto il soggetto asintomatico infetto può costituire fonte di diffusione dell’infezione.

La comprensione degli eventi di ricombinazione tra ceppi umani e animali che possono generare nuove varianti virali permette la conoscenza delle dinamiche evolutive del virus nell’ospite suino e fornisce le basi necessarie per un’attenta vigilanza e l’implementazione di adeguate misure preventive. La limitata disponibilità di dati e sequenze nei database pubblici riguardanti i norovirus nella popolazione suina italiana ed europea costituisce dunque un ostacolo da superare sviluppando strategie standardizzate di sequenziamento con conseguente arricchimento del database.

  1. 18/4/24. “Norovirus nella popolazione suina: è una reale minaccia per l’uomo?”. Organizzato dall’IZSVe. ↩︎

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