Il nibbio reale (Milvus milvus) e il nibbio bruno (Milvus migrans) sono due specie di rapaci diurni appartenenti alla famiglia degli Accipitridi, presenti nel territorio italiano con popolazioni distinte per distribuzione e abitudini ecologiche. Entrambi rivestono un ruolo cruciale negli ecosistemi, contribuendo al controllo delle popolazioni di piccoli mammiferi e uccelli, nonché alla rimozione delle carcasse, prevenendo la diffusione di malattie.
Nibbio: distribuzione e status delle popolazioni
Il nibbio reale è una specie endemica dell’Europa e in Italia la sua popolazione nidificante si concentra prevalentemente nelle Regioni centro-meridionali, con nuclei importanti in Basilicata, Abruzzo, Molise e Calabria. È una specie parzialmente migratoria: le popolazioni dell’Europa centrale, settentrionale e orientale lasciano le aree di nidificazione nel periodo autunnale e migrano verso ovest e verso sud (nella Penisola iberica, in Italia e sino alla Turchia).
In passato, la specie ha subito un declino significativo a causa della perdita di habitat e dell’avvelenamento da pesticidi, ma recenti programmi di conservazione hanno favorito un leggero recupero delle popolazioni.
Il nibbio reale si ciba in larga parte di carcasse e la sua dieta comprende prevalentemente piccoli mammiferi (come topi, arvicole e conigli selvatici), anfibi, invertebrati (gli sono molto graditi i lombrichi e gli insetti) e piccoli uccelli (inclusi giovani di gazze e cornacchie). A causa della costituzione anatomica delle zampe e del becco, poco robusti, riesce a catturare solo prede vive di piccole dimensioni; questa specie, inoltre, non disdegna i rifiuti.

Il nibbio bruno, più adattabile e diffuso, ha una distribuzione più ampia ed è presente su quasi tutto il territorio italiano, con una maggiore concentrazione nelle Regioni settentrionali e lungo le principali vie migratorie. Questa specie si distingue per la capacità di sfruttare ambienti antropizzati, comprese discariche e aree agricole, che rappresentano importanti fonti alimentari; la sua dieta, infatti, è molto varia.

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Ruolo ecologico e biodiversità
Il nibbio svolge un’importante funzione ecologica nel mantenimento degli equilibri naturali. Il nibbio reale, in particolare, predilige ambienti semi-aperti con pascoli e boschi a mosaico, mentre il nibbio bruno mostra una maggiore plasticità ecologica, frequentando anche ambienti urbani e discariche. Recenti studi hanno evidenziato un’interazione ecologica tra le due specie, con fenomeni di segregazione spaziale e temporale per la riduzione della competizione.

In Italia centrale, ad esempio, è stato osservato che il nibbio reale predilige le aree agricole tradizionali e i pascoli, mentre il nibbio bruno sfrutta più frequentemente le discariche e le zone periurbane.
Due specie soggette a minacce
Entrambe le specie affrontano diverse minacce, tra cui:
- perdita e frammentazione degli habitat, a causa dell’espansione urbana e della trasformazione del paesaggio agricolo;
- avvelenamento accidentale e deliberato, spesso legato all’uso di rodenticidi e bocconi avvelenati per il controllo dei predatori;
- collisioni con infrastrutture antropiche, come linee elettriche e impianti eolici, che rappresentano un pericolo crescente;
- riduzione delle risorse trofiche, dovuta a cambiamenti nella gestione del territorio e alla scomparsa delle pratiche di allevamento tradizionali che favorivano la disponibilità di carcasse.
I casi di avvelenamento
L’avvelenamento rappresenta una delle principali cause di mortalità per i nibbi in Italia. Esistono due tipi principali di avvelenamento:
- avvelenamento secondario: causato dall’ingestione di prede che hanno accumulato rodenticidi anticoagulanti o altre sostanze tossiche utilizzate in agricoltura e per il controllo dei roditori;
- avvelenamento deliberato: derivante dalla pratica illegale dell’uso di bocconi avvelenati per eliminare predatori opportunisti come volpi, lupi e cani randagi, con effetti collaterali devastanti per i rapaci.
Negli ultimi anni, il numero di casi di avvelenamento è stato monitorato grazie a progetti di sorveglianza e al coinvolgimento di enti come ISPRA, Legambiente e associazioni faunistiche regionali. Le analisi tossicologiche sui campioni prelevati da esemplari trovati morti hanno rivelato alte concentrazioni di sostanze chimiche pericolose come il carbofurano, un pesticida altamente tossico, e i rodenticidi di seconda generazione.
Un caso emblematico è quello della popolazione di nibbi reali in Toscana e Lazio, dove si sono registrati eventi di mortalità di massa legati all’uso di veleni illegali. Per contrastare questo fenomeno, sono stati attivati protocolli di emergenza con squadre cinofile addestrate per il rilevamento di bocconi avvelenati, oltre a campagne di sensibilizzazione per dissuadere gli agricoltori dall’uso indiscriminato di sostanze tossiche.
Interazione con l’uomo e impatto delle attività antropiche
L’interazione tra i nibbi e le attività umane è complessa e influenzata da diversi fattori. Mentre il nibbio bruno si è adattato meglio alle modificazioni ambientali, il nibbio reale risente maggiormente delle trasformazioni del paesaggio. Il degrado degli habitat, dovuto alla conversione di terreni agricoli in aree industriali e urbanizzate, ha infatti ridotto le zone idonee alla nidificazione.
Le discariche poi, se da un lato forniscono una fonte alimentare, dall’altro possono esporre gli uccelli a contaminanti chimici e tossici. Studi recenti hanno inoltre dimostrato come l’accumulo di metalli pesanti e di residui chimici nelle prede dei nibbi possa avere effetti negativi sulla loro sopravvivenza e capacità riproduttiva.
L’elettrocuzione e le collisioni con linee elettriche rappresentano un altro problema significativo. Alcuni progetti di mitigazione prevedono l’isolamento delle linee elettriche ad alta tensione e la creazione di posatoi sicuri per i rapaci.
Inoltre, l’espansione degli impianti eolici in Italia ha sollevato preoccupazioni per il rischio di collisione e avviato iniziative che mirano a rendere più sicuri i parchi eolici attraverso il monitoraggio della presenza dei rapaci e la regolazione delle turbine in base ai movimenti della fauna selvatica.
Progetti di conservazione
Numerosi progetti di conservazione sono stati avviati in Italia per tutelare queste specie, tra cui:
- programmi di reintroduzione e restocking (con rilascio di individui provenienti da allevamenti in cattività o da altre popolazioni europee) come quelli attuati in Toscana e Marche per il nibbio reale;
- sensibilizzazione ed educazione ambientale, per ridurre le pratiche di avvelenamento e favorire la coesistenza tra le attività umane e i rapaci;
- monitoraggi e censimenti, per valutare lo stato di salute delle popolazioni e pianificare interventi mirati.
Tra gli altri, il progetto Life rete Natura 2000 ha svolto un ruolo fondamentale nella tutela del nibbio. Principale strumento dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità, il programma prevede la protezione degli habitat e delle specie a rischio, istituendo Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) che garantiscono ambienti idonei alla nidificazione e alla sosta dei rapaci.
In Italia, il monitoraggio delle popolazioni di nibbio rientra nei protocolli di sorveglianza di Natura 2000, con studi basati su censimenti a lungo termine e il tracciamento GPS degli individui. Queste attività, condotte in collaborazione tra enti pubblici, università e associazioni ambientaliste, permettono di raccogliere dati preziosi sulla distribuzione, sulle rotte migratorie e sulle minacce principali che interessano queste specie.
Un caso significativo è rappresentato dal monitoraggio del nibbio reale nelle aree protette dell’Italia centrale e meridionale, dove vengono impiegati rilevamenti diretti e fototrappole per valutare il successo riproduttivo e il tasso di sopravvivenza. Inoltre, l’uso di dispositivi di telemetria satellitare consente di seguire gli spostamenti degli esemplari e di individuare eventuali criticità legate alla perdita di habitat e alla presenza di pericoli antropici.
Progetti di reintroduzione e successi nella conservazione
Uno dei progetti di maggior successo riguarda la reintroduzione del nibbio reale in Toscana, che ha permesso il ritorno della specie dopo decenni di assenza come nidificante. Questo progetto, supportato da fondi europei e dalla collaborazione con associazioni locali, ha permesso la liberazione di esemplari provenienti da altri Paesi, con un monitoraggio costante della loro sopravvivenza e riproduzione.
In Basilicata e Calabria, programmi di tutela mirano alla protezione dei siti di nidificazione: attraverso l’istituzione di ZPS vengono limitate le attività potenzialmente dannose come la caccia e l’uso di pesticidi.
Le prospettive future includono l’ampliamento dei programmi di ripopolamento, l’incremento delle aree protette e il miglioramento delle politiche di gestione delle risorse naturali.
Inoltre, lo sviluppo di nuove tecnologie di monitoraggio, come il tracciamento GPS e l’uso di droni per l’osservazione delle popolazioni, potrebbe offrire strumenti più efficaci per la ricerca e la conservazione.
La tutela del nibbio rappresenta un obiettivo di conservazione della fauna selvatica e anche un indicatore della qualità degli ecosistemi italiani. Proteggere questi rapaci significa preservare un patrimonio naturale fondamentale per il nostro territorio e per le generazioni future.