Nei Paesi occidentali l’obesità è la patologia nutrizionale più diffusa negli animali da compagnia e in Italia, pur mancando un dato recente ufficiale, si stima che almeno il 60% dei felini domestici “cittadini” che vengono portati in un ambulatorio sia in sovrappeso.
Far dimagrire un gatto per riportarlo al suo peso forma, però, può essere una vera sfida per il medico veterinario ed è per questo che AIVPA (Associazione Italiana Veterinari Piccoli Animali), nel terzo incontro1 del ciclo di webinar dedicati all’alimentazione e alla salute dei gatti moderato dalla dott.ssa Maria Paola Cassarani, ha approfondito l’argomento insieme alla dott.ssa Liviana Prola (medico veterinario nutrizionista, PhD, dipl. ECVCN).
Come approcciare il paziente obeso
Nella gestione del dimagrimento è importante tenere conto di vari fattori. Se è vero che nel gatto il primo fattore di rischio è la castrazione, è altrettanto vero che una comunicazione poco chiara con il proprietario può essere alla base dell’inefficacia del processo terapeutico.

Riguardo alla castrazione si è discusso molto sulle possibili motivazioni che portano all’aumento di peso: inizialmente quest’ultimo era stato imputato a una modifica dell’assetto ormonale in cui si riduce il dispendio energetico dell’animale a riposo, ma che non trova corrispondenza nella riduzione delle quantità di alimento. In sostanza, dopo l’intervento il paziente continua ad essere alimentato tanto quanto prima, anche se il suo fabbisogno energetico è cambiato.
Nel 2007, invece, uno studio neozelandese2 ha dimostrato che la sterilizzazione induce nel paziente un aumento della fame e ciò complica non poco la gestione. A questo punto non si tratta più soltanto di ridurre il quantitativo di cibo; è necessaria una gestione multifattoriale che comprenda sicuramente una modifica della dieta e dello stile di vita (molto più semplice da realizzare nel cane) ma, prima di tutto, un’appropriata comunicazione con la famiglia.
“Una delle domande che spesso mi pongono è: il mio gatto è davvero in sovrappeso?”, ha spiegato la dott.ssa Prola, “questo perché normalmente il proprietario, soprattutto nel caso di gatti, ha instaurato delle abitudini borderline”.
dott.ssa Liviana Prola (medico veterinario nutrizionista, PhD, dipl. ECVCN)
Il sovrappeso può rendere la vita del paziente più breve e predisporlo a diversi disordini di carattere clinico: problemi ortopedici (57%), cardiovascolari, respiratori, endocrino/metabolici (ad es. diabete), dermatologici (40%), oncologici, riproduttivi e anestesiologici.
Le cattive abitudini da parte dei proprietari
Tra le errate abitudini dei proprietari di gatti ci sono:
- stimolare e poi soddisfare gusti alimentari per cibi altamente appetibili;
- non prendere in considerazione le calorie derivanti dai fuoripasto;
- incoraggiare l’appetito come segno di buona salute;
- fornire cibo come palliativo per il gatto quando viene lasciato solo;
- fornire cibo al posto di gioco ed esercizio fisico.

Tutti questi aspetti sono stati valutati in uno studio di concerto tra medici veterinari e psicologi tedeschi da cui è emerso che nutrire l’animale stimola il rapporto comunicativo. I proprietari di animali in sovrappeso passano più tempo, rispetto ai proprietari di pet normopeso, a guardare l’animale mentre mangia. Inoltre, spesso i proprietari non considerano il sovrappeso o l’obesità come una patologia e, di conseguenza, non sono consci del rischio reale di perdere i loro animali.
La dieta nel gatto obeso
La restrizione calorica è l’unico elemento di tipo nutrizionale che finora si è dimostrato utile ad aumentare l’aspettativa di vita di un animale. Il sovrappeso del gatto è definito come uno squilibrio, per prolungato periodo di tempo, tra apporto energetico e fabbisogni. L’apporto energetico può aumentare per eccesso di cibo, elevata appetibilità e aumento della fame; il calo dei fabbisogni può essere dovuto a castrazione, sedentarietà, età, predisposizione genetica. L’obiettivo del trattamento è il raggiungimento del peso ideale dell’animale e il suo mantenimento per il resto della vita: questo nel gatto è lo step più difficile.
Il piano di dimagrimento
La prima cosa da fare è un piano di dimagrimento, con valutazione dello stato nutrizionale e di quale dovrebbe essere il peso ottimale del paziente in esame.
- Spesso l’entità del peso che il gatto dovrebbe perdere è davvero notevole, ed è difficile che il proprietario psicologicamente accetti un calo così drastico. È necessario quindi fissare e comunicare un obiettivo intermedio. Ad esempio, nel caso di un gatto che pesa 10 kg, con peso ideale di circa 4 kg, si potrebbe optare per il raggiungimento, come primo obiettivo, di 6 kg, per poi valutare come proseguire.
- Per quanto riguarda il calcolo del fabbisogno energetico di mantenimento e la riduzione del peso, si dovrebbe conoscere l’assunzione attuale di calorie, e ciò è solitamente difficile, perché il proprietario non ha idea di quanto cibo il gatto assuma durante le 24 ore. Formula per il fabbisogno di mantenimento del gatto (sterilizzato): kcal/die = 75 x peso ideale del gatto0,67. A questo punto, dato che l’obiettivo è la perdita di peso, si dovrà applicare un fattore di correzione di dimagrimento, che oscilla tra 0,8 e 0,9. Nel gatto bisogna fare molta attenzione: mai attuare una restrizione energetica troppo spinta perché, a differenza del cane, se durante il dimagrimento si mobilitano troppi grassi questi possono accumularsi a livello epatico e provocare lipidosi epatica. Applicando il fattore di restrizione energetica indicato ci si aspetta una perdita di peso tra lo 0,5% e il 2% a settimana; dunque, è necessario far comprendere al proprietario che per il raggiungimento dei primi risultati sarà necessario del tempo.
- Lo step successivo al calcolo del fabbisogno energetico del paziente è il calcolo dell’energia apportata dall’alimento. Le calorie dei cibi non sono riportate in etichetta perché non è un’informazione obbligatoria, ci si dovrà quindi regolare diversamente. Per ciascun macronutriente (proteine, carboidrati e grassi) è possibile stabilire un peso partendo dai dati in etichetta: il valore relativo alle proteine si moltiplica per 4, quello dei grassi per 9; per quanto riguarda i carboidrati, non indicati in etichetta, si calcolano per differenza e moltiplicando poi il risultato per 4. In questo modo è possibile calcolare quante kcal apportano 100 g di alimento.
- Una volta ottenuti entrambi i dati (fabbisogno ed energia) si può procedere con il calcolo della proporzione per calcolare la quantità corretta di alimento da somministrare. Ad esempio: calcolato un fabbisogno 205 kcal e un apporto energetico di 100 g di alimento pari a 400 kcal: 100 g : 400 kcal = x : 205 kcal; dunque la quantità (x) di alimento da somministrare sarà x = 51 g/die. In termini pratici, è chiaro che somministrare 50 grammi di crocchette al giorno (circa una tazzina da caffè) è quasi inaccettabile per un proprietario che fino al giorno prima somministrava la stessa quantità in un singolo pasto (magari come merenda), e ciò renderà difficilissima la gestione del gatto.
- A questo punto l’esigenza è capire quale alimento utilizzare. Ridurre l’alimento consueto non è appropriato dal punto di vista energetico, perché oltre alla quantità si riducono anche i macronutrienti necessari. L’alimento dietetico, invece, ha una concentrazione di proteine molto più alta ed è formulato per apportare meno calorie a parità di quantità. Le proteine determinano un “lavoro metabolico” elevato e mantengono la massa magra in corso di dimagrimento. Un’altra strategia utilizzabile è il “mix feeding”, che permette di arrivare a valori proteici elevati. Nel cibo secco, infatti, le proteine non possono superare un certo limite, per la necessità strutturale di utilizzare una certa quantità di amido, che non è possibile ridurre. Il cibo umido, invece, non ha questo limite e quindi può essere costituito anche da un singolo alimento proteico.
E se il paziente obeso non dimagrisce?
L’obesità è una delle patologie con il più alto tasso di insuccesso terapeutico e con un tasso elevatissimo di recidive.
- Una delle insidie, riscontrata anche nell’uomo, che possono intralciare il processo di guarigione è rappresentata dall’effetto rebound. In questo caso un paziente, in cui si è riusciti a normalizzare il peso, tornerà sovrappeso ingerendo meno calorie rispetto a quante sono state necessarie la prima volta. È come se, in qualche modo, il metabolismo diventasse più efficace a convertire alimenti in calorie.
- Un’altra insidia può essere la mancanza di compliance da parte del proprietario (che di solito viene persa quando il gatto comincia ad essere troppo spesso affamato) e del gatto, di solito per scarsa appetibilità.
- A proposito dell’appetibilità, esistono due fattori che possono modificare il senso di sazietà del gatto: la concentrazione di grassi (un alimento con un’alta inclusione di grassi fa sì che il gatto assuma più alimento), e i digest (o palatability enhancers), cioè supplementi per alimenti che aiutano ad aumentarne molto l’appetibilità. Se un paziente rifiutasse qualsiasi tipo di alimento dietetico, la seconda opzione potrebbe essere l’alimentazione casalinga, basata su un piano nutrizionale ad hoc formulato con il supporto del medico veterinario nutrizionista.
In ogni caso, se al follow-up il paziente non è dimagrito, vanno indagati possibili errori gestionali da parte del proprietario.
In alternativa, si possono tentare altre strategie:
- l’inclusione della fibra, che però nel gatto non dà i risultati sperati in quanto, pur avendo dei vantaggi (si lega ai nutrienti, abbassa il picco glicemico), un’alta quantità nell’alimento riduce l’appetibilità per alcuni gatti (una soluzione potrebbe essere lo Psyllium, ben tollerato dal gatto e appetibile nella maggior parte dei casi);
- la dieta iperproteica, con un apporto proteico equiparabile a quello che il gatto avrebbe in natura mangiando piccoli roditori o simili, che sembra essere maggiormente efficace. Attenzione però, perché, se l’età non rappresenta un limite, alcune condizioni, come l’insufficienza renale, rappresentano una controindicazione per questo tipo di dieta. In questo caso si interviene solo con calcolo delle calorie e inserimento della fibra.

- 6/11/24. Gatti in forma: strategie nutrizionali per contrastare il sovrappeso e l’obesità felina. Terzo webinar del ciclo: “Focus sulla nutrizione felina”, organizzato da AIVPA. ↩︎
- Cave NJ, Backus RC, Marks SL, Klasing KC. Oestradiol and genistein reduce food intake in male and female overweight cats after gonadectomy. N Z Vet J. 2007;55(3):113-9. ↩︎