Numerosi fattori influenzano positivamente o negativamente l’invecchiamento; tra questi si annovera anche la dieta. Come essa influisce sulla longevità e sul mantenimento della salute del cane in età avanzata?

La ricerca per prolungare il più possibile la durata dell’esistenza è stata estesa dall’uomo anche agli animali da compagnia, sebbene nel corso del tempo l’aspettativa di vita, sia per l’uomo che per il cane, sia già aumentata considerevolmente. Ciò è avvenuto grazie a diversi fattori, in primis al miglioramento delle cure mediche e veterinarie, con programmi vaccinali sempre più efficaci e diffusi, e anche grazie a una dieta appropriata in grado di soddisfare i fabbisogni nutrizionali.

Aver ottenuto un allungamento della vita media non è però sufficiente, ed è intensa l’attività di ricerca mirata alla comprensione dei meccanismi sottostanti il processo di invecchiamento. La fase più avanzata della vita è infatti associata a una maggiore suscettibilità verso patologie degenerative, infettive, autoimmuni e neoplastiche; pertanto, comprenderne le cause può portare non solo ad aumentare la longevità (lifespan) ma anche a prolungare il periodo della vita in cui il soggetto è clinicamente sano (healthspan).

Non sempre lifespan ed healthspan coincidono, anzi: come mostra il grafico, il declino inevitabile che si verifica dalla fase di adulto a quella di anziano può percorrere traiettorie diverse, a parità di durata della vita.

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Traiettorie del ciclo di vita con durata della salute variabile nei cani. Le terapie anti-invecchiamento possono aumentare la durata della vita (anni vissuti) e la durata della salute (anni vissuti in buona salute) ritardando l’insorgenza di malattie e disabilità associate all’età (gli intervalli di durata della vita sono tratti da studi limitati disponibili che riportano dati sulla longevità canina).
Fonte: McKenzie et al., 2022; doi: 10.2460/javma.22.02.0088.

Gli interventi per promuovere un invecchiamento sano dovrebbero dunque essere focalizzati non solo ad aumentare il numero di anni vissuti, ma anche a prolungare il più possibile il periodo di buona salute, limitando al massimo la fase caratterizzata da perdita di capacità funzionali e fisiologiche.

La longevità e l’invecchiamento nel cane

La durata media della vita di un cane è di circa 10-13 anni ed è influenzata da numerose variabili, quelle maggiormente consolidate sono la taglia e la razza: i cani di piccola taglia hanno aspettativa di vita maggiore, mediamente di circa 5 anni, rispetto ai cani di taglia grande, ed è dimostrato che i meticci hanno una longevità mediamente superiore rispetto ai cani di razza, stimata in circa 1,2 anni rispetto a cani della stessa taglia. Questo è probabilmente spiegato dai vantaggi che può conferire una maggior differenziazione genetica.

Cosa influenza un invecchiamento sano?

Esistono numerosi fattori in grado di influenzare positivamente o negativamente l’invecchiamento, ad esempio la genetica, le terapie (preventive o meno), i fattori ambientali, tra cui si annovera anche la nutrizione.

Come la dieta influisce sulla longevità e sul mantenimento della salute? Di seguito, un’analisi che vuole essere non esaustiva ma spunto di riflessione sul tema.

Dieta e sistema immunitario

Per definire l’invecchiamento del sistema immunitario è stato coniato il termine “immunosenescenza”. Inizialmente il cucciolo fa affidamento sul sistema immunitario della madre, che trasferisce le immunoglobuline attraverso il colostro. Tra i 2 e i 6 mesi di età inizia a instaurarsi l’immunocompetenza, che diventa completa nel cane adulto per poi indebolirsi nell’anziano.

Tale decadimento è correlato all’involuzione del timo. Esso, infatti, si sviluppa fino alla pubertà e in seguito inizia un’involuzione lenta e progressiva che porta a riduzione della produzione degli ormoni timici e dei linfociti T. Questo spiega perché i pazienti anziani siano più sensibili alle infezioni e ad alcune neoplasie.

All’immunosenescenza si collega un altro termine nuovo: inflammaging, ovvero un’infiammazione cronica di basso grado presente nell’anziano, che contribuisce a questo stato di maggiore sensibilità.

Poiché il funzionamento del sistema immunitario è strettamente collegato alla dieta, è possibile in un certo senso andare a potenziare l’immunità lavorando sulla nutrizione. Alcuni studi hanno dimostrato come alcune supplementazioni, ad esempio di spirulina, betaina e l-carnitina, possano influenzare la risposta immunitaria.

Nel cane è stato poi osservato che soggetti anziani e contemporaneamente obesi hanno una peggiore funzionalità del sistema immunitario; è pertanto fondamentale garantire il mantenimento del peso ideale.

Oltre che dalla dieta, il sistema immunitario è pesantemente influenzato dal microbiota, e ciò sembra avere ripercussioni sulla longevità. Ad esempio, nei pipistrelli è stato osservato come il microbiota di individui molto longevi fosse simile a quello dei giovani, dimostrando una potenziale correlazione. Nel cane non esistono ancora molti studi che abbiano valutato l’invecchiamento del microbiota, potrebbe però comunque essere utile lavorare su aspetti nutrizionali come la somministrazione di fibre prebiotiche per mantenerlo in buona salute.

Dieta e funzione cognitiva

La sindrome da disfunzione cognitiva colpisce fino al 22,5% dei cani sopra gli 8 anni e porta con sé degenerazioni neurologiche che causano svariati sintomi, tra cui disorientamento e modifiche nell’interazione con il proprietario. Diverse supplementazioni dietetiche si sono dimostrate efficaci nel supportare il mantenimento della funzione cognitiva: tra queste, antiossidanti come vitamine E e C, acidi grassi omega 3 e trigliceridi a media catena (MCT).

Si stanno inoltre facendo strada studi molto interessanti riguardo all’asse intestino-cervello, ovvero al collegamento, ormai assodato, tra sistema nervoso centrale, sistema nervoso intestinale e microbiota.

In Medicina Umana è stato dimostrato che nei pazienti affetti da malattia di Alzheimer le lesioni a carico dell’intestino iniziano a svilupparsi molti anni prima dei cambiamenti neurodegenerativi. Siccome il microbiota del cane è molto simile a quello umano e siccome in Umana è stato visto come una dieta mediterranea possa avere effetti benefici sull’apparato cognitivo, è lecito chiedersi se questo valga anche per il cane.

I segni dell’invecchiamento

L’invecchiamento è connotato da una serie di segni distintivi. Nel cane, tra questi si possono annoverare:

  • incanutimento del mantello e assottigliamento dei peli
  • maggior frequenza di patologie dentarie e parodontali
  • maggiore frequenza di neoplasie, sia benigne che maligne
  • perdita di massa muscolare, spesso accompagnata inizialmente da aumento, nella proporzione, della massa grassa e successivamente da perdita di peso
  • comparsa di problemi articolari e osteoartrite, spesso favoriti dall’aumento della massa grassa
  • cambiamenti a carico degli organi di senso, quindi alterazioni dell’udito, della vista, dell’olfatto
  • problemi gastroenterici, associati sia al peggioramento della funzione del sistema immunitario, sia a deterioramenti nella fisiologia dell’apparato digerente, come una riduzione delle secrezioni salivari e gastriche e della funzionalità egli enzimi digestivi, oltre a cambiamenti strutturali dell’epitelio intestinale
  • cambiamenti comportamentali

Proteine

Uno dei cambiamenti che si verificano con l’invecchiamento è la perdita di massa muscolare. Per prevenire la sarcopenia è importante concentrarsi sulla quota proteica presente nella dieta. Le proteine devono essere di elevato valore biologico, quindi in grado di fornire tutti gli aminoacidi essenziali, ed essere altamente digeribili.

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© Pommer Irina – shutterstock.com

Anche la quantità è importante e, al contrario di quello che una volta veniva consigliato, in un soggetto anziano sano è importante mantenere un tenore proteico non eccessivamente basso, ovvero intorno al 25% delle calorie della dieta.

Restrizione calorica

Recenti studi hanno rilevato una correlazione tra body condition score (BCS) e aspettativa di vita: è emerso che i cani obesi monitorati mediamente avevano 1,5 anni in meno di aspettativa di vita rispetto a quelli con BCS ideale.

Anche la restrizione energetica è in grado di agire sulla longevità nel cane. In uno studio, due gruppi di cani sono stati seguiti per tutta la loro vita. Un gruppo è stato alimentato con il 75% della quantità di alimento dell’altro gruppo. Il risultato è stato che il gruppo in restrizione calorica ha vissuto mediamente circa 1,8 anni in più.

Nell’uomo è stato osservato come la restrizione calorica, definita come la riduzione dell’apporto calorico senza la privazione dei nutrienti essenziali, determina cambiamenti nei processi molecolari che sono stati associati all’invecchiamento, tra cui la metilazione del DNA.

In conclusione, l’invecchiamento è il principale fattore di rischio per le patologie croniche ed è inevitabile, ma anche modificabile. È un processo che dura tutta la vita, pertanto richiede di essere osservato con una prospettiva a lungo termine, con lo scopo non necessariamente di allungare la vita, ma di migliorarne quanto più la qualità. La dieta può fare la differenza, e tra i vari fattori una particolare attenzione va sicuramente posta all’assunzione calorica giornaliera.

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