Cane

Gatto

Professione


<p>Le neoplasie primarie del sistema nervoso centrale (SNC) sono rare nel gatto (circa 3,5 casi ogni 100.000, secondo alcuni studi); alcune sono però più comunemente diagnosticate in questa specie: il meningioma e il glioma (astrocitoma, oligodendroglioma e, meno frequentemente, ependimoma). La diagnosi e la classificazione seguono i criteri utilizzati per i tumori nell’uomo e si basano principalmente sulle caratteristiche del tipo cellulare, sul suo comportamento patologico, sulla localizzazione e su studi di immunoistochimica.</p>



<h2 class="wp-block-heading">Meningioma</h2>



<p>Il meningioma, rappresentando nel gatto l’85% dei tumori cerebrali primari, è la <strong>neoplasia primaria del SNC più comune</strong> in questa specie; meno frequenti sono i meningiomi del midollo spinale. Questi tumori colpiscono prevalentemente gli animali <strong>adulti e anziani</strong> (dai 3 a 18 anni) e, secondo alcuni autori, sono descritti con maggiore frequenza nei gatti maschi e nella razza Comune europeo nei soggetti a pelo corto; tuttavia, questi dati non sono statisticamente significativi e potrebbero essere causati da una maggior rappresentanza di tali soggetti all’interno della popolazione. </p>



<p>Il meningioma origina <strong>dalle cellule aracnoidee che rivestono i villi aracnoidei e ha un comportamento generalmente benigno</strong>, anche se sono descritti casi di invasione del tessuto cerebrale extradurale (ad esempio attraverso la lamina cribrosa etmoidale e la cavità nasale).</p>



<h3 class="wp-block-heading">I segni clinici</h3>



<p>La crescita lenta porta a segni clinici i<strong>nsidiosi e progressivi</strong>, che possono essere direttamente associati alla neoplasia o dovuti agli effetti secondari della massa tumorale (ernia attraverso il forame magno nel 95% dei casi o edema peritumorale). I segni clinici consistono principalmente in <strong>alterazioni della coscienza, crisi epilettiche, atassia, visione compromessa, <em>circling</em>, deficit vestibolari e paresi</strong>. </p>


<div class="wp-block-image">
<figure class="aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="997" height="654" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/07/postura-decerebrazione-gatto-meningioma.png" alt="postura-decerebrazione-gatto-meningioma" class="wp-image-5690" style="width:500px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/07/postura-decerebrazione-gatto-meningioma.png 997w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/07/postura-decerebrazione-gatto-meningioma-300x197.png 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/07/postura-decerebrazione-gatto-meningioma-768x504.png 768w" sizes="auto, (max-width: 997px) 100vw, 997px" /><figcaption class="wp-element-caption">Postura da decerebrazione in un gatto con meningioma e gravi segni di aumentata pressione intracranica. Per gentile concessione Ambulatorio veterinario dott. Caglieri A. (Vimercate, MB). </figcaption></figure></div>


<p>Tuttavia, nel gatto circa il <strong>20% dei meningiomi è clinicamente asintomatico</strong> e tali neoplasie possono rappresentare reperti occasionali in sede autoptica. </p>



<p>Dal punto di vista macroscopico, i meningiomi sono tipicamente tumori capsulati, di colore bianco o giallo pallido, solidi, di forma ovoidale o similari, sebbene a volte si presentino sottoforma di placche (specialmente quando localizzati sul pavimento della cavità cranica, a sede soprasellare o in prossimità del chiasma ottico). </p>



<p><strong>Circa il 75% dei meningiomi è sovratentoriale</strong>, mentre solo una piccola percentuale (circa il 10%) si trova in posizione sottotentoriale. I tumori sovratentoriali si trovano principalmente nei lobi parietale, temporale, frontale, occipitale, nel diencefalo e nella falce cerebrale, mentre quelli sottotentoriali colpiscono principalmente il cervelletto. </p>



<p><strong>Generalmente si osservano tumori singoli, anche se nei gatti è riportata un’incidenza elevata di meningiomi multipli (17%), per cui il consiglio personale è sempre quello di eseguire uno studio completo del sistema nervoso centrale, soprattutto nel caso in cui questi tumori possano interessare anche il midollo spinale</strong>. </p>



<p>La maggior parte dei meningiomi nei gatti non infiltra il neuroparenchima e ha un comportamento clinico benigno; tuttavia, questi tumori <strong>possono invadere strutture adiacenti come la lamina cribrosa e la cavità nasale e non di rado si può osservare un ispessimento dell’osso attiguo alla neoplasia</strong> (iperostosi del calvario). </p>



<p>I meningiomi prevalenti nei gatti sono di tipo transizionale, fibroso, psammomatoso e meningoteliale. I meningiomi angiomatosi, papillari e anaplastici sono invece raramente riportati. Il tipo psammomatoso, in particolare, si distingue per la presenza di calcificazioni o depositi di granuli (ad es. colesterolo) al loro interno.</p>



<h3 class="wp-block-heading">Diagnosi e gestione</h3>



<p>La diagnosi di meningioma si effettua tramite diagnostica per immagini e la <strong>risonanza magnetica (RM)</strong> rappresenta la metodica più accurata nel rilevare le masse tumorali in questione. Il meningioma in RM presenta tipicamente margini distinti e netti, è isointenso o ipointenso nelle immagini pesate T1, iperintenso e eterogeneo nelle immagini pesate T2, e mostra una captazione contrastografica da moderata a marcata. </p>


<div class="wp-block-image">
<figure class="aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="1132" height="808" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/07/RM-gatto-meningioma.png" alt="RM-gatto-meningioma" class="wp-image-5692" style="width:500px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/07/RM-gatto-meningioma.png 1132w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/07/RM-gatto-meningioma-300x214.png 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/07/RM-gatto-meningioma-1024x731.png 1024w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/07/RM-gatto-meningioma-768x548.png 768w" sizes="auto, (max-width: 1132px) 100vw, 1132px" /><figcaption class="wp-element-caption">Risonanza magnetica di un gatto in proiezione sagittale e trasversa con un’importante massa extradurale iperintensa nelle sequenze T1 pesate (A, C) e iperintensa nelle sequenze T1 post-contrasto (B, D). <br>Per gentile concessione Clinica veterinaria Valcurone (Missaglia, LC). </figcaption></figure></div>


<p>Alcuni meningiomi possono presentare segni come il “<em>dural tail</em>” piuttosto che una presa di contrasto a forma di anello o edema peritumorale. </p>



<p>La conferma diagnostica si basa sulla <strong>valutazione istologica e in particolare sull’immunoistochimica (IHC)</strong> per identificarne i sottotipi. L’IHC, nello specifico, permette di rilevare la presenza di marcatori proteici all’interno delle cellule (vimentina, CD34 ed E-caderina), fornendo indicazioni sulla loro origine e sul grado di differenziazione. </p>



<p>La presenza, all’interno dei meningiomi, di linfociti T (CD3+), cellule istiocitiche (Iba1+) e, in una parte dei casi, linfociti B (Pax5+) rimane invece ancora da chiarire, e la loro caratterizzazione potrebbe aprire nuove strade per future ricerche focalizzate sull’immunoterapia di questi tumori. </p>



<p>Il trattamento di scelta per il meningioma nei gatti è la <strong>chirurgia</strong>, poiché questi tumori sono solitamente asportabili in toto, con tempi di sopravvivenza postoperatori di circa 2 anni. <strong>La recidiva è possibile, con percentuali fino al 20%</strong>, tuttavia, sono possibili anche seconde resezioni chirurgiche. La radioterapia può essere impiegata come terapia adiuvante o nei casi in cui il trattamento chirurgico non risulti eseguibile.</p>



<h2 class="wp-block-heading">Glioma</h2>



<p>Il glioma origina dalle cellule immature subependimali o dai precursori gliali del cervello e del midollo spinale, e rappresenta la <strong>seconda neoplasia primaria del SNC più frequente nel gatto</strong> (8% dei tumori intracranici). Si distinguono diversi tipi di gliomi a seconda del fenotipo gliale, per cui si può parlare di astrocitoma (il più comune), ependimoma, oligodendroglioma; esistono anche altri sottotipi rari come il glioma non classificato, i gliomi diffusamente infiltranti (gliomatosi cerebrale) e la gliomatosi leptomeningea. </p>



<ul class="wp-block-list">
<li><strong>Astrocitomi e oligodendrogliomi</strong> si localizzano principalmente nel telencefalo, seguiti da midollo spinale, tronco encefalico e cervelletto. Astrocitomi e oligodendrogliomi intraventricolari sono stati solo raramente riportati. I gliomi del midollo spinale si verificano più frequentemente nel segmento cervicale, ma la ragione di questa predilezione anatomica rimane sconosciuta. </li>



<li>Gli <strong>ependimomi </strong>derivano dalle cellule gliali radiali, sono tipicamente intraventricolari e si localizzano principalmente nei ventricoli laterali, nel terzo e nel quarto ventricolo. Ependimomi del midollo spinale ed ependimomi encefalici extraventricolari sono raramente riportati. </li>
</ul>



<p>In risonanza magnetica i glomi si mostrano come masse intraparenchimali tipicamente ipointense nelle immagini pesate in T1, e da ipointense a iperintense nelle immagini pesate in T2, con una variabile presa di <strong>contrasto che spesso si evidenzia “ad anello”</strong>. La presa di contrasto ad anello è tuttavia aspecifica: la troviamo infatti sia in altri tipi tumorali che in altre lesioni (ad esempio negli ascessi). </p>



<p>La diagnosi si basa sull’esame <strong>istologico e, ancora una volta, sull’IHC </strong>per confermare la linea cellulare di origine (ad esempio, GFAP per gli astrocitomi e OLIG2 per gli oligodendrogliomi).</p>



<h3 class="wp-block-heading">Escissione chirurgica più impegnativa o non fattibile</h3>



<p>A differenza dei meningiomi felini che sono tipicamente ben delimitati ed extra-parenchimali,<strong> i gliomi sono intra-parenchimali e possono essere infiltrativi</strong>, e ciò rende l’escissione chirurgica più impegnativa o non fattibile. </p>



<p><strong>La riduzione chirurgica (<em>debulking</em>) combinata con radioterapia e terapia palliativa con corticosteroidi</strong> è stata descritta in un piccolo numero di gliomi felini, con tempi di sopravvivenza fino a 6 mesi. Tuttavia, dato il basso numero di studi, i dati non sono attendibili come nel paziente canino. </p>



<p>Le informazioni sul comportamento biologico come l’espressione di Ki67, per esempio, suggerisce una correlazione con il grado tumorale, ma sono necessari ulteriori studi con casistiche più ampie per validare questo rilievo. La composizione immunitaria dei gliomi è simile a quella riscontrata nei meningiomi, con una prevalenza di linfociti T e cellule istiocitiche.</p>


<div class="wp-block-image">
<figure class="aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="803" height="684" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/07/tabella-tipi-meningioma-glioma-gatto.png" alt="tabella-tipi-meningioma-glioma-gatto" class="wp-image-5689" style="width:300px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/07/tabella-tipi-meningioma-glioma-gatto.png 803w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/07/tabella-tipi-meningioma-glioma-gatto-300x256.png 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/07/tabella-tipi-meningioma-glioma-gatto-768x654.png 768w" sizes="auto, (max-width: 803px) 100vw, 803px" /><figcaption class="wp-element-caption">Principali tumori primari del sistema nervoso centrale del gatto.</figcaption></figure></div>


<h2 class="wp-block-heading">Tra le altre neoplasie del SNC nel gatto compare il linfoma</h2>



<p>Altre neoplasie del SNC sono rare nel gatto e descritte in un numero limitato di singoli casi. Tra queste si riportano le neoplasie del plesso coroideo (cistoadenoma, oncocitoma) che sono tumori intraventricolari, le neoplasie embrionali (medulloblastoma, neuroblastoma olfattivo, tumore neuroectodermico primitivo), i tumori a cellule granulari (GCT) e i tumori a cellule rotonde (linfoma, sarcoma istiocitico). </p>



<p><strong>Sebbene il linfoma del SNC (che si verifica come parte di un linfoma multisistemico) sia il secondo tumore intracranico più comune e il tumore del midollo spinale più comune nei gatti, il linfoma primario del SNC è raro</strong> e rappresenta meno del 3% di tutte le neoplasie primarie del SNC in questa specie. </p>



<p>La diagnosi di un linfoma primario del SNC può essere impegnativa, in quanto richiede un esame approfondito dei tessuti extraneurali per escludere altri potenziali siti interessati dal tumore. </p>



<p><strong>Il linfoma primario del SNC colpisce tipicamente i gatti adulti e i segni clinici variano a seconda della neurolocalizzazione delle cellule neoplastiche. </strong>Sebbene le lesioni macroscopiche possano essere assenti nella maggior parte dei casi, i tumori possono apparire come masse bianche o grigie all’interno del neuroparenchima o delle meningi. </p>



<p><strong>Nel midollo spinale</strong>, i linfomi si verificano principalmente all’interno degli spazi epidurali, ma sono meno spesso intraparenchimali. </p>



<p>Istologicamente, i linfomi del SNC si presentano come una distinta neoplasia neuroparenchimale o come un’infiltrazione perivascolare diffusa in tutto il neuroparenchima e le leptomeningi. I casi con distribuzione perivascolare possono mimare una meningoencefalite e rendere difficile la diagnosi o fornire immagini non diagnostiche in risonanza magnetica. </p>



<p>La maggior parte dei linfomi primari del SNC vengono riportati come <strong>linfomi a cellule T</strong>. La letteratura pubblicata sui tumori del sistema nervoso centrale del gatto è purtroppo scarsa rispetto a quanto presente per la specie canina, e consta di studi con casistiche ridotte o <em>case report</em>. </p>



<p>L’augurio personale è che l’intrigante aspettativa dei campi di ricerca, in particolar modo dell’immunoistochimica, dell’ingegneria genica e dell’immunoterapia, possa riempire rapidamente le lacune scientifiche che separano la Medicina Veterinaria da quella Umana e possa fornire strumenti terapeutici mirati ed efficaci nel trattamento dei tumori degli animali da compagnia.</p>



<details class="wp-block-details is-layout-flow wp-block-details-is-layout-flow"><summary>Per saperne di più:</summary>
<p></p>
</details>



<ul class="wp-block-list">
<li>Rissi DR. <a href="https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/03009858231155400?url_ver=Z39.88-2003&rfr_id=ori:rid:crossref.org&rfr_dat=cr_pub%20%200pubmed" target="_blank" rel="noreferrer noopener">A review of primary central nervous system neoplasms of cats.</a> Vet Pathol. 2023;60(3):294-307. doi: 10.1177/03009858231155400. </li>



<li>Tomanelli M, Florio T, Vargas GC, Pagano A, Modesto P. <a href="https://www.mdpi.com/2075-1729/13/12/2284#:~:text=This%20review%20analyzes%20the%20similarities%20between%20human%20and,to%20be%20used%20in%20human%20and%20veterinary%20medicine." target="_blank" rel="noreferrer noopener">Domestic animal models of central nervous system tumors: focus on meningiomas.</a> Life. 2023;13(12):2284. https://doi. org/10.3390/life13122284.</li>



<li>Troxel MT, Vite CH, Van Winkle TJ, Newton AL, Tiches D, Dayrell-Hart B, Kapatkin AS, Shofer FS, Steinberg SA. <a href="https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/j.1939-1676.2003.tb02525.x?sid=nlm%3Apubmed" target="_blank" rel="noreferrer noopener">Feline intracranial neoplasia: retrospective review of 160 cases (1985-2001)</a>. J Vet Intern Med. 2003;17(6):850-9. doi: 10.1111/j.1939-1676.2003.tb02525.x. </li>
</ul>


Meningioma e glioma nel paziente felino: dalle forme asintomatiche al debulking


<p>Sono state pubblicate le <a href="https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC10800221/" target="_blank" rel="noreferrer noopener">linee guida (ACVIM)<sup data-fn="1cb95efc-c68e-4457-bea9-68e31ba10693" class="fn">1</sup></a> per il trattamento dello stato epilettico e delle crisi a grappolo nel cane e nel gatto. Di seguito percorriamo le indicazioni fornite dagli autori che si prefiggono di fornire un’impronta pratica nella gestione delle emergenze epilettiche. </p>



<h2 class="wp-block-heading">Definizioni di stato epilettico e di crisi a grappolo</h2>



<p><strong>Lo stato epilettico (<em>status epiletticus</em>, SE) è definito da una crisi che perdura più di 30 minuti o da un grappolo con crisi intervallate da mancato recupero dello stato di coscienza tra gli episodi, della durata superiore ai 30 minuti.</strong> </p>



<p>In realtà dopo questo tempo sono già stati messi in atto processi spesso irreversibili e progressivi che comprendono anche la morte neuronale, per cui <strong>si è concordi nel suggerire un trattamento dello <strong>stato epilettico</strong> quando questo superi i 5 minuti</strong>. </p>



<p><strong>Le crisi a grappolo (<em>cluster seizures</em>, CS) sono rappresentate da un numero di episodi convulsivi superiore a 2 nell’arco di 24 ore</strong>; le crisi a grappolo, specialmente se numerose, possono rappresentare un rischio simile a quello dello stato epilettico o progredire ad esso.  </p>



<h2 class="wp-block-heading">Le 4 fasi dello stato epilettico</h2>



<p><strong>Il tasso di mortalità dello <strong>stato epilettico</strong> si aggira intorno al 30%</strong> ed è significativamente superiore in caso di ritardo nel trattamento o di refrattarietà. Ben descritto nell’uomo, lo SE è caratterizzato generalmente da perdita di coscienza e attività motoria tonico-clonica (CSE, stato epilettico convulsivo) ma <strong>esistono anche stati epilettici non convulsivi </strong>(NCSE) in cui si può avere assenza di movimento o brevi mioclonie o nistagmo associato o meno a coma. </p>



<p><strong>Lo stato epilettico si distingue in 4 fasi</strong> a seconda del tempo intercorso e dei relativi processi patofisiologici.</p>


<div class="wp-block-image">
<figure class="aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="1962" height="1294" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/fasi-stato-epilettico.jpg" alt="fasi-stato-epilettico" class="wp-image-4793" style="width:auto;height:500px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/fasi-stato-epilettico.jpg 1962w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/fasi-stato-epilettico-300x198.jpg 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/fasi-stato-epilettico-1024x675.jpg 1024w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/fasi-stato-epilettico-768x507.jpg 768w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/fasi-stato-epilettico-1536x1013.jpg 1536w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/fasi-stato-epilettico-1568x1034.jpg 1568w" sizes="auto, (max-width: 1962px) 100vw, 1962px" /><figcaption class="wp-element-caption">Fasi dello stato epilettico (SE) e loro differenze per quanto riguarda i processi patofisiologici sottostanti coinvolti e la sensibilità al trattamento farmacologico (Fonte: <a href="https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC10800221/" target="_blank" rel="noreferrer noopener">ACVIM Consensus. Statement on the management of status epilepticus and cluster seizures in dogs and cats; 2023</a>).</figcaption></figure></div>


<h2 class="wp-block-heading">Le procedure da seguire</h2>



<p>Le linee guida prodotte dal consensus si basano sulla letteratura preesistente, sull’esperienza clinica di un gruppo di neurologi selezionato, su studi sperimentali e, talvolta, su linee guida derivate dalla Medicina Umana. Gli articoli scientifici sono stati ricercati nei tre principali database scientifici (MEDLINE/ PubMed, Google scholar e CAB Abstracts) o recuperati dagli atti dei principali convegni di neurologia veterinaria. </p>



<p>Negli studi analizzati, una percentuale superiore al 50% di risposta positiva (es. cessazione delle crisi) viene considerato un successo terapeutico e il trattamento considerato efficace. Questa percentuale potrebbe risultare scarsa in studi con basso numero di casi, per cui gli studi in esame vengono classificati in base a presenza di evidenza a favore o contro alta, bassa o contrastante; in caso di assenza di evidenza scientifica viene considerata l’esperienza del gruppo di neurologi selezionato, oltre a studi sperimentali, libri di testo e, ancora, studi di Medicina Umana. </p>



<p><strong>In tutto sono stati presi in considerazione 109 studi sia clinici che di farmacocinetica.</strong> Gli studi clinici vengono divisi per specie: canina (più del 50% degli studi sono di alta evidenza scientifica) e felina (il 60% degli studi sono di moderata evidenza). Il risultato è la classificazione delle procedure in cinque classi: </p>



<ul class="wp-block-list">
<li>altamente raccomandata (A)</li>



<li>moderatamente raccomandata (B)</li>



<li>poco raccomandata (C) dove il trattamento può risultare inefficace o potenzialmente non sicuro</li>



<li>non raccomandato (D) quando il trattamento è inefficace e/o non sicuro</li>



<li>rifiutate (E) perché al momento mancano prove scientifiche e/o esperienza clinica sufficiente, sebbene possano rappresentare dei trattamenti efficaci</li>
</ul>


<div class="wp-block-image">
<figure class="aligncenter size-full"><img loading="lazy" decoding="async" width="1893" height="1023" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/piramide-efficacia-farmaci-crisi-epilettiche.jpg" alt="piramide-efficacia-farmaci-crisi-epilettiche" class="wp-image-4794" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/piramide-efficacia-farmaci-crisi-epilettiche.jpg 1893w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/piramide-efficacia-farmaci-crisi-epilettiche-300x162.jpg 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/piramide-efficacia-farmaci-crisi-epilettiche-1024x553.jpg 1024w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/piramide-efficacia-farmaci-crisi-epilettiche-768x415.jpg 768w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/piramide-efficacia-farmaci-crisi-epilettiche-1536x830.jpg 1536w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/piramide-efficacia-farmaci-crisi-epilettiche-1568x847.jpg 1568w" sizes="auto, (max-width: 1893px) 100vw, 1893px" /><figcaption class="wp-element-caption">Raccomandazioni farmacologiche ACVIM in corso di stato epilettico  SE) del cane. CRI: infusione endovenosa continua, EV: endovenosa, IM: intramuscolare, IN: intranasale, PO: orale (Fonte: ACVIM <a href="https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC10800221/" target="_blank" rel="noreferrer noopener">Consensus Statement on the management of status epilepticus and cluster seizures in dogs and cats; 2023</a>).</figcaption></figure></div>


<h2 class="wp-block-heading">Midazolam: la prima scelta</h2>



<p>Prima di fornire i protocolli farmacologici per lo SE e il CS nel cane e nel gatto gli autori hanno giustamente precisato come la terapia farmacologica sia comunque correlata alla terapia di supporto per gestire le potenziali complicanze e alla rapida ricerca diagnostica per correggere potenziali cause delle crisi stesse (es. ipoglicemia). </p>



<p><strong>Tra le benzodiazepine di prima scelta viene sottolineata la maggiore efficacia (> 70%) e sicurezza del midazolam sia che venga somministrato per via endovenosa (EV) che per via intranasale (IN)</strong>. Secondo alcuni, la somministrazione <strong>IN è considerata superiore alla somministrazione EV, in particolare per la rapidità di somministrazione, che non prevede l’applicazione di accesso venoso</strong>. </p>



<p><strong>La risposta positiva alle benzodiazepine si ha con la cessazione della crisi in meno di 5 minuti; in caso contrario o in caso di ripresentazione di crisi dopo 10-60 minuti si parla di SE ricorrente o scarsa efficacia.</strong> </p>



<p>La tempistica intercorsa tra la somministrazione del farmaco e l’efficacia è spesso aneddotica e in solo due studi si definisce il tempo di 5 minuti come tempo utile a valutare l’efficacia del farmaco. L’indicazione è quindi di <strong>ripetere il bolo di benzodiazepina dopo almeno 2 minuti fino a un massimo di 3 boli</strong>, dopo i quali si consiglia di passare alla somministrazione endovenosa (EV) in infusione continua <strong>(CRI) di midazolam </strong>(raccomandazione ACVIM A nel cane e ACVIM B nel gatto) o di<strong> diazepam </strong>(raccomandazione ACVIM B nel cane e ACVIM D nel gatto a causa di scarsa sicurezza). Il ritardo nella somministrazione dei boli ripetuti potrebbe compromettere l’efficacia.</p>



<h3 class="wp-block-heading">Diazepam meno sicuro di midazolam?</h3>



<p>È importante ricordare come il <strong>diazepam</strong>, a differenza del midazolam, abbia un <strong>assorbimento alla plastica</strong> (siringhe, sacche, linee infusionali) che può portare a una riduzione di efficacia nelle CRI che arriva al 70% in 24 ore. Il diazepam è considerato meno sicuro del midazolam anche a causa del fatto che <strong>viene spesso diluito in glicol-propilenico, e questo potrebbe essere causa di flebiti o ipotensione soprattutto in corso di somministrazione rapida.</strong></p>



<h2 class="wp-block-heading">I farmaci di seconda scelta</h2>



<p>Come farmaci di seconda scelta nel trattamento di emergenza dello SE o del CS sono considerati il <strong>levetiracetam, il fenobarbitale e la fosfenitoina</strong>. </p>



<ul class="wp-block-list">
<li>La somministrazione di <strong>levetiracetam </strong>è consigliata per via endovenosa (ACVIM A nel cane e ACVIM B nel gatto) ma, qualora non sia possibile, il farmaco viene utilizzato per via orale, intramuscolare o rettale. </li>



<li>Il <strong>fenobarbitale</strong>, in condizioni di normale funzionalità epatica, è utilizzato con dosaggio di carico nei pazienti non trattati, mentre un qualsiasi aumento del dosaggio in pazienti già in terapia a lungo termine idealmente dovrebbe essere valutato sulla base di una fenobarbitalemia recente. </li>



<li>La <strong>fosfenitoina </strong>endovena è da considerarsi un farmaco aggiuntivo nei casi refrattari all’utilizzo di levetiracetam e/o fenobarbitale (ACVIM B nel cane). </li>
</ul>



<p>I farmaci di seconda scelta possono tuttavia essere <strong>introdotti insieme alle benzodiazepine o subito dopo</strong>, perché hanno capacità patofisiologiche supplementari agendo su subunità dei recettori GABA-A non sensibili alle benzodiazepine, sui recettori GABA extrasinaptici, sui recettori NMDA e AMPA, rilasciando glutammato presinaptico o, ancora, intervenendo sui canali del sodio e del calcio voltaggio-dipendenti.</p>



<h2 class="wp-block-heading">I farmaci di terza scelta</h2>



<p>I farmaci di terza scelta sono rappresentati da <strong>ketamina (somministrazione EV in bolo eventualmente seguito da CRI, ACVIM A nel cane e ACVIM E nel gatto)</strong> e successivamente da <strong>dexmedetomidina (somministrazione EV in bolo o CRI, ACVIM B nel cane e ACVIM E nel gatto)</strong> qualora la ketamina da sola non sia sufficiente. </p>



<p>La <strong>dexmedetomidina (e la medetomidina)</strong> sono farmaci alfa-2 agonisti e agiscono riducendo i neurotrasmettitori eccitatori tramite la soppressione del sistema nervoso simpatico e del rilascio di noradrenalina, specialmente nella regione dell’ippocampo, dell’amigdala e della corteccia cerebrale. Inoltre godono di <strong>proprietà neuroprotettive</strong> in quanto riducono la richiesta di ossigeno cerebrale, riducono l’edema tramite vasocostrizione e contribuiscono al mantenimento della normale pressione arteriosa media.</p>



<p>Tra gli <strong>effetti avversi </strong>ricordiamo la riduzione della respirazione, la bradicardia, le aritmie cardiache e l’ipotermia; tuttavia quest’ultima (36,7-37,7 °C) potrebbe, secondo uno studio, giocare un ruolo positivo nel controllo dello SE. </p>



<p>Come seconda fase,<strong> in caso di mancata efficacia viene consigliato l’utilizzo di propofolo EV seguito eventualmente da CRI (ACVIM A nel cane)</strong>. L’utilizzo di propofolo nel gatto dev’essere ridotto al minimo a causa della possibile tossicità ed effetti collaterali (AVIM C nel gatto). </p>



<p><strong>Gli effetti collaterali emodinamici di alfa-2agonisti e propofolo possono essere contrastati dalla ketamina, e anche per questo spesso questo farmaco si associa ai suddetti.</strong> </p>



<p>Il <strong>propofolo </strong>agisce come agonista sui recettori GABA A, come agonista sui recettori della glicina, come antagonista sui recettori NMDA così come sui recettori del calcio. Gli <strong>effetti collaterali</strong> includono depressione cardiovascolare e respiratoria con necessità di intubazione per perdita del riflesso faringeo. Inoltre il farmaco è solitamente formulato con alcol benzoico al 2% che non ne garantisce l’uso tramite CRI potendo dare sintomi avversi di tipo neurologico e cardiovascolare. </p>



<p><strong>Per quanto riguarda il gatto, con l’utilizzo del propofolo si può osservare la formazione di anemia con corpi di Heinz, malessere, anoressia, diarrea, edema facciale e aumento dei tempi di recupero.</strong> Nonostante in tutti gli studi valutati non venga definita con precisione la gravità dei sintomi avversi così come l’effettivo sviluppo in rapporto a tempi e dosi di somministrazione, <strong>la prolungata CRI di propofolo nel gatto non è consigliata.</strong></p>



<p>In caso i farmaci precedenti <strong>non siano efficaci</strong> nel controllo del SE o del CS, si considera la somministrazione di altri farmaci anestetici iniettabili quali il <strong>pentobarbitale e il tiopentale sodico mediante somministrazione EV e CRI </strong>(ACVIM B nel cane e ACVIM C nel gatto), <strong>o farmaci anestetici inalatori</strong> (ACVIM B nel cane e nel gatto).</p>



<h2 class="wp-block-heading">Altri interventi farmacologici e non solo</h2>



<p>Altri interventi farmacologici (ACVIM E nel cane e nel gatto) quali la somministrazione di <strong>magnesio EV e allopregnanolone</strong> o ancora, interventi non farmacologici (come, ad esempio, la <strong>neurostimolazione</strong> del nervo vago, la stimolazione magnetica transcranica ripetitiva e la stimolazione cerebrale profonda) possono essere presi in considerazione <strong>in caso di refrattarietà</strong> dello SE o del CS (considerati stati super-refrattari). </p>



<p>In Medicina Umana in tutti gli stati e in particolare nei pazienti super-refrattari dello SE si utilizzano farmaci immunosoppressori come i cortisonici perché sono in grado di ridurre le interleuchine infiammatorie (IL-1, IL-1B, IL-6) e il fattore di necrosi tumorale (TNF-a) reputati responsabili del mantenimento dell’attività convulsiva. </p>



<p>Inoltre gli immunosoppressori nell’uomo riescono a regolare alcuni trasportatori (come la glicoproteina P) e a controllare il passaggio di farmaci e sostanze attraverso la barriera ematoencefalica (BBB); nei nostri animali non sono ancora stati prodotti studi a riguardo per cui non sono state fornite raccomandazioni relative all’uso di immunosoppressori.</p>



<h2 class="wp-block-heading">Lo svezzamento farmacologico</h2>



<p>Il trattamento – qualunque esso sia – necessario alla cessazione dell’attività convulsiva viene <strong>proseguito indicativamente per 24-48 ore</strong>, eccezion fatta per quei farmaci che potrebbero causare effetti collaterali o tossicità (es. le somministrazioni CRI). L’aspetto clinico dovrebbe idealmente essere confermato dall’elettroencefalografia soprattutto nei casi di stato epilettico non convulsivo (NCSE) nonostante la maggior parte delle strutture non sia in possesso della strumentazione necessaria. </p>



<p><strong>Per evitare ricadute dello SE i farmaci devono essere ridotti e sospesi gradualmente e possibilmente in ordine inverso rispetto alla loro introduzione, con una riduzione del 25-50% ogni 4-6 ore per i farmaci somministrati tramite CRI, provvedendo alla riduzione e sospensione di un farmaco alla volta</strong>. </p>



<p>I farmaci inalatori possono essere sospesi più rapidamente, così come i farmaci potenzialmente rischiosi secondo giudizio medico.</p>


<div class="wp-block-image">
<figure class="aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="1364" height="2000" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/algoritmo-trattamento-crisi-epilalgoritmo-trattamento-crisi-epilettiche-ACVIM.jpg" alt="algoritmo-trattamento-crisi-epilalgoritmo-trattamento-crisi-epilettiche-ACVIM" class="wp-image-4797" style="width:auto;height:700px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/algoritmo-trattamento-crisi-epilalgoritmo-trattamento-crisi-epilettiche-ACVIM.jpg 1364w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/algoritmo-trattamento-crisi-epilalgoritmo-trattamento-crisi-epilettiche-ACVIM-205x300.jpg 205w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/algoritmo-trattamento-crisi-epilalgoritmo-trattamento-crisi-epilettiche-ACVIM-698x1024.jpg 698w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/algoritmo-trattamento-crisi-epilalgoritmo-trattamento-crisi-epilettiche-ACVIM-768x1126.jpg 768w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2025/01/algoritmo-trattamento-crisi-epilalgoritmo-trattamento-crisi-epilettiche-ACVIM-1048x1536.jpg 1048w" sizes="auto, (max-width: 1364px) 100vw, 1364px" /></figure></div>

<ol class="wp-block-footnotes"><li id="1cb95efc-c68e-4457-bea9-68e31ba10693">Charalambous M, Muñana K, Patterson EE, Platt SR, Volk HA. ACVIM <a href="https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC10800221/" target="_blank" rel="noreferrer noopener">Consensus Statement on the management of status epilepticus and cluster seizures in dogs and cats</a>. J Vet Intern Med. 2024; 38(1):19-40. doi:10.1111/jvim.16928. <a href="#1cb95efc-c68e-4457-bea9-68e31ba10693-link" aria-label="Salta al riferimento nella nota a piè di pagina 1">↩︎</a></li></ol>

Gestione dello stato epilettico e delle crisi convulsive a grappolo secondo il consensus ACVIM


<p>Nell’ambito del <a href="https://www.gismonline.it/images/filepdf/GISMVet_2024_webinars_v01.pdf" target="_blank" rel="noreferrer noopener">percorso formativo online</a> orga­nizzato da <a href="https://www.gismonline.it/index.php?lang=it" target="_blank" rel="noreferrer noopener">GISMVet </a>(Gruppo Italiano Staminali Mesenchimali – Sezione Veterinaria), il prof. Stefano Grolli (Dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Parma), ha tenuto una lezione riguardante i prodotti terapeutici derivanti da tes­suti ricchi di cellule mesenchimali stromali (MSC); a cui è seguita una relazione del dott. Offer Zeira (medico veterinario libero professionista esperto di MSC in campo appli­cativo), il quale ha parlato della terapia cellulare nelle malattie neurologiche degli animali e degli aspetti traslazionali.</p>



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</div>



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</div>



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<h2 class="wp-block-heading">Frazione Stromale Vascolare (SVF): una fonte eterogenea di cellule rigenerative</h2>



<p>Le cellule mesenchimali stromali sono cellule <strong>multipotenti</strong> che si trovano in nu­merosi tessuti, come <strong>midollo osseo, tessuto adiposo, cordone ombelicale</strong> e altre fonti biolo­giche. Il fascino terapeutico delle MSC risiede nella loro <strong>capacità di differenziarsi</strong> in vari tipi di cellule (osteociti, condrociti, adipociti). Inoltre esse influenzano l’ambiente circostante attraverso una potente <strong>azione paracrina</strong>, rilasciando fattori di crescita, citochine e altre molecole bioattive che <strong>modulano la risposta infiammatoria e pro­muovono la riparazione dei tessuti danneggiati.</strong></p>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-large is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="1024" height="581" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cellule-mesenchimali-stromali-schema-azioni-terapeutiche-1024x581.jpg" alt="cellule-mesenchimali-stromali-schema-azioni-terapeutiche" class="wp-image-4365" style="width:700px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cellule-mesenchimali-stromali-schema-azioni-terapeutiche-1024x581.jpg 1024w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cellule-mesenchimali-stromali-schema-azioni-terapeutiche-300x170.jpg 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cellule-mesenchimali-stromali-schema-azioni-terapeutiche-768x436.jpg 768w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cellule-mesenchimali-stromali-schema-azioni-terapeutiche.jpg 1475w" sizes="auto, (max-width: 1024px) 100vw, 1024px" /><figcaption class="wp-element-caption">Immagine riassuntiva delle numerose attività biologiche delle cellule mesenchimali stromali (MSC).
Per gentile concessione del Gruppo Italiano Staminali Mesenchimali – Sezione Veterinaria (GISMVet).</figcaption></figure>



<p>Il processo di preparazione delle cellule mesenchimali stromali è partico­larmente complesso, sia per il numero di passaggi, che per la necessità di numerose accortezze da mettere in atto per non inficiare l’efficacia del preparato.</p>



<p>La <strong>Frazione Stromale Vascolare </strong>(SVF) è una delle principali fonti di cellule mesenchimali stromali impiegate in campo veterinario. Derivata dal tessuto adiposo, è una popolazione cellulare eterogenea che <strong>contiene, oltre alle MSC, anche fibroblasti, periciti, cellule endoteliali e cellule del sistema immunitario (co­me linfociti, monociti e macrofagi); a queste si aggiungono fattori di crescita solubili e matrice extracellulare</strong>. Questa composizione diversifica­ta conferisce alla SVF una <strong>capacità rigenerativa notevole</strong>, poiché ogni tipologia cellulare contri­buisce a promuovere diversi aspetti del processo di guarigione. Esistono due principali modalità di preparazione della SVF: la digestione enzimatica e le tecniche meccaniche.</p>



<ul class="wp-block-list">
<li>La <strong>digestione enzimatica</strong>, che utilizza enzimi come le collagenasi, permette di ottenere la cSVF (<em>cellularSVF</em>) che contiene cellule dissocia­te, fattori di crescita, scarsa o assente matrice extracellulare organizzata; non considerata tra i prodotti minimamente manipolati, la cSVF segue una regolamentazione normativa stringente. </li>



<li>Le <strong>tecniche meccaniche</strong> utilizzano invece stru­menti di disgregazione fisica per isolare le cellu­le dalla matrice extracellulare, mantenendo un livello minimo di manipolazione del prodotto. Il prodotto ottenuto è la tSVF (<em>tissueSVF</em>), che contiene cellule dissociate, fattori di crescita, matrice extracellulare organizzata. Non subisce trattamenti chimici e rientra nella categoria dei prodotti minimamente manipolati. Approccio con­siderato meno invasivo, ha minori implicazioni regolatorie.</li>
</ul>



<h2 class="wp-block-heading">Il grasso microframmentato: microfat e nanofat</h2>



<p>A differenza della SVF, <strong>il grasso microframmentato (anch’esso derivato dal tessuto adiposo) conser­va gran parte dell’architettura tissutale originale</strong>, mantenendo intatte le connessioni tra le cellule stromali e la matrice extracellulare.</p>



<p>• Il <strong>microfat </strong>si ottiene mediante un processo di frammentazione meccanica che utilizza forze moderate per rompere il tessuto adiposo senza danneggiare le cellule. Ricco di cellule mesenchimali stromali e altri tipi cellulari che mantengono la loro capacità rigene­rativa, è particolarmente adatto per <strong>applicazioni in cui è richiesto un supporto strutturale, come la riparazione ossea o cartilaginea</strong>. In uno studio condotto su cani affetti da lesioni al legamento crociato anteriore, l’iniezione di microfat ha ac­celerato significativamente la guarigione ossea, riducendo il tempo di recupero post-chirurgico e migliorando la stabilità articolare. Un altro stu­dio, sull’uso del microfat in cani con osteoartrite spontanea, ha dimostrato che l’iniezione intra-arti­colare ha ridotto il dolore e migliorato la mobilità nei pazienti.</p>



<p>• Il <strong>nanofat </strong>è una versione ulteriormente proces­sata del microfat, caratterizzata da dimensione cellulare ancora più ridotta e da un contenuto maggiore di fattori di crescita e citochine.</p>



<p>Questi prodotti vengono utilizzati principalmente per <strong>stimolare la rigenerazione tissutale in modo più mirato</strong>.</p>



<h2 class="wp-block-heading">Applicazioni cliniche dei prodotti ricchi di cellule mesenchimali stromali in Veterinaria</h2>



<p>Da condizioni degenerative a quelle conseguenti a traumi, le principali aree di utilizzo dei prodotti ricchi di MSC in ambito veterinario includono:</p>



<ul class="wp-block-list">
<li><strong>osteoartrite e patologie articolari</strong>: l’osteoartrite è una delle principali patologie degenerative che affliggono cani e cavalli, causando dolore, mobilità ridotta e qualità di vita compromessa. Iniezioni in­tra-articolari di SVF o microfat, si sono dimostrate <strong>efficaci nel ridurre l’infiammazione, stimolare la rigenerazione cartilaginea e migliorare la funzione articolare, con effetti benefici duraturi</strong>; </li>



<li><strong>lesioni tendinee e muscolari</strong>: nei cavalli sportivi, le tendinopatie rappresentano una causa frequente di zoppia e possono richiedere lunghi periodi di riabilitazione. Le cellule mesenchimali stromali, in particolare il microfat, hanno dimostrato di <strong>accelerare la rigenerazione del tessuto tendineo, riducendo il tempo di recupero e migliorando la resistenza e la funzionalità dei tendini trattati</strong>;</li>
</ul>


<div class="wp-block-image">
<figure class="aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="1000" height="667" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cavallo-visita-arti.jpg" alt="cavallo-visita-arti" class="wp-image-4354" style="width:500px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cavallo-visita-arti.jpg 1000w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cavallo-visita-arti-300x200.jpg 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cavallo-visita-arti-768x512.jpg 768w" sizes="auto, (max-width: 1000px) 100vw, 1000px" /><figcaption class="wp-element-caption">© 135pixels – shutterstock.com</figcaption></figure></div>


<ul class="wp-block-list">
<li><strong>riparazione ossea e fratture</strong>: grazie alla loro ca­pacità di stimolare la neoformazione ossea e mi­gliorare l’integrazione delle cellule nell’ambiente circostante, le cellule mesenchimali stromali e il grasso microframmentato si sono rivelati preziosi nella gestione di fratture complesse e ritardi di consolidazione ossea.</li>
</ul>



<h2 class="wp-block-heading">Cellule mesenchimali stromali in neurologia</h2>



<p>Le cellule mesenchimali stromali stanno anche offrendo nuove speranze di trattamento per condizioni gravi e degenerative del sistema nervoso.</p>


<div class="wp-block-image">
<figure class="aligncenter size-full is-resized"><img loading="lazy" decoding="async" width="1194" height="754" src="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cellule-mesenchimali-stromali-applicazioni-neurologia-tabella.png" alt="cellule-mesenchimali-stromali-applicazioni-neurologia-tabella" class="wp-image-4349" style="width:700px" srcset="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cellule-mesenchimali-stromali-applicazioni-neurologia-tabella.png 1194w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cellule-mesenchimali-stromali-applicazioni-neurologia-tabella-300x189.png 300w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cellule-mesenchimali-stromali-applicazioni-neurologia-tabella-1024x647.png 1024w, https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/wp-content/uploads/2024/11/cellule-mesenchimali-stromali-applicazioni-neurologia-tabella-768x485.png 768w" sizes="auto, (max-width: 1194px) 100vw, 1194px" /><figcaption class="wp-element-caption">Alcune patologie a coinvolgimento neurologico trattate con cellule mesenchimali stromali.</figcaption></figure></div>


<p>Diverse malattie neurologiche sono infatti tuttora senza una valida possibilità terapeutica, e molte di queste malattie, sia nell’uomo che negli animali, presentano un’eziologia autoimmunitaria. Inoltre, spesso il decorso è simile nell’uomo e negli ani­mali, specialmente per quanto riguarda il cane; ne deriva una notevole importanza degli aspetti traslazionali.</p>



<h3 class="wp-block-heading">Metodiche di somministrazione e tecniche avanzate</h3>



<p>Il trattamento con cellule mesenchimali stromali in neurologia può avvenire attraverso diverse vie di somministrazione, tra cui quella <strong>intratecale </strong>(cisterna magna) per patologie del sistema nervoso centrale, <strong>intra-carotidea</strong> in casi acuti e persino<strong> intra-oculare</strong> per le patologie della retina. Queste tecniche di somministrazione permettono un’azione mirata delle cellule mesenchimali stromali.</p>



<p>Uno degli ambiti più promettenti dell’applicazione delle cellule mesenchimali stromali è la <strong>rigenerazione dopo traumi al mi­dollo spinale o ernie discali</strong>: questo trattamento ha dimostrato un <strong>recupero della funzionalità mo­toria grazie alla capacità di rigenerare i neuroni e modulare l’infiammazione</strong>. Alcuni pazienti, dopo settimane di terapia, hanno mostrato miglioramenti notevoli nella deambulazione, evitando l’uso di supporti ortopedici come carrelli.</p>



<p>Un altro svilup­po innovativo nell’uso delle MSC è il loro impie­go come “cavallo di Troia” per <strong>veicolare farmaci chemioterapici nei tumori </strong>(es. glioma canino): le cellule mesenchimali stromali caricate con paclitaxel hanno dimostrato di ridurre la crescita del glioma in modelli animali, aprendo nuove prospettive per il trattamento di tumori cerebrali sia nei cani che nell’uomo.</p>



<details class="wp-block-details is-layout-flow wp-block-details-is-layout-flow"><summary>Per maggiori informazioni:</summary>
<ul class="wp-block-list">
<li>Greenwood V, Clausen P, Matuska AM. Micro-fragmented adipose tissue cellular composition varies by processing device and analytical method. Sci Rep. 2022;12(1):16107. doi:10.1038/s41598-022-20581-1. </li>



<li>Laroni A, de Rosbo NK, Uccelli A. Mesenchymal stem cells for the treatment of neurological diseases: Immunoregulation beyond neuroprotection. Immunol Lett. 2015;168(2):183-90. doi:10.1016/j.imlet.2015.08.007. </li>



<li>Pennasilico L, Di Bella C, et al. Effects of autologous microfragmented adipose tissue on healing of tibial plateau levelling osteotomies in dogs: a prospective clinical trial. Animals (Basel). 2023;13(13):2084. doi:10.3390/ani13132084. </li>



<li>Zeira O, Asiag N, Aralla M, et al. Adult autologous me­senchymal stem cells for the treatment of suspected non-in­fectious inflammatory diseases of the canine central nervous system: safety, feasibility and preliminary clinical findings. J Neuroinflam. 2015;12:181. doi:10.1186/s12974-015-0402-9.</li>



<li>Zeira O, Scaccia S, Pettinari L, et al. Intra-articular admi­nistration of autologous micro-fragmented adipose tissue in dogs with spontaneous osteoarthritis: safety, feasibility, and clinical outcomes. Stem Cells Transl Med. 2018;7(11):819-828. doi:10.1002/sctm.18-0020.</li>
</ul>
</details>



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<div class="wp-block-button"><a class="wp-block-button__link wp-element-button" href="https://wordpress-524805-3324939.cloudwaysapps.com/lattivita-delle-cellule-mesenchimali-stromali-e-i-farmaci-cellulari/" target="_blank" rel="noreferrer noopener">Seconda parte: L’attività delle cellule mesenchimali stromali e i farmaci cellulari</a></div>



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Cellule mesenchimali stromali: una risorsa multifunzione

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