I rettili sono serbatoi di una vasta gamma di patogeni, tra cui virus, batteri, protozoi, elminti, pentastomidi e specie parassite di artropodi, alcuni dei quali sono agenti di zoonosi, e costituiscono un problema di salute pubblica.

La medicina erpetologica si occupa della salute dei rettili e degli anfibi e, nell’ambito di essa, sono numerose le aree di specializzazione per la cura di questi animali a sangue freddo (per esempio la medicina interna, la chirurgia, la nu­trizione e la parassitologia). Il medico veterinario, quindi, ha un ruolo importante non solo per la gestione dell’allevamento e del benessere dei rettili tenuti in cattività, ma anche per la prevenzione e il controllo di eventuali agenti di zoonosi emergenti.

erpetologia-procedure-cliniche
Medicina erpetologica. A: posizionamento radio grafico di un geco leopardino (Eublepharis macularius). B: alimentazione assistita di una lucertola neonata. C: radiografia latero-laterale anteriore di un boa (Boa constrictor).
© A. Mendoza-Roldan

I rettili rappresentano un gruppo diversificato di vertebrati che si è evoluto attraverso un’ampia biodiversità, rappresentata da oltre 1.200 generi e circa 11.000 specie distribuite nelle regioni tro­picali e subtropicali. Questo raggruppamento di animali è classificato in quattro ordini principali, di cui il più numeroso è quello degli Squamata (10.417 specie) che include serpenti, lucertole e anfisbeni. Altri ordini sono rappresentati dai Testudines (351 specie), cioè tartarughe e testug­gini, Crocodylia (24 specie), che comprende specie di coccodrilli, alligatori, caimani e gaviali e, infi­ne, Rhynchocephalia, rappresentato da un’unica specie, il tuatara (Sphenodon punctatus), diffusa soltanto in Nuova Zelanda.

Numerosi agenti patogeni di natura virale, batte­rica e parassitaria si sono co-evoluti con i rettili nel corso di milioni di anni, causando le malattie che conosciamo al giorno d’oggi. Inoltre, i rettili sono ospiti di agenti patogeni, alcuni dei quali possono rivelarsi portatori di zoonosi. Ad esempio, diverse specie di salmonella sono state storicamente associate a malattie zoonosiche data la loro natura le affinità con i rettili, in particolare con quelli che vivono in ambiente acquatico, come le tartarughe d’acqua dolce. Tuttavia, anche altri batteri, virus e parassiti associati ai rettili possono rappresentare un rischio per la salute pubblica, nonostante essi siano stati storicamente meno studiati.

Le infezioni zoonosiche dei rettili possono essere con tratte attraverso tre vie principali:

  1. il consumo di carne cruda o poco cotta
  2. la contaminazione ambientale o per contatto diretto
  3. la trasmissione attraverso artropodi vettori

Queste vie di trasmissione sono influenzate anche da altri fattori, quali il livello di interazione umana con i rettili, come nel caso dell’erpetofagia, di rettili allevati come animali da compagnia e nel caso di animali sinantropici. In questo articolo sono discusse le principali zoonosi associate ai rettili in diversi contesti dal punto di vista medico e veterinario.

I rettili come nuovi animali da compagnia

I rettili rientrano ormai appieno nella categoria degli animali da compagnia. Alcuni esempi sono rappresentati dai tranquilli pitoni reali (Python regius), dalle affascinanti iguane verdi (Iguana iguana) e dalle longeve tartarughe di terra.

Rettili NAC. A: pitone reale (Python regius). B: maschio di iguana verde (Iguana iguana). C: famiglia di tartarughe di terra (Testudo hermanni).
© A. Mendoza-Roldan

Oggigiorno detenere rettili nelle nostre case è diventata un’abitudine comune, piuttosto che un hobby esclusivo. Negli USA, ad esempio, il 2,4% della popolazione di animali domestici è rappresentata da rettili e anfibi. Le informazioni riguardanti l’allevamento e le cure di base per molte specie di rettili allevati sono scarse e questi animali sono ancora trattati in modo non con sono alle loro esigenze di benessere. Pertanto, i medici veterinari devono essere consapevoli della crescente necessità di cure specifiche, dato che il mantenimento dei rettili in cattività di solito comporta squilibri metabolici con conseguente riduzione delle difese immunitarie, che facilita la trasmissione di patogeni. Queste situazioni sono, inoltre, spesso legate a scarsa igiene dei terrari.

Pertanto, in condizioni di allevamento non idonee e senza un regolare follow-up veterinario, i patogeni zoonosici potrebbero infettare i proprietari, in particolare i soggetti immunodepressi e i bambini. Il rischio che agenti zoonosici, soprattutto batteri, siano trasmessi a categorie a rischio ha sollevato preoccupazioni da parte delle agenzie di sanità pubblica, come il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) degli USA.

Inoltre, il commercio di rettili da compagnia è stato indicato come una possibile fonte di introduzione di parassiti esotici in paesi non endemici.

I rettili, la salute pubblica e il concetto One Health

In generale, la presenza di rettili è estremamente importante da un punto di vista ecologico, considerato il ruolo che essi hanno nell’ambito della catena trofica in quanto occupano il primo livello (es. piccole lucertole e serpenti) o il livello più alto (es. coccodrilli e grandi serpenti) della catena alimentare. In quest’ultimo caso, date le loro abitudini acquatiche e la longevità (generalmente superiore ai 60 anni), i coccodrilli possono essere utili come potenziali indicatori di inquinamento ambientale, in quanto sentinelle della stabilità e della salute ambientale.

Ciononostante, i rettili possono rappresentare un problema di salute pubblica in alcune regioni, come nel caso dell’avvelenamento da morsi di serpente che è ancora considerata una malattia importante, ma negletta nei paesi tropicali in via di sviluppo. Infatti, più di 2 milioni di persone in tutto il mondo, ogni anno, sono vittime di incidenti dovuti a morsi di serpente, con oltre 130.000 morti ogni anno.

Tuttavia, date le pressioni antropiche come la crescente urbanizzazione, la frammentazione degli habitat e la deforestazione, i rettili e i loro agenti patogeni zoonosici sono sempre più a stretto con tatto con le popolazioni umane. Questi agenti patogeni sono rappresentati da batteri, come salmonella e, in misura minore, specie dei generi Aeromonas, Pseudomonas, Citrobacter, Vibrio, Klebsiella, Enterobacter, Shewanella, Acinetobacter, Yersinia nonché Campylobacter, Arcobacter, Chlamydia, Leptospira e Mycobacterium.

I generi di batteri sopra menzionati si trasmettono principalmente attraverso il contatto diretto o la contaminazione ambientale, attraverso le secrezioni/escrezioni dei rettili. Inoltre, i batteri zoonosici trasmessi da vettori sono rappresentati da microrganismi dei generi Aeromonas, Anaplasma, Borrelia, Coxiella, Ehrlichia e Rickettsia.

D’altro canto, le zoonosi parassitarie associate ai rettili sono rappresentate principalmente da patogeni di origine alimentare come pentastomidi e cestodi, mentre altri agenti parassitari zoonosici possono essere trasmessi per contatto diretto (Cryptosporidium spp.) o da vettori (Trypanosomatidae). Infine, gli arbovirus potrebbero essere associati ai rettili e, considerata la bassa specificità d’ospite delle zanzare, trasmessi all’uomo.

zoonosi-trypanosoma-geco
Trypanosoma platydactyli, parassita del geco comune (Tarentola mauritanica). © A. Mendoza-Roldan

Malattie batteriche associate ai rettili

I rettili sono serbatoi naturali di salmonelle e possono albergare, nel loro intestino, un’ampia varietà di sierotipi di questi batteri. I sierotipi cosiddetti “esotici”, appartenenti alle sottospecie II, IIIa, IIIb, IV, VI di Salmonella bongori e Salmonella enterica, sono principalmente isolati dai rettili e dall’ambiente in cui essi vivono. Tuttavia, nei rettili liberi e in cattività, è frequente anche l’isolamento della sottospecie I di Salmonella enterica. I ceppi di salmonella si adattano bene ai rettili, causando, in questi animali, infezioni per lo più asintomatiche e solo occasionalmente malattie e morte. Ciononostante, gli stessi ceppi possono essere patogeni per gli animali a sangue caldo.

Si stima che, negli USA e in Europa, i rettili e gli anfibi rappresentino la fonte del 6% di tutte le infezioni da salmonella. La maggior parte delle salmonellosi as sociate ai rettili (SAR) è segnalata principalmente nei bambini di età inferiore ai cinque anni, negli anziani e nelle persone immunocompromesse, tutte categorie di popolazioni a rischio per le quali le SAR possono essere fatali.

Bambini, tartarughe e salmonellosi

I principali rettili associati alla salmonellosi gastrointestinale sono le tartarughe d’acqua. Tuttavia, l’esposizione alle iguane è significativamente più diffusa nei bambini affetti da malattie invasive da salmonella, con conseguente setticemia e meningite. Inoltre, i ceppi multiresistenti (MDR) rappresentano un rischio per la sicurezza della salute pubblica, con implicazioni in termini di maggiore gravità della malattia, ricoveri più lunghi e costi più elevati. È stato dimostrato che anche i rettili possono fungere da carrier di salmonelle MDR. Infatti, l’uso diffuso di antibiotici nei confronti delle salmonelle è stato descritto nel commercio internazionale di rettili da compagnia, per prevenire perdite economiche, così come per migliorare il benessere degli animali negli allevamenti affollati e nel caso di trasporti a lunga distanza.

La trasmissione delle salmonelle ad altri animali, quali cani, gatti, ma anche uomo, può avvenire sia per contatto diretto che indiretto, in quanto questo batterio ha una buona resistenza nell’ambiente. Un esempio è rappresentato dalle tartarughe d’acqua che sono abbastanza piccole da poter essere “baciate” e tenute in braccio dai bambini, situazione che aumenta la probabilità di trasmissione diretta delle salmonelle, come di altri patogeni. Inoltre, la trasmissione indiretta di questo agente patogeno può avvenire anche attraverso la contaminazione nel corso della pulizia dei rettilari, per esempio, nel lavello della cucina o nella vasca da bagno.

Rettili e microbiota

Il microbiota dei rettili è costituito principalmente da batteri Gram-negativi e la sua composizione è influenzata dalla dieta e dall’ambiente, soprattutto in condizione di cattività. Tra gli organismi Gram-negativi, Aeromonas spp., Pseudomonas spp., Citrobacter spp. e Vibrio spp. sono stati segnalati nei rettili, sia associati a casi clinici (broncopolmonite, ulcerazioni, stomatiti, setticemia, ecc.), sia in animali portatori sani. Klebsiella spp., Enterobacter spp., Shewanella spp., Acinetobacter spp. e Yersinia spp. sono stati segnalati come batteri opportunistici in Testudines (tartarughe).

Sia i batteri patogeni che quelli opportunistici potrebbero causare infezioni in altri animali poichilotermi e omeotermi così come negli esseri umani, in particolare in quelli con deficit immunitari.

D’altra parte, i rettili possono anche essere infetti da batteri dal genere Mycobacterium, che comprende oltre 200 specie, tra cui micobatteri tubercolari e non tubercolari (NTM). Questi ultimi hanno una distribuzione cosmopolita e sono stati isolati da tutte le principali classi di animali. Molti NTM che infettano gli animali sono in grado, inoltre, di essere trasmessi agli esseri umani. Nei rettili, diverse specie, come Mycobacterium chelonae e Mycobacterium nonchromogenicum, causa no la malattia granulomatosa e la stomatite ulcerosa.

I NTM possono essere trasmessi all’uomo e all’erpetofauna attraverso l’aerosol di secrezioni respiratorie contaminate o il contatto diretto con la pelle, il suolo o l’acqua. I rettili e gli anfibi possono ospitare specie di Mycobacterium che rappresentano agenti patogeni opportunisti negli esseri umani, specialmente in quelli immunocompromessi. Pertanto, i proprietari di animali domestici dovrebbero sempre praticare rigorosi protocolli di disinfezione dopo aver maneggiato i rettili e limitare il contatto in presenza di ferite aperte.

Zecche e lucertole: zoonosi batteriche trasmesse da vettori associate ai rettili

Le malattie trasmesse da vettori dei rettili (RVBDs) di interesse zoonosico sono causate da batteri, protozoi e virus trasmessi da vettori artropodi, inclusi nella sotto classe Acarina (ovvero acari e zecche) o nell’ordine dei Ditteri (ovvero zanzare, flebotomi e mosche tse-tse).

zecca-boa-occhio
Femmina adulta di zecca (Amblyomma roduntatum) in un boa arboricolo dell’Amazonia (Corallus hortullanus).
© A. Mendoza-Roldan
flebotomo-geco
Femmina di flebotomo (Sergentomyia minuta) che si alimenta su un geco comune (Tarentola mauritanica).
© A. Mendoza-Roldan

I batteri zoonosici responsabili di RVBD appartengono ai generi Aeromonas, Anaplasma, Borrelia, Coxiella, Ehrlichia e Rickettsia. Per questi generi di batteri, i rettili possono svolgere un ruolo importante come reservoir, ad esempio, di Borrelia burgdorferi s.l., causa della malattia di Lyme, e di Rickettsia spp. del gruppo della febbre maculosa.

Inoltre, i principali vettori dell’anaplasmosi granulocitica da Anaplasma phagocytophilum, (Ixodes pacificus in Nord America e Ixodes ricinus in Europa) possono occasionalmente alimentarsi di sangue sui rettili, specialmente nei loro stadi immaturi (larve e ninfe). Anaplasma è un genere di batteri Gram negativi che comprende specie patogene trasmesse principalmente dalle zecche. Questi batteri possono causare malattie gravi e persino fatali.

D’altra parte, alcune erlichie sono state rilevate in diverse zecche raccolte da rettili. Ad esempio, Ehrlichia chaffeensis e Candidatus Neoehrlichia mikurensis sono stati rilevati nelle zecche Amblyomma spp. che parassitano rettili importati in Giappone.

Il genere Borrelia comprende batteri della famiglia Spirochaetaceae ed annovera più di venti specie che rientrano nel complesso Borrelia burgdorferi sensu lato, agente eziologico della malattia di Lyme. Nove di queste specie hanno un potenziale patogeno, come nel caso di Borrelia lusitaniae, che nell’Europa occidentale è associata alle lucertole.

Inoltre, i rettili hanno un ruolo diretto nell’epidemiologia di alcuni patogeni della famiglia delle Rickettsiaceae, che comprende un ampio gruppo di patogeni intracellulari Gram-negativi trasmessi da vettori invertebrati, come nel caso delle rickettsie del gruppo della febbre maculosa (SFG), causa di zoonosi. Rickettsia honei, agente eziologico della febbre maculosa di Flinders Island, nell’Australia meridionale, ha un ciclo biologico che si compie esclusiva mente in una specie di zecca, Bothriocroton hydrosaurim, che si nutre principalmente su lucertole e serpenti.

Inoltre, altre otto specie appartenenti al SFG sono state rilevate in ectoparassiti associati ai rettili. In Europa, specie di rickettsie SFG, come Rickettsia helvetica e Rickettsia monacensis, sono state rilevate nelle zecche della specie I. ricinus, nonché nel sangue e nella coda di lacertidi. Altre specie di rickettsie SFG sono state identifica te in zecche del genere Amblyomma, Bothriocroton, Dermacentor, Haemaphysalis, Hyalomma e Ixodes e negli acari delle famiglie Ixodorhynchidae, Macronyssidae, Pterygosomatidae e Trombiculidae.

La presenza di Rickettsia sp. è stata, inoltre, evidenziata in Ophionyssus natricis, un acaro dei serpenti che occasionalmente può alimentarsi sull’uomo. Acari di questa specie sono stati rinvenuti in draghi barbuti (Pogona vitticeps) in uno zoo in Brasile. Il controllo di questi acari è reso complesso dalla loro sopravvivenza nell’ambiente esterno e dalla loro estrema trasmissibilità. Recentemente l’impiego di isoxazoline (come l’afoxolaner per uso orale) è stato efficace nel controllo e nell’eradicazione di massive infestazioni di acari in serpenti d’allevamento in Sicilia.

acaro-serpente
Acaro dei serpenti (Ophionyssis natricis).
© A. Mendoza-Roldan

Leishmaniosi nei rettili

Le specie di leishmania che infettano i rettili appartengono al sottogenere Sauroleishmania, ovvero un gruppo molto prossimo evolutivamente alle specie patogene della leishmania dei mammiferi, con circa 21 specie che infettano i rettili, principalmente le lucertole. Queste similitudini genetiche e filogenetiche suggeriscono che le leishmanie dei rettili potrebbero infettare transitoriamente i mammiferi e viceversa. Ad esempio, Leishmania adleri dei lacertidi del Kenya può produrre forme di leishmaniosi cutanea nei mammiferi.

Inoltre, Leishmania tarentolae dei gechi è stata rilevata a li vello molecolare in mummie di uomo provenienti dal Brasile, così come in sangue umano e in cani di canili in Italia. Studi su quest’ulitmo parassita hanno consentito di evidenziare come il vettore naturale di L. tarentolae, il flebotomo Sergentomyia minuta, possa alimentarsi anche di sangue di uomo e di altri mammiferi.

Data la somiglianza genetica con Leishmania infantum, l’infezione naturale da L. tarentolae potrebbe, in una certa misura, determina re una protezione immunitaria cellulo-mediata nei confronti di altre specie di leishmanie patogene. La ricerca nell’ambito di quest’ultimo settore è in continua evoluzione e sono promettenti i risultati (ancora inediti) di tentativi di immunoprotezione nel cane mediante impiego di L. tarentolae.

Inoltre, i rettili potrebbero avere un ruolo come serbatoi di leishmanie nelle aree in cui non sono presenti ospiti primari o dove rettili e ospiti naturali vivono in simpatria. Ad esempio, Leishmania tropica, Leishmania donovani e Leishmania turanica sono stati identificati con approcci molecolari in lucertole e serpenti della Cina nordoccidentale, mentre L. infantum è stata identificata in lucertole raccolte in canili nel sud Italia, in aree endemiche per la leishmaniosi.

Inoltre, studi recenti hanno dimostrato che i serpenti possono essere infetti da L. tarentolae. I cervoni (Elaphe quatuolineata) e i biacchi (Hierophis viridiflavus) catturati nell’ambito della festa dei serpari a Cocullo in Abruzzo, sono stati riscontrati positivi molecolarmente a questa specie di leishmania , tipicamente dei sauri.

cervone-festa-serpari
Cervone (Elaphe quatuorlineata) catturato in occasione della festa dei serpari (Cocullo, Abruzzo).
© A. Mendoza-Roldan

Le malattie virali associate ai rettili

All’inizio della pandemia di COVID-19, alcuni studi ipotizzarono che i serpenti venduti nel mercato della carne di Wuhan potessero essere all’origine del SARS-CoV-2. Successivamente, questa ipotesi è stata completamente smentita, mentre i pipistrelli sono stati incriminati come serbatoi più probabili di questa malattia virale, dato che le specie di coronavirus alla base della pandemia sono associate ai tetrapodi endotermici (mammiferi).

D’altra parte, i tetrapodi ectotermici (cioè rettili e anfibi) possono svolgere un ruolo come serbatoi di arbovirus. Per esempio, specie di zanzare antropofile di grande importanza medica, come Aedes albopictus, possono occasionalmente alimentarsi di sangue di rettili che, a loro volta, sono stati spesso trovati infetti da arbovirus di interesse zoonosico utilizzando test molecolari e sierologici. In effetti, i rettili possono essere serbatoi di importanti arbovirus come quelli che causano l’encefalite equina occidentale e orientale, l’encefalite equina venezuelana, la West Nile disease e, più recentemente, il virus Chikungunya.

Inoltre, i rettili, in particolare le lucertole, possono essere un’importante fonte di alimentazione per alcuni vettori (Culex spp.) di flavivirus. Ad esempio, le zanzare della specie Culex tarsalis possono alimentarsi di sangue di serpenti giarrettiera (Thamnophis elegans), che possono albergare il virus dell’encefalite equina occidentale durante l’inverno (overwintering o svernamento).

Altri virus associati ai rettili sono il virus dell’encefalite giapponese e il virus Zika. Nondimeno, malattie zoonosiche virali possono essere anche trasmesse da zecche, come Hyalomma aegyptium, vettore della febbre emorragica Crimea-Congo (CCHF), associata alle tartarughe di terra. Questa malattia zoonosica trascurata è ampiamente distribuita in Africa, Balcani, Medio Oriente e Asia occidentale, dove le tartarughe e le loro zecche svolgono un ruolo nel ciclo criptico di trasmissione.

Elminti zoonosici dei rettili

Parassiti zoonosici possono infettare i rettili, utilizzandoli come ospiti intermedi o finali, per poi essere trasmessi all’uomo, come accade in caso dei rettili impiegati nell’alimentazione umana in alcune regioni del mondo. I rettili possono trasmettere alcuni elminti zoonosici non solo attraverso il consumo delle loro carni, ma anche mediante il loro impiego in pratiche medicinali. Ad esempio, nematodi (Angiostrongylus cantonensis, Eustrongylides spp., Trichinella spp.), cestodi (Spirometra spp.), trematodi (Alaria spp.) e diversi pentastomidi, tra cui Armillifer spp. e Raillietiella hemidactyli, possiedono un potenziale zoonosico.

Nella maggior parte dei casi, i parassiti non completano i loro cicli biologici negli esseri umani che, piuttosto, rappresentano ospiti aberranti.

Inoltre, rettili Squamata (lucertole e serpenti) che convivono con animali da compagnia possono rappresentare una fonte di infezioni da elminti, soprattutto attraverso la predazione da parte di cani e gatti con uno stile di vita all’aperto. Uno studio recente condotto in Italia, ha dimostrato che il 31% dei rettili esaminati era positivo ad almeno un elminta.

Tra i parassiti di interesse medico, Joyeuxiella echinorhyncoides ha mostrato la più alta prevalenza (19,7%), seguita da Joyeuxiella pasqualei, Mesocestoides lineatus (5,6%) e Physaloptera spp. (3,9%). L’ampia gamma di elminti rilevata nei rettili indica il potenziale rischio per la salute degli animali domestici che predano questi piccoli vertebrati.

Insieme agli anfibi, i rettili rappresentano ospiti paratenici di Angiostrongylus cantonensis, un nematode metastrongiloide che è responsabile di meningite eosinofila nell’uomo. Mentre i ratti rappresentano gli ospiti definitivi e i molluschi gli ospiti intermedi di A. cantonensis, i rettili possono accumulare larve L3 infettanti nel fegato e in altri tessuti, svolgendo un ruolo importante per il mantenimento e l’amplificazione dell’infezione. Il consumo di carne cruda di lucertole varanidi è stato documentato come via di infezione delle popolazioni asiatiche. Poiché la malattia nell’uomo è difficile da identificare in fase preoperatoria, l’anamnesi è fondamentale per una diagnosi precoce e un rapido trattamento.

Nell’ambito del genere Trichinella, due specie non incapsulate, Trichinella zimbabwensis e Trichinella papuae, sono state descritte nei coccodrilli e nei varani. Sebbene questo genere comprenda nematodi con elevato potenziale zoonosico e la maggior parte delle specie incapsulate sia infettiva solo per i mammiferi, il ruolo dei rettili nel mantenimento di questa parassitosi non è stato ancora ben chiarito. Ad esempio, in Thailandia sono state segnalate infezioni nell’uomo dovute al consumo di carne di varani e di tartarughe, anche se la specie di trichinella coinvolta non è stata identificata.

La temibile sparganosi

Spirometra (Diphyllobothriidae) include cestodi che si sviluppano come adulti nei mammiferi carnivori (ospiti definitivi) e come larve nei crostacei copepodi d’acqua dolce e nei vertebrati poichilotermi, che fungono, rispettivamente, da primi e secondi ospiti intermedi. Tra le specie con maggiore potenziale zoonosico si annoverano Spirometra erinaceieuropaei, Spirometra mansonoides e Spirometra proliferum. Gli esseri umani possono contrarre l’infezione da Spirometra spp. mangiando carne cruda contami nata con gli stadi larvali infettanti (cioè i plerocercoidi, noti anche come sparganum).

Negli esseri umani, la migrazione viscerale dei plerocercoidi può essere disseminata in vari organi e tessuti (ad esempio, tessuto sottocutaneo, muscoli, polmoni, cavità pleurica, visceri urogenitali e addominali). A seconda degli organi invasi, la sparganosi può essere di gravità da lieve a media, come nel caso delle migrazioni sottocutanee, o addirittura letale (sparganosi viscerale) se localizzata nel sistema nervoso centrale (forme cerebrali). Una grave condizione clinica nell’uomo è rappresentata dalla sparganosi proliferativa, che è causata dalla moltiplicazione asessuata dei plerocercoidi nel corpo umano.

La sparganosi è descritta soprattutto nei paesi asiatici, associata al consumo di carne cruda o non adeguatamente cotta di serpenti, rane e girini infetti dalle forme plerocercoidi. In Europa sono stati segnalati casi in pazienti stranieri provenienti da continenti in cui la malattia è endemica. Tuttavia, gli esseri umani possono contrarre l’infezione ingerendo, insieme all’acqua, copepodi infetti (cioè i primi ospiti intermedi) o per via transcutanea, nel caso di applicazione di carne di serpente o rana infetta su una ferita. Quest’ultima usanza è legata alla medicina tradizionale in Sudest Asiatico.

I pentastomidi, peculiari parassiti vermiformi

Altri parassiti di importanza zoonosica sono i pentastomidi. Questi ultimi sono una sottoclasse di artropodi parassiti che rappresenta un lignaggio unico derivante dai crostacei. Questi peculiari parassiti prosperano nel tratto respiratorio di vertebrati come i rettili squamata (serpenti e lucertole), i mammiferi (canidi), gli uccelli, e alcune specie sono ben adattate a parassitare i pesci. Tuttavia, le specie di pentastomidi che rappresentano un problema zoonosico sono tipicamente associate ai rettili.

I pentastomidi del genere Armillifer, parassiti dei serpenti, sono altamente patogeni per il loro ospite ofidio e diverse specie possono causare infezioni zoonosiche in Africa, come Armillifer grandis e Armillifer armillatus, e in Asia, in particolare Armillifer moniliformis e Armillifer agkistro dontis. Inoltre, è stato osservato che specie del genere Porocephalus infettano l’uomo e i cani, mentre quelle del genere Raillietiella, l’uomo.

Il ciclo biologico di Armillifer spp. e Porocephalus spp. è eterosseno, con adulti grandi e vermiformi che infettano il tratto respiratorio inferiore dei serpenti, deponendo uova infettanti con larve tipiche, che vengono escrete nelle feci dei serpenti. Gli ospiti intermedi sono rappresentati da roditori e le larve si sviluppano in ninfe nei tessuti connettivi e negli organi parenchimatosi (fegato, milza, polmoni) di questi animali.

D’altro canto, il genere Raillietiella è cosmopolita, registrato principalmente in Africa, Asia, Australia e nelle Americhe. A differenza di Armillifer spp. e Porocephalus spp., Raillietiella si sviluppa inizialmente negli insetti che fungono da ospiti intermedi (scarafaggi), mentre gli adulti prosperano nei polmoni di lucertole o serpenti e anfibi.

Inoltre, alcune specie di pentastomidi sono state registrate in nuove aree geografiche diverse da quelle della loro descrizione origina le, in alcuni rettili invasivi (come Raillietiella orientalis nei pitoni birmani negli Stati Uniti), che quindi rappresentano un rischio di introduzione di nuovi agenti zoonosici. Recentemente, Raillietiella hemidactyli è stata diagnosticata nei gechi Tarentola mauritanica nell’isola di Linosa.

zoonosi-raillietiella-geco
Uovo larvato di Raillietiella hemidactyli riscontrato in un geco comune di Linosa, Sicilia.
© A. Mendoza-Roldan

Lo stringente rapporto uomo rettili-agenti di zoonosi

L’aumento dell’urbanizzazione e l’introduzione di specie esotiche di rettili possono fungere da fattori favorenti la trasmissione di agenti patogeni zoonosici attraverso l’ambiente.

I rettili sono serbatoi di una vasta gamma di agenti patogeni, tra cui virus, batteri, protozoi, elminti, pentastomidi e specie parassite di artropodi, alcuni dei quali possono rappresentare un problema di salute pubblica. I rettili possono anche essere una fonte di parassiti potenzialmente letali attraverso l’ingestione di carne cruda o poco cotta.

La principale malattia zoonosica associata ai rettili è la salmonellosi, ma altre malattie ancora poco considerate sono altrettanto devastanti, come la febbre maculata, la sparganosi o la pentastomiasi.

Quindi, conoscere i patogeni zoonosici dei rettili è importante per diminuire il rischio d’infezione dell’uomo negli ambienti che essi condividono.

Per saperne di più:

CONDIVIDI