La prevalenza dei parassiti intestinali nei cani dell’Europa occidentale è elevata. L’identificazione delle loro uova mediante coproscopia richiede alcune accortezze, il test antigenico appare invece interessante per lo screening individuale.

Le infestazioni da parassiti intestinali sono comuni in cani e gatti ma i proprietari sono ancora poco sensibilizzati verso l’importanza dello screening e di una sverminazione ragionata, durante tutta la vita dell’animale.

Si tratta non solo di una questione di prevenzione individuale, ma anche di salute pubblica, visto il carattere zoonotico di alcuni parassiti.

La prevalenza dei parassiti in Europa

La prevalenza dei parassiti intestinali nei cani è elevata in Europa occidentale. Lo studio DOGWALKS1 ha determinato quella dei nematodi (ancilostomi, trichiuridi, ascaridi) e di Giardia intestinalis nella popolazione canina e nei parchi urbani d’Europa. Sono stati analizzati circa 2.500 campioni di feci fresche di cane e 164 aree-cani (situate in 33 città di 12 Paesi europei) nell’arco di 6 mesi (nel corso del 2021). I proprietari hanno inoltre risposto a un questionario (contesto di vita, cadenza delle sverminazioni, molecola utilizzata, alimentazione, ecc.).

Quasi il 25% degli animali allo studio è risultato positivo a un parassita intestinale e il 93% delle aree-cani si è rivelato contaminato, mentre oltre il 60% dei proprietari non ha seguito la frequenza di sverminazione raccomandata dall’ESCCAP (European Scientific Counsel Companion Animal Parasites). Gli animali di età inferiore a 1 anno presentano il tasso più significativo di parassitosi, in particolare a causa di infestazioni da ascaridi, parassiti responsabili di zoonosi potenzialmente gravi (in particolare per le persone immunocompromesse). I cuccioli sono più sensibili e defecano più degli animali adulti, costituendo la principale fonte di contaminazione ambientale.

I principali parassiti intestinali del cane e del gatto

In seguito all’infestazione da parte di un parassita intestinale, per la maggior parte i cani  e i gatti adulti restano asintomatici.  Nel caso in cui compaiano segni clinici, si osservano un peggioramento dello stato generale  del soggetto, problemi digestivi o respiratori o  addirittura un ritardo dell’accrescimento negli  animali giovani. Sono stati osservati decessi  per ostruzione intestinale, anemia o shock in  animali molto giovani. Alcuni parassiti intesti nali hanno poi un potenziale zoonosico.  

Le forme infestanti sopravvivono per diversi  mesi o anche diversi anni nell’ambiente, anche  a temperature estreme.  

  • Gli ascaridi (Toxocara canis) sopravvivono  fino a 6 mesi nel tubo digerente del cane, e una  femmina depone fino a 85.000 uova al giorno. La contaminazione avviene per via orale.  Nell’uomo, l’infestazione da ascaridi può comportare uno stato influenzale, lesioni epatiche,  polmonari, oculari, intestinali o nervose (larva  migrans viscerale).  
  • Gli ancilostomi si trasmettono per contatto.  Nell’uomo le lesioni sono essenzialmente cutanee (larva migrans cutanea).  
  • Giardia intestinalis: la contaminazione avviene per via orale e causa problemi digestivi.  
  • Echinococchi. La contaminazione da parte di questi cestodi si verifica per via orale.  Nell’uomo, le larve di echinococchi formano cisti negli organi interni, causando gravi lesioni, in particolare al fegato (larve di Echinococcus multilocularis), ai polmoni, agli occhi o al cervello (Echinococcus granulosus).

Screening coproscopico o antigenico?

Lo screening per i parassiti intestinali costituisce una sfida nella pratica. Di fatto, i cani infestati sono altamente contagiosi, il periodo di prepatenza è spesso lungo (da diversi giorni a parecchie settimane) e gli animali adulti sono più frequentemente asintomatici.

Due metodi diagnostici sono riconosciuti dagli specialisti dell’ESCCAP: la coproscopia per flottazione con centrifugazione e la ricerca di coproantigeni.

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L’affidabilità della coproscopia dipende da molti fattori, in particolare i tempi di consegna al laboratorio e l’esperienza del tecnico o del veterinario. L’identificazione delle uova dei parassiti è difficile, poiché a un occhio inesperto queste ultime possono essere confuse con detriti vegetali o pollini. La centrifugazione dovrebbe essere eseguita sistematicamente perché aumenta significativamente la sensibilità.

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Un classico kit per esame coprologico per flottazione.
© S. Pecqueur

La ricerca di coproantigeni si basa invece sul metodo ELISA, che rileva proteine secrete dai parassiti stessi (siano essi maschi, femmine o forme immature) e ne consente l’individuazione precoce fin dal periodo di prepatenza (ovvero quando l’animale non è ancora escretore). Rispetto alla coproscopia, il test antigenico offre migliori sensibilità e specificità.

Interpretazione del test antigenico

In un animale sano, sul quale è stato effettuato un test antigenico nell’ambito di uno screening, l’interpretazione è la seguente:

  • se il risultato è negativo: in caso di sverminazione regolare, bisognerà continuare la prevenzione con la stessa frequenza e dovrà essere ricordata al proprietario la sua importanza. In caso contrario, sarà necessario proporre un protocollo adattato all’animale, che andrà testato nuovamente da 1 a 4 volte all’anno;
  • se l’esito è positivo: in caso di sverminazione regolare, sarà necessario verificare l’efficacia della molecola utilizzata (ed eventualmente porsi il problema di un’eventuale resistenza alla molecola, in particolare per quanto riguarda ancilostomi e trichiuridi) e il protocollo. In assenza di trattamenti preventivi, è necessario spiegare al proprietario il piano per il trattamento antiparassitario, le misure igieniche da adottare (raccogliere le feci in giardino, ad esempio) e sensibilizzarlo sui rischi connessi.

È consigliato ripetere il test 5 giorni dopo il trattamento. Oltre i 10 giorni, non sarà possibile escludere una reinfestazione attraverso l’ambiente.

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Il test antigenico si rivela dunque interessante per lo screening individuale, e per mette di stabilire un piano di sverminazione individualizzato (evitando di trattare eccessivamente o troppo poco l’animale), di testarne l’efficacia, di partecipare alla sorveglianza epidemiologica della regione e di ridurre i rischi di resistenza agli antielmintici.

Fonte:

Articolo redatto sulla base del webinar “Allez les vers! Approche pratique des parasites digestifs les plus fréquentes chez le chat et le chien” (“Affrontiamoli! Approccio pratico ai parassiti intestinali più frequenti nel gatto e nel cane”). Relatrice Charlottte Morel, DVM, specialista in ematologia e biochimica clinica. 25/6/24.

  1. Drake J, Sweet S, Baxendale K, Hegarty E, Horr S, Friis H, Goddu T, Ryan WG, von Samson-Himmelstjerna G. Detection of Giardia and helminths in Western Europe at local K9 (canine) sites (DOGWALKS Study). Parasit Vectors. 2022;15(1):311. doi: 10.1186/s13071-022-05440-2. ↩︎

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