In presenza di otite esterna è sempre opportuno effettuare un esame
dermatologico approfondito. Nel decorso terapeutico la compliance del proprietario può essere ottenuta ricorrendo a farmaci di facile somministrazione che assicurino la prosecuzione della terapia senza incorrere nel rischio di sovra o sottodosaggio del principio attivo.

Come approcciare correttamente l’otite ceruminosa/ eritematosa, in modo da risolvere la patologia e ottenere la compliance del proprietario? Se ne è discusso in occasione di un webinar promosso da Virbac, in collaborazione con La Settimana Veterinaria, durante il quale il dott. Pietro Barbero (DMV, ECVD resident) ha illustrato il corretto iter diagnostico-terapeutico di questa patologia.

I proprietari di cani che soffrono di otite esterna, spesso ricorrente, sono il più delle volte frustrati: generalmente hanno provato diverse terapie e prodotti per l’igiene, ma nulla sembra funzionare e le orecchie sembrano sempre sporche, rosse e maleodoranti. Un altro sintomo spesso riportato dai proprietari è il prurito intenso e persistente, che si manifesta con frequente grattamento dei padiglioni auricolari con la zampa posteriore, con tentativi di sfregarli contro superfici ruvide oppure con ripetuti scuotimenti della testa, comportamento che può essere causa di traumi.

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© Ksenia Raykova – shutterstock.com

L’esame dell’orecchio: il primo e più importante passo per inquadrare il problema

Come avviare l’iter diagnostico? Il relatore ha specificato che la raccolta dell’anamnesi deve essere molto dettagliata, con particolare riguardo per le terapie pregresse e per eventuali pratiche di igiene auricolare. Il dott. Barbero si è soffermato su questo aspetto, raccontando come molti proprietari, con la falsa credenza di aiutare il proprio cane, utilizzino quotidianamente detergenti auricolari, spesso a base acquosa e talvolta contenenti anche molecole irritanti. Pratiche di questo tipo, prive di utilità nella maggior parte dei casi, possono al contrario perpetuare, se non addirittura aggravare, la situazione.

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Tra i fattori predisponenti per l’otite esterna, è presente anche la razza: il relatore ha infatti ricordato come la conformazione del padiglione auricolare e/o la presenza di pelo al suo interno possano favorire l’instaurarsi della patologia. È il caso, ad esempio, del Cocker, le cui orecchie pendule predispongono a un aumento di temperatura e ristagno dell’umidità, oppure del Lagotto e del Barboncino, razze in cui l’eccesso di peli all’interno del padiglione può ostacolare la normale migrazione del cerume verso l’esterno e creare i presupposti per lo sviluppo di un’otite ceruminosa.

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In soggetti come questi, spesso i toelettatori ricorrono allo strappo del pelo dal condotto uditivo, una pratica che va evitata, in favore di un accorciamento del pelo in eccesso con forbicine o tosatrici silenziate.

Nella maggior parte dei casi, l’otite si colloca in un quadro allergico atopico più generalizzato e talvolta ne rappresenta la spia iniziale: per questo, in presenza di otite esterna è sempre opportuno effettuare un esame dermatologico approfondito, finalizzato a individuare segni di atopia o altri disturbi cutanei di natura allergica. Oltre a padiglioni auricolari eritematosi, si possono anche evidenziare condotti uditivi stenotici e lichenificazione della cute, spie di cronicizzazione del processo; come specificato dal relatore, in corso di otite ceruminosa eritematosa solitamente non si riscontra perforazione della membrana timpanica.

Attenzione e delicatezza: i requisiti indispensabili per l’esame dell’orecchio

In corso di visita clinica, il cane affetto da otite solitamente non è molto collaborativo e l’esplorazione del condotto uditivo può rivelarsi una sfida: per evitare di stressarlo nel tentativo di inserire l’otoscopio, può essere invece utile effettuare una palpazione delicata ma scrupolosa alla base del condotto, manovra molto utile per valutare la presenza di prurito oppure di dolore.

L’esecuzione di un tampone auricolare è una tappa indispensabile nell’iter diagnostico-terapeutico, in quanto rende possibile la citologia, lo strumento più utile a disposizione del clinico per la classificazione del tipo di otite in corso e per l’impostazione del piano terapeutico; tale pratica è preferibile alla sola esecuzione di un antibiogramma, in quanto nella maggior parte dei casi la presenza di microrganismi di natura batterica o micotica è un fattore secondario che, seppur interviene perpetuando il processo infiammatorio, non ne rappresenta la causa primaria.

I 3 casi clinici presentati durante il webinar

Il relatore ha poi proseguito nell’illustrazione dell’iter terapeutico grazie alla presentazione di alcuni casi clinici.

  1. Il primo ha riguardato un Dogo argentino bianco, di tre anni, atopico e sottoposto a test allergici che hanno evidenziato una positività a pollini ed erbe. Ha sofferto di otiti ricorrenti pruriginose con scuotimento della testa ed eritemi improvvisi al padiglione auricolare, al muso (labbra, tartufo e occhi). Tutto ciò accompagnato da una pododermatite eritematosa e da un insistente leccamento interdigitale. All’analisi del condotto uditivo, si è riscontrato materiale ceruminoso maleodorante, di colore marrone fondo di caffè, e ghiandole ceruminose iperplastiche. La citologia ha evidenziato l’assenza di cellule infiammatorie, la presenza di materiale amorfo, di qualche corneocita e di Malassezia (evidenziabile per la tipica forma ad arachide).
  2. Il secondo caso clinico ha invece avuto come protagonista un cane di sette anni con quadro allergico generalizzato che in passato era stato sottoposto, senza miglioramento, a diverse prove dietetiche. Il proprietario ha riferito che nel periodo antecedente alla visita, il cane scuoteva molto più di frequente la testa, fenomeno presentatosi nella stagione primaverile-estiva. Entrambi i padiglioni erano eritematosi e presentavano scaglie giallastre, rinvenute anche all’inizio del condotto uditivo. La citologia ha permesso di evidenziare sovracrescita di Malassezia.
  3. L’ultimo caso clinico ha preso in esame un paziente atopico in dieta monoproteica, con profilassi antiparassitaria non regolare, che veniva quotidianamente sottoposto a pulizia delle orecchie con salviettine disinfettanti ad uso veterinario, a cui probabilmente si era sensibilizzato. La citologia non ha evidenziato la presenza di cellule infiammatorie né sovracrescita microbica. La diagnosi è stata di otite ceruminosa.

Approcci terapeutici per la gestione dell’otite eritematosa/ceruminosa

Il dott. Barbero ha poi illustrato la strategia adottata per la gestione di questi pazienti. Il piano terapeutico ha previsto la somministrazione locale di idrocortisone aceponato spray auricolare ad uso veterinario, una volta al giorno per 7- 10 giorni. Questa terapia ha dimostrato un’efficacia pari a quella di un polifarmaceutico (antinfiammatorio, antifungino e antibiotico), ma, grazie all’assenza di molecole ad azione antimicrobica, ha il vantaggio di non alterare il microbiota cutaneo e di non favorire lo sviluppo di resistenze antibiotiche e antimicotiche.

Dopo aver lavato le orecchie con soluzione oleosa, rimuovendo l’eccesso di cerume, il proprietario può somministrare lo spray con facilità, attraverso due attivazioni dell’erogatore, contenenti la dose terapeutica. Tale caratteristica consente di ottenere la compliance del proprietario e dà maggior sicurezza sulla prosecuzione della terapia a casa, senza incorrere nel rischio di sovra o sottodosaggio del principio attivo.

L’uso di oclacitinib, la cui efficacia nella gestione del prurito in dermatiti allergiche generalizzate è appurata, non è invece indicato in caso di otite, poiché non si ottengono a livello auricolare effetti altrettanto significativi.

I pazienti sono stati visitati nuovamente al termine della terapia indicata; al controllo, l’analisi citologica ha confermato quanto osservato anche clinicamente: le orecchie, infatti, apparivano pulite, prive di arrossamenti e di prurito; pertanto, è stato concluso che la terapia è stata efficace e ha portato a riduzione e/o scomparsa dell’infiammazione.

Considerando che in tutti e tre i casi la componente allergica ha rivestito un ruolo importante nella patogenesi dell’otite e che, purtroppo, non è possibile guarire da questo tipo di condizione, il dott. Barbero ha suggerito la prosecuzione della terapia a base di idrocortisone aceponato spray come mantenimento; in questo caso, l’applicazione del prodotto andrà effettuata per tutta la vita del paziente due volte a settimana. Tale pratica, conosciuta con il nome di terapia proattiva, consente di tenere sotto controllo l’infiammazione, evitando la ricomparsa dei sintomi e migliorando la qualità di vita del paziente.

Il relatore, dopo aver concluso la sua presentazione, ha risposto alle domande dei partecipanti. Una delle tematiche che più ha attirato la curiosità del pubblico è stata l’utilizzo dell’idrocortisone aceponato nel gatto per il trattamento dell’otite eritematosa/ceruminosa. Il dott. Barbero ha sottolineato come nel gatto tale condizione sia poco frequente, poiché di solito essa è accompagnata da altri sintomi, come prurito della testa e del collo e alopecia da leccamento. Infine, il relatore ha ricordato che nel gatto l’utilizzo di idrocortisone aceponato spray è off label, ma, in casi selezionati e dopo attenta valutazione medica, può avere una buona valenza terapeutica.

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