Se in passato si è sempre ritenuto che nel circolo ematico dei soggetti sani non vi dovesse essere alcuna traccia di microrganismi, da qualche anno ormai è stata accertata la presenza, prima nell’uomo e poi negli animali, di un microbioma nel sangue.
Tracce di DNA batterico e di metaboliti riconducibili a batteri sono stati infatti rilevati in soggetti sani grazie all’impiego di tecnologie di sequenziamento.
Attualmente sono necessari ulteriori ricerche per confermare un’effettiva presenza di popolazioni batteriche stanziali nel sangue (microbiota), ma questi dati sono considerati il primo passo per una nuova concezione di “sterilità del sangue”.
L’origine di questi microrganismi potrebbe essere varia, ma l’ipotesi più accreditata è quella di una traslocazione da diverse localizzazioni dell’ospite ricche di batteri come la cavità orale o l’intestino.
Il microbioma nel sangue di cani sani e con patologie enteriche
In questo senso, un recente studio italo-americano1 ha confrontato per la prima volta il microbioma nel sangue di cani sani e con patologie gastroenteriche.
Nello studio sono stati selezionati 36 cani adulti, maschi e femmine di differenti taglie e razze e divisi in un gruppo di “sani” (17 soggetti), sottoposti ad esami di routine, e un gruppo di “malati” (19 soggetti) con diagnosi di enteropatia cronica alimento-responsiva in assenza di alterazioni di laboratorio riconducibili ad altre patologie.
Per ogni soggetto sono stati prelevati campioni di sangue e di feci per l’estrazione del DNA batterico e il suo sequenziamento.
Dai dati è emerso che sono presenti un certo numero di generi batterici condivisi tra l’ambiente fecale e sanguigno: nello specifico 11 taxa per i cani sani e 32 per quelli malati.

Da Scarsella et al. 2023.
La particolarità sta nel fatto che i cani malati hanno mostrato un numero considerevolmente più alto di generi condivisi tra sangue e feci, insieme a un più basso numero di generi del microbioma fecale a dispetto di un più alto numero nel sangue.
Ovvero i soggetti malati hanno un’eterogeneità di popolazioni minore nelle feci e maggiore nel sangue rispetto ai sani e, contemporaneamente, un microbioma fecale più simile a quello sanguigno rispetto ai sani.
Questo risultato va nella direzione dell’ipotesi che nel gruppo di soggetti malati sia effettivamente presente un “leaky gut” ovvero una maggior permeabilità intestinale alle macromolecole ben studiata nell’uomo e nel cane, e spesso associata a enteropatia cronica.
Nonostante la presenza di una certa sovrapposizione dei generi trovati, non è stato possibile confermare una traslocazione del microbioma da una localizzazione (intestino) all’altra (circolo sanguigno), poiché possono essere intervenuti alcuni fattori come la contaminazione ambientale.
Non è attualmente possibile comprendere quali siano i meccanismi per cui vi sia un passaggio di batteri in circolo nei soggetti sani e ci sono ancora dei punti interrogativi: è davvero presente un microbiota sanguigno? Il microbioma del sangue può essere impiegato come mezzo diagnostico?
La speranza è che le future ricerche possano rispondere a questi e ad altri interrogativi.
- Scarsella E, Meineri G, Sandri M, Ganz HH, Stefanon B. Characterization of the Blood Microbiome and Comparison with the Fecal Microbiome in Healthy Dogs and Dogs with Gastrointestinal Disease. Veterinary Sciences. 2023; 10(4):277. https://doi.org/10.3390/vetsci10040277 ↩︎