La crisi globale, dovuta in primis alla pandemia da Covid-19, ha avuto e sta avendo ripercussioni importanti anche con un impatto del carovita sui veterinari e i proprietari.
A tal proposito, l’agenzia di ricerca CM Research ha pubblicato un’approfondita indagine internazionale – riferibile al periodo 2020-2022 – dedicata ai medici veterinari e ai proprietari di pet.
Sono stati presi in considerazione Paesi come Italia, Regno Unito, Francia, Spagna, USA, Germania e Giappone per avere un riscontro diretto sulle opinioni e sui cambiamenti che stanno avvenendo nella professione, conseguenza più o meno diretta della attuale crisi economico-sociale.
Queste informazioni sono particolarmente utili per capire come si sta evolvendo il mercato veterinario e come un fattore di rottura così importante possa impattare sulle abitudini dei clienti.
Per ogni Paese sono stati intervistati 100 veterinari (fanno eccezione l’Italia e il Giappone con 101 e gli USA con 150) e 400 proprietari.
La preoccupazione dei proprietari per il costo della vita
Alla domanda: “In base alla propria situazione, quanto è preoccupato dell’aumento del costo della vita al momento?”, la stragrande maggioranza dei proprietari interpellati riferisce che il costo della vita li preoccupa, in maggiore o minore misura.
Di questi il 25-30% rivela di essere molto preoccupato per la propria situazione attuale. Soltanto il 5-10% si dice non preoccupato.
Nello specifico, nella scala di preoccupazioni, a fronte di elementi ritenuti universalmente primari come il costo del cibo e delle fonti energetiche, in tutti i Paesi (eccetto la Spagna) la cura del proprio animale è nella top 10. Questo dato indica una chiara presa di coscienza circa l’importanza della salute degli animali da compagnia e quanto sia alta la paura di non poterla gestire al meglio.
Per far fronte ai cresciuti costi, dall’indagine risulta come i proprietari di animali abbiano deciso di ridurre le spese. Gran parte delle risposte riguardano però tagli all’intrattenimento, alle vacanze, all’uso di energia e alla qualità del cibo.
Di pari passo vanno i dati sull’interazione veterinario-cliente: molti clienti (all’incirca il 30-40%) hanno parlato con il proprio medico veterinario delle preoccupazioni riferibili ai costi per la cura del proprio pet, nell’ultimo anno.
Dai dati forniti da CM Research è possibile evidenziare anche come la clientela pensa di poter affrontare le spese veterinarie nel prossimo futuro.
Circa il 70% degli intervistati ha risposto di essere preoccupato per la possibilità di non poterle sostenere adeguatamente. Questo accade soprattutto in Spagna, dove si arriva quasi all’80%, meno in Italia e in Giappone.
In media, il 30-40% dei proprietari può permettersi una spesa veterinaria massima di 100 euro per le cure del proprio animale.
Un dato significativo arriva dal Regno Unito dove ben il 28% dei proprietari (e molti di più rispetto agli altri Paesi) riferisce di non avere alcun problema a spendere, poiché protetto da un’assicurazione sanitaria efficace.

Il carovita sui veterinari: la loro opinione
Quando la parola passa ai medici veterinari emergono altri dati significativi.
Gli intervistati riferiscono che circa il 30-40% dei clienti faticano a pagare i servizi veterinari elargiti, con un peggioramento del 3-9% evidenziato tra il 2021 e il 2022.
Interrogati sui metodi di risparmio dei propri clienti, è interessante notare, purtroppo, come si vada dalla riduzione della frequenza delle visite (40-70% delle risposte, soprattutto in Spagna e Germania), all’acquisto online di prodotti piuttosto che in clinica (30-80% circa delle risposte, soprattutto nel Regno Unito e in USA).
Ma anche al chiedere alternative terapeutiche meno costose (50-80% circa delle risposte, dove le percentuali più alte sono riferibili a Regno Unito e USA), per finire, al cercare su Internet le risposte alle proprie preoccupazioni invece di rivolgersi al medico veterinario (50-70% circa delle risposte).

Come è cambiata la gestione delle terapie e dell’alimentazione da parte del proprietario
I metodi di risparmio colpiscono soprattutto la gestione delle terapie prescritte, con i proprietari che allungano gli intervalli di applicazione degli antiparassitari (40-50% delle risposte) o ritardano le cure per un problema cronico (risposta del 30-60 % dei veterinari) o acuto (20-60% circa delle risposte).
Fortunatamente, le percentuali di medici veterinari che rispondono in tal senso calano quando si parla di interruzione in toto delle terapie o delle diete specifiche (riportato dal 20-30% degli intervistati).
Similmente a quanto si è visto per loro stessi, i proprietari scelgono di risparmiare sulla qualità del cibo anche dei propri pet.
Infatti, i medici veterinari intervistati riferiscono – con percentuali che vanno dal 40 al 70% circa – che i loro clienti hanno scelto di acquistare una marca meno costosa o di reperire i prodotti online, piuttosto che in clinica, non volendo però rinunciare all’acquisto di snacks (meno del 17% delle risposte).
Un pessimo dato, con possibili conseguenze in ambito di sanità pubblica, riguarda la scelta di dare gli avanzi del cibo casalingo ai propri animali (10-20% delle risposte).
Dall’abbandono all’eutanasia
Note dolenti arrivano anche dalle domande sull’eutanasia: in alcuni Paesi come il Regno Unito e gli USA sono aumentate le richieste (30-35% delle risposte). Il 25-60% circa dei medici veterinari ha risposto di aver ricevuto richieste di eutanasia per il pet malato (con valori più alti per il Regno Unito e gli USA). Inoltre ben il 10% ha ricevuto la stessa richiesta ma nei confronti di un pet sano per questioni prettamente economiche.
Il 10-40% degli intervistati ha riferito che i proprietari hanno deciso di rinunciare al proprio animale dandolo ad associazioni, canili, privati, ecc.
Come prevedibile, molti medici veterinari (con un picco del 60% nel Regno Unito) riferiscono che i loro clienti stanno abbandonando le coperture assicurative, una mossa che, seppur nell’immediato possa dare respiro a livello finanziario, nel lungo periodo difficilmente si rivela appropriata.
Un aiuto ai proprietari
Di contro, per aiutare i propri clienti a far fronte alle difficoltà economiche, i medici veterinari si stanno adeguando offrendo opzioni terapeutiche meno costose per i trattamenti dei loro pet (25-60% delle risposte, con una percentuale più bassa in Germania).
Ciò si ripercuote anche nelle procedure prettamente chirurgiche, poiché sempre più spesso i medici veterinari riportano la scelta da parte dei clienti di optare per metodiche chirurgiche meno costose (ad esempio un’amputazione rispetto a un’osteosintesi).
In questo senso, i dati sono particolarmente alti negli USA (25%) e nel Regno Unito (quasi il 50%), mentre in Italia si attestano sul 21%.

Dall’indagine risulta che i professionisti sono costretti a offrire alternative meno costose anche in ambito nutrizionale, con ben il 20-35% degli intervistati che lo riporta.
E se il cliente ha difficoltà a pagare?
Le risposte dei medici veterinari si fanno molto diverse da Paese a Paese quando si parla di opzioni in caso di impossibilità di pagamento del cliente, ma in linea generale le alternative maggiormente citate sono quelle di offrire:
- Un trattamento diverso e più economico (soprattutto in USA e Regno Unito)
- Un piano finanziario dedicato (con percentuali più alte in Francia)
- Un metodo chirurgico meno costoso (soprattutto nel Regno Unito)
- Prodotti reperibili online (in particolar modo in Regno Unito e USA)
- Il consiglio di rivolgersi a un’associazione o un ente no-profit (soprattutto nel Regno Unito)
- La dispensazione di medicinali già aperti senza costi aggiuntivi (pratica quasi assente nei dati del Regno Unito, ma presente soprattutto in Francia e USA)
- L’opzione dell’eutanasia, con percentuali quasi esclusive in Regno Unito e USA
Una tendenza preoccupante
I dati emersi dallo studio di CM Research sono particolarmente preoccupanti dal punto di vista sia del benessere dei pet, sia della professione veterinaria.
Tutti i principali Paesi occidentali sembrano risentire della crisi economica che colpisce in modo peculiare anche il settore veterinario, con ripercussioni sulla qualità e sulla tipologia dei servizi proposti.
Ogni realtà affronta poi la crisi in maniera diversa mettendo in campo mezzi e alternative differenti. Nel caso delle cure veterinarie però tutto ciò diviene ancora più complesso dato che le decisioni prese hanno anche un’implicazione etica e personale su cui è difficile intervenire.
Anche per questo sono necessarie ulteriori indagini per poter stratificare efficacemente i risultati ottenuti e capire come poter intervenire per prevenire un abbassamento importante della qualità dell’intervento veterinario.