Solitamente descritta come malattia cutanea paraneoplastica associata a timoma, per la dermatite esfoliativa felina, nel caso in cui non sia coinvolta tale neoplasia, la patogenesi non è ancora adeguatamente chiarita. Vediamo un caso clinico presentato dal dott. Fabbrini, DVM, Dipl. CES Dermatologia.

Un gatto Europeo comune femmina di sei anni di età, dopo una precedente visita che ha portato, tramite esami micologici colturali, a escludere la presenza di una dermatofitosi, è stato condotto a consulto specialistico perché da circa due mesi presenta prurito, perdita del mantello, piaghe e croste, in diverse parti del corpo. Di seguito l’iter diagnostico che ha portato alla diagnosi di dermatite esfoliativa felina.

Anamnesi

La gatta vive esclusivamente in appartamento, non viaggia e non viene a contatto con altri animali; riceve una dieta commerciale bilanciata. Inoltre, non esegue di routine profilassi contro ectoparassitosi e filariosi e non è più vaccinata da tre anni. Il proprietario riferisce che i problemi cutanei sono diventati evidenti da circa due mesi (all’età di 6 anni), con la comparsa di aree senza pelo al capo, inizialmente tra le orecchie, poi al collo dorsale, accompagnate da prurito e piaghe.

L’evoluzione è stata rapida e il prurito, considerato modico e secondario alle lesioni, si è manifestato localmente tramite grattamento delle orecchie e del capo. Dopo la fase iniziale, il prurito e le lesioni hanno coinvolto gradualmente anche il tronco dorsale e gli arti.

Per questi problemi alla gatta sono stati somministrati, senza successo, amoxicillina/acido clavulanico per una settimana e fluralaner spot-on.

La visita dermatologica

All’esame obiettivo generale non si osservano segni clinici degni di nota. All’esame dermatologico si osservano aree alopeciche multifocali (di ampiezza variabile) accompagnate da scaglie/croste biancastre ben adese localizzate a muso, padiglioni auricolari, collo, tronco dorsale, coda e arti, e la presenza di piccole lesioni erosive/ulcerative crostose a tronco, coda e arti.

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Veduta dorsale d’insieme della paziente, una gatta di razza Europeo comune di sei anni di età, condotta a visita dermatologica dopo l’esclusione di una dermatofitosi. © F. Fabbrini.
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Le croste adese a livello di muso e padiglione. © F. Fabbrini.
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Immagine ravvicinata delle croste adese al padiglione auricolare della gatta portata a visita. © F. Fabbrini.
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Immagine ravvicinata di una delle lesioni ulcerative crostose. © F. Fabbrini.
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La gatta presentava anche alopecia e scaglie a livello di arti.
© F. Fabbrini.
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Presenza di alopecia e croste a livello di arto posteriore. © F. Fabbrini.
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Alopecia, erosione e scaglie (regione toracica). © F. Fabbrini.
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Lesione ulcerativa crostosa alla coda. © F. Fabbrini.
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Visione ravvicinata dell’alopecia e delle croste adese al tronco dorsale della gatta. © F. Fabbrini.

Si eseguono campionamenti dalle aree lesionate per una valutazione citologica e tricoscopica, con i seguenti esiti:

  • esame microscopico di peli e scaglie: peli normoformati, con radici in fase anagena e telogena; non rilevati ectoparassiti o funghi; presenti cilindri follicolari;
  • citologia cutanea delle aree lesionate crostose/ erosive: presenza di essudato infiammatorio costituito prevalentemente da neutrofili ed eosinofili, accompagnati da macrofagi, linfociti e alcuni mastociti.
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Esame citologico cutaneo: neutrofili ed eosinofili. © F. Fabbrini.
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Esame citologico cutaneo: eosinofili, macrofagi e linfociti. © F. Fabbrini.

Diagnosi differenziali

La paziente presenta un quadro clinico di dermatite esfoliativa felina generalizzata, accompagnata da alopecia, erosioni/ulcere e croste. L’anamnesi (età, insorgenza improvvisa e progressione rapida, in assenza di contagio o risposta a terapia antiparassitaria con fluralaner), il quadro clinico e la distribuzione delle lesioni escludono ectoparassitosi e dermatofitosi ma sono compatibili con malattie infettive (dermatosi a cellule giganti FeLV indotta), immunomediate (pemfigo, reazione da farmaco, adenite sebacea, allergia alimentare), paraneoplastiche (dermatite esfoliativa/alopecica associata a timoma) e neoplastiche (linfoma T epiteliotropo).

Iter diagnostico

Viene quindi proposto un piano diagnostico costituito da quattro fasi:

  1. vagliare la presenza di allergia alimentare tramite trial nutrizionale di 8 settimane utilizzando esclusivamente una dieta idrolizzata a base di pesce, assieme a terapia sintomatica a base di oclacitinib (1 mg/kg mattino e sera)
  2. vagliare la presenza di un possibile timoma tramite diagnostica per immagini
  3. eseguire i check up ematico e urinario e il test FIVFeLV in previsione di biopsie multiple in anestesia
  4. programmare biopsie multiple

Gli esiti del piano diagnostico

  1. Il trial nutrizionale non ha sortito esito positivo.
  2. Sono state eseguite radiografie del torace ed ecografia addominale con esiti negativi per la ricerca di neoformazioni intratoraciche o intra addominali.
  3. Il test FIV-FeLV ha dato risultato negativo; è stato rilevato un aumento delle transaminasi.
  4. Sono state eseguite quattro biopsie in anestesia generale, seguite dal referto istopatologico.

Il referto istopatologico

Sulla base delle quattro biopsie effettuate sulla paziente è stato stilato il seguente referto:

Le sezioni esaminate presentano alterazioni istologiche sovrapponibili. Si osserva intensa ipercheratosi ortocheratotica a canestro o lamellare compatta, paracheratosi multifocale. Presenti vacuolizzazioni basali, esocitosi di linfociti, rare apoptosi basali e sopra basali; distacchi dermo-epidermici multifocali; intenso infiltrato infiammatorio centrato sulle pareti follicolari e oscurante le ghiandole sebacee, dato da numerosi linfociti. A carico del derma superficiale si osserva un infiltrato perivascolare e interstiziale di linfociti, plasmacellule e mastociti.

Diagnosi istologica: dermatite dell’interfaccia con ipercheratosi, distacchi dermo-epidermici, apoptosi basali e sopra basali e follicolite murale linfocitaria oscurante le ghiandole sebacee

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L’immagine istologica di una delle sezioni esaminate. © Laboratorio MyLav.

Considerazioni e commenti: trattasi di una dermatite cellulo-mediata con perdita delle ghiandole sebacee, suggestiva di una dermatite esfoliativa felina associata o meno a timoma.

L’iter diagnostico ha condotto dunque a stabilire che la gatta risulta affetta da dermatite esfoliativa felina non associata a timoma.

Terapia ed esito

La paziente è stata trattata con ciclosporina A in modalità continua, alla dose di 7 mg/kg/die, associata nel primo mese a metilprednisolone (1 mg/kg/die). Alla prima visita di controllo, dopo sei settimane di trattamento, il prurito è scomparso, inoltre le lesioni e le aree cutanee dal mantello diradato, seppur presenti, sono sensibilmente migliorate.

Dopo 3,5 mesi di terapia giornaliera con ciclosporina A, la gatta non ha più presentato aree alopeciche o lesioni ulcerative crostose esfoliative, anche se la lunghezza del mantello non era ancora tornata alla sua normalità.

Il proprietario è stato informato della necessita di mantenere la terapia giornaliera per almeno un mese oltre la completa ricrescita del mantello, per provare successivamente a diradare a giorni alterni o a due volte alla settimana la somministrazione del farmaco (in base alla risposta clinica e in assenza di ricadute).

La dermatite esfoliativa felina

La paziente descritta in questo caso presentava un quadro clinico di dermatite esfoliativa felina non associata a timoma. Si tratta di una presentazione clinica solitamente descritta nei gatti come malattia cutanea paraneoplastica associata alla presenza di un timoma. Nell’ultima decade, in letteratura scientifica, sono stati segnalati diversi casi di dermatite esfoliativa felina non associati alla presenza di un timoma, ma identificati o sospettati di essere correlati alla presenza di neoplasie non timiche, reazioni da farmaco, reazione avversa al cibo, adenite sebacea felina, dermatite cutanea simile al lupus felino o come sindrome stagionale con risoluzione spontanea.

La presentazione clinica di queste forme, caratterizzata da grave esfoliazione, desquamazione, formazione di croste con presenza variabile del prurito, e quella istopatologica, data da dermatite dell’interfaccia, follicolite murale, apoptosi dei cheratinociti panepidermici, infiltrazione e distruzione delle ghiandole sebacee da parte di linfociti (adenite sebacea), sono molto simili, rendendo le forme stesse sovrapponibili e non distinguibili da quella paraneoplastica.

Pertanto, in assenza di un timoma, esse vengono classificate come dermatite esfoliativa felina non associata a timoma.

Sebbene la patogenesi di questa malattia (o di queste malattie) non sia stata ancora chiarita, si sospetta fortemente che sia dovuta a una risposta immunopatologica a un fattore scatenante non definito: non a caso rispondono molto bene a terapie immunomodulatorie protratte, in particolare alla ciclosporina A.

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