L’ordine dei medici veterinari della Provincia di Cosenza ha organizzato un corso di aggiornamento professionale1 composto da due giornate formative in cui i colleghi Maria Chiara Catalani (DVM, esperto in comportamento, PhD, coordinatore Gerivet – Gruppo di Studio in Geriatria Veterinaria SCIVAC) e Antonio Maria Tardo (DVM, resident ECVIM-CA – Internal Medicine) si sono alternati nell’approfondire e sottolineare l’importanza di un approccio specifico e multidisciplinare nella cura dell’animale anziano.
La geriatria veterinaria, infatti, è ambito di studio e lavoro che origina e si realizza con un approccio multidisciplinare e che ha fatto molti passi avanti nei Paesi anglosassoni, cominciando a destare interesse anche in Italia. Di fronte ai pazienti geriatrici il medico veterinario non solo dovrà intervenire sulla “cura della malattia” ma, integrando diversi ambiti di intervento, potrà accompagnare l’animale in questa delicata fase della vita, garantendogli il massimo benessere possibile.
Anziano a chi?
È la domanda chiave con cui si è aperto l’evento formativo. L’invecchiamento, sebbene naturale, porta con sé una serie di cambiamenti a livello fisico, fisiologico e comportamentale. Questi possono manifestarsi in modo graduale e sottile. Qualcosa cambia nel comportamento del pet e il proprietario evidenzia così difficoltà mai incontrate in passato.

È fondamentale quindi che il medico veterinario preventivamente presti attenzione ai sintomi prodromici, manifestati anche con piccole alterazioni che talvolta il cliente ci riferisce in visita e che potremmo sottovalutare. I cambiamenti nel comportamento rappresentano quei sintomi sentinella di un invecchiamento problematico che, a un’indagine accurata, spesso corrisponde ad alterazioni di una o più funzioni organiche.
La visita del paziente anziano
La letteratura scientifica relativa alla geriatria veterinaria sottolinea quanto sia importante la prevenzione e la necessità di focalizzare le attenzioni su tutti quei cambiamenti che possono comparire in un animale che entra in una fase avanzata della sua vita.
Una raccolta anamnestica accurata e adattata al paziente anziano, associata a un ascolto attivo di ciò che il proprietario spontaneamente riferisce, rappresenta il primo punto della visita geriatrica. A questo deve seguire un attento esame obiettivo generale che consenta di procedere con una visita geriatrica completa, indirizzata dalle criticità che emergono dalle fasi precedenti.
La tipicità della visita del paziente anziano è la necessità di un’impostazione olistica, ovvero che tenga conto di tutti gli aspetti della vita dell’animale, tutte le difficoltà gestionali riferite dal proprietario, tutte le modificazioni o alterazioni che possono emergere durante la visita clinica e comportamentale. Una volta individuate eventuali patologie, sarà possibile impostare un piano terapeutico personalizzato che dovrà considerare la necessità di approcciare il paziente cercando di mantenere in equilibrio molte funzioni che si trovano in una condizione di fragilità.
Gli interventi preventivi rilevanti
- L’adeguamento dell’alimentazione è tra i primi interventi da mettere in atto. Sarà importante consigliare alimenti specifici per l’animale anziano, tenendo conto di eventuali patologie e della sua capacità di bere e alimentarsi autonomamente e adeguatamente, dei fabbisogni calorici in evoluzione e del bisogno di un buon bilanciamento della razione.
- L’integrazione con nutraceutici ad hoc per supportare la funzione cognitiva, rallentare i processi degenerativi e migliorare il benessere generale è un altro intervento rilevante da prevedere già in fase preventiva. Antiossidanti, vitamine, fonti di palmitoiletanolamide (PEA) sono alcuni esempi delle molecole necessarie in questi pazienti.
- Nel contempo, sulla base delle criticità individuate, è opportuno valutare quando intervenire sulla gestione del dolore cronico per migliorare la qualità di vita e prevenire l’insorgere di comportamenti problematici.
- Dal punto di vista comportamentale, un intervento preventivo sarà focalizzato sul dare suggerimenti di adeguamento e arricchimento ambientale e relazionale, per stimolare mentalmente e fisicamente l’animale e prevenire la noia, la frustrazione, l’ansia o la depressione. Nei casi in cui il paziente, cane o gatto, presenti segni di disfunzione cognitiva o sintomi di alterazioni comportamentali, il supporto comportamentale diventerà indispensabile per migliorare la comunicazione e la relazione con il proprietario, riducendo il disagio e rallentando l’evoluzione patologica dell’invecchiamento.
Il caregiver ha bisogno di essere guidato
La visita del paziente anziano diventa un momento delicato e importante per fornire ai clienti le informazioni necessarie per aiutarli ad assumersi al meglio il ruolo di cura e sostegno dell’animale, che per moltissime persone rappresenta un’espressione del profondo legame con lui. Il proprietario, meglio descritto con il termine “caregiver”, ha bisogno di essere guidato per poter creare un ambiente confortevole e sicuro, mantenere una routine regolare, adattare le attività fisiche alle capacità dell’animale, offrire supporto emozionale, e dovrà essere motivato a comunicare con il veterinario e a intensificare le visite di controllo.

Prendersi cura di un animale anziano può essere impegnativo, ma è anche un’esperienza che valorizza il ruolo del “medico veterinario curante” che avrà modo di garantire a pazienti “storici” la giusta attenzione, supportandoli per una “buona vecchiaia”.
Invecchiamento di successo o patologico
L’invecchiamento è da considerarsi fisiologico nei pet quando evolve attraverso cambiamenti graduali che consentano al paziente, con il nostro aiuto, un adattamento funzionale e comportamentale.
L’invecchiamento patologico, d’altra parte, è caratterizzato da un declino accelerato di una o più funzioni organiche ed è accompagnato spesso dalla degenerazione delle funzioni cognitive (sindrome da disfunzione cognitiva).
L’invecchiamento si considera fisiologico quando i pet anziani, pur presentando la necessità di più tempo per apprendere o per ricordare informazioni apprese in passato, mantengono le loro capacità cognitive di base. Questi pazienti possono aumentare le ore di sonno diurno, riducendo quello notturno, ma generalmente mantengono un ciclo sonno-veglia regolare. I pet anziani con invecchiamento fisiologico possono infine ridurre il livello di attività e interagire meno con i membri della famiglia, pur mantenendo un legame affettivo e interazioni consuete con il gruppo famigliare e con ciò che li circonda.
I pet con sindrome da disfunzione cognitiva (CDS) e invecchiamento patologico, al contrario, manifestano importanti cambiamenti comportamentali.
La sindrome da disfunzione cognitiva
I pet con sindrome da disfunzione cognitiva (CDS) mostrano una significativa perdita di memoria, disorientamento e difficoltà nell’eseguire ciò che fa parte della normale vita quotidiana da sempre, come trovare la ciotola del cibo o rispondere al proprio nome. Questi animali, inoltre, possono avere un’inversione del ciclo sonno-veglia, con forte agitazione notturna, accompagnata da vocalizzazioni e vagabondaggio. I pazienti con CDS possono anche mostrare una riduzione delle interazioni sociali (persino con i membri della famiglia), avere difficoltà a riconoscere persone e animali familiari, modificare il comportamento esplorativo, presentando alterazioni talvolta evidenti degli schemi comportamentali – vagare senza meta (pacing), fissare il vuoto o rimanere bloccati in angoli della casa.
In alcuni pazienti con invecchiamento patologico, inoltre, possiamo osservare alterazioni dello stato emozionale come sintomi ansiosi, paure, irritabilità mai mostrati in passato. Questi possono evolvere in reattività, aggressività, vocalizzazioni eccessive o comportamenti compulsivi.
È importante sottolineare che i sintomi della degenerazione cognitiva possono essere simili a quelli di altre patologie, come malattie neurologiche, metaboliche o sensoriali. Anche per questa ragione è fondamentale approfondire l’anamnesi del paziente geriatrico per effettuare una diagnosi accurata e un piano di trattamento adeguato.
Inoltre, i cambiamenti della funzionalità organica che si manifestano con l’avanzare dell’età possono colpire vari tessuti e organi, tra i quali il tessuto muscolare, adiposo, nervoso e il sistema immunitario, influendo sulla capacità dell’animale di rispondere allo stress e aumentando il rischio di malattie con una riduzione del livello della qualità di vita.
Pertanto, anche dal punto di vista internistico l’approccio al paziente geriatrico richiede un’attenzione particolare alle modifiche fisiologiche e alle patologie comuni in questa fase della vita.
Approccio completo e personalizzato
Tra i punti chiave da considerare nella visita geriatrica, un ottimo strumento è costituito dalle scale di valutazione del Body Condition Score (BCS) e del Muscle Condition Score (MCS). Queste ci consentono di monitorare lo stato nutrizionale del paziente e identificare precocemente eventuali variazioni del peso. Tanto la perdita quanto l’eccesso di peso, analogamente alla sarcopenia, sono fattori prognostici negativi in età geriatrica, andranno quindi prevenute quanto più possibile.

L’approccio diagnostico nel paziente geriatrico, pertanto, dev’essere completo e personalizzato, tenere conto dell’anamnesi, dell’esame fisico e dei risultati dei test di screening, mirato a identificare eventuali patologie e comorbilità da trattare adeguatamente e il più precocemente possibile.
Essendo frequente la necessità di gestire complesse comorbidità in questi pazienti, rilevante è anche il sostegno del proprietario più motivato e disponibile. Per questo scopo, risulta centrale adottare strategie per una comunicazione efficace, con informazioni chiare e comprensibili sulla salute dell’animale, sui cambiamenti legati all’età, sulle possibili patologie e sulle opzioni terapeutiche disponibili. Un approccio empatico e comprensivo può aiutare a costruire un rapporto di fiducia con il proprietario e a migliorare la compliance alle terapie.
La complessità della geriatria e della gerontologia veterinaria rendono questo ambito estremamente interessante e stimolante per la Medicina Veterinaria: i pet owner che vivono relazioni profonde con i loro animali anziani cercano e si aspettano dal medico veterinario curante preparazione, sostegno, accoglienza, e per questo motivo è necessario adeguare le proprie competenze con iniziative formative come quella presieduta dal Gruppo di Studio SCIVAC – Gerivet
Sintomi comuni nell’anziano: poliuria/polidipsia
Durante il corso di aggiornamento sono stati presentati casi clinici che potessero rappresentare gli ambiti di più frequente intervento della geriatria veterinaria. Partendo dall’approccio internistico-endocrinologico presentato dal dott. Tardo e analizzando anche la componente emozionale dal punto di vista comportamentale, i relatori si sono focalizzati su poliuria/polidispia, l’iperadrenocorticismo, le disfunzioni tiroidee e la disfunzione cognitiva.
Poliuria e polidipsia (PU/PD) sono sintomi comuni negli animali anziani e possono essere causati da una varietà di condizioni, sia fisiologiche che patologiche. L’iperadrenocorticismo è una causa comune di PU/PD nei cani, così come l’ipertiroidismo causa questi sintomi nei gatti. L’ipotiroidismo nei cani può portare a un forte aumento di peso, ma non è direttamente associato a PU/PD.
Tra le diagnosi differenziali sottolineate per questo sintomo compaiono anche la malattia renale cronica (CKD), una delle cause più comuni di PU/PD negli animali anziani, il diabete mellito, il diabete insipido, le infezioni del tratto urinario così come alcuni trattamenti farmacologici.
Ciò che è emerso, dal punto di vista comportamentale, è la rarità della diagnosi di polidipsia psicogena. Sia nel cane che nel gatto, infatti, lo stato ansioso che può sottostare all’alterazione del comportamento dipsico (assunzione di acqua) ha quadri sintomatologici diversi e più complessi.
La conclusione è stata nuovamente focalizzata sull’importanza di affrontare il paziente con un’accurata anamnesi, un esame fisico completo e una serie di test diagnostici, tra i quali, nel caso specifico di PU/PD, test endocrini per valutare la funzionalità surrenalica e tiroidea.
L’ipertiroidismo felino, con una prevalenza dell’11,9% nei gatti di età superiore ai 9 anni, risulta associato spesso ad adenomi benigni. L’ipotiroidismo del cane ha una prevalenza stimata tra lo 0,2% e lo 0,8% ed è frequentemente causato da tiroidite linfocitaria.
- Rende (CS), 9-10/11/24: Anziano a chi? Corso di geriatria veterinaria: approccio al cane e gatto anziani. Organizzato dall’Ordine dei medici veterinari della Provincia di Cosenza in collaborazione con il Gruppo di Studio SCIVAC – Gerivet ↩︎
Per saperne di più:
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