Nonostante si ritenga che i gatti siano animali solitari, recenti studi hanno osservato che vanno invece considerati esseri sociali, in grado di generare legami con i loro proprietari, e quindi è probabile che mostrino anche comportamenti e reazioni fisiologiche causati dalla loro assenza come l’ansia.

Le patologie comportamentali negli animali da compagnia come cane e gatto sono molto frequenti e sono una delle principali cause di abbandono o di cessione. L’ansia da separazione è uno tra i disturbi comportamentali più diffusi e viene diagnosticata maggiormente nel cane. Negli ultimi anni però si è indagato se l’ansia da separazione possa affliggere anche il gatto e come possa interferire sul suo benessere.

Ansia da separazione nel cane: come si manifesta?

L’ansia da separazione è stata ben studiata nel cane in quanto non solo è un problema al quanto diffuso, ma può causare una rottura del legame con il pet owner. Convivere con un cane affetto da ansia da separazione ha pesanti ripercussioni sulla qualità della vita non solo del cane ma anche del detentore, che si vede limitato sia nelle sue attività che nella sua libertà, con conseguente grande disagio e frustrazione che una situazione del genere può provocare. Oltre a ciò, una volta diagnosticata, la terapia richiede un lungo impegno e grande sforzo da parte dei pet owner.

Entrando nel dettaglio di questa patologia comportamentale, alla base vi è un forte stato di stress e ansia manifestato dal cane nel momento in cui viene separato dalla figura di attaccamento. Spesso, già nel momento della preparazione per uscire di casa da parte di quest’ultima, la sintomatologia correlata a questa patologia può manifestarsi.

Quindi, fattori prodromici come mettersi le scarpe, indossare il cappotto/giubbotto e prendere le chiavi di casa possono innescare reazioni di ansia e di agitazione nel cane, che inizia a seguire per casa il pet owner manifestando tipici sintomi di ansia come ansimazione, salivazione, mimiche facciali come orecchie ripiegate sulla testa, vocalizzazioni come piagnucolare. Nel momento in cui la figura di attaccamento esce di casa, il cane può incrementare la sintomatologia già evidenziata, eliminare feci e urine in casa, distruggere oggetti come mobili, porte ecc. ed emettere vocalizzazioni anche per tutto il tempo in cui rimane da solo.

In alcuni casi possono comparire altri sintomi come anoressia, vomito e diarrea, depressione o inattività. Sulla base della vasta gamma dei segni di stress, è stato ipotizzato che lo stress causato dalla separazione potrebbe essere associato a diversi stati interiori nel cane e l’intensità di questi stati interiori può modificare la manifestazione comportamentale.

È stato anche supposto che non solo l’ansia potrebbe essere responsabile per il comportamento di separazione: questo nuovo approccio è rafforzato dalla teoria secondo cui le differenze individuali possono influenzare sia il modo in cui si percepisce la situazione particolare, sia il tipo di emozione che essa suscita. Paura, fobia e frustrazione sono stati indicati come possibili stati emotivi che possono favorire l’insorgenza dell’ansia da separazione.

E nel gatto?

La popolarità del gatto come animale da compagnia ha stimolato la ricerca scientifica per approfondire la conoscenza sul rapporto con l’essere umano e su come questo possa influire sul suo comportamento e sul benessere. Nonostante si ritenga che il gatto sia un animale solitario e che quindi possa più facilmente sopportare l’assenza dei pet owner per lunghi pe riodi di tempo, non ci sono estesi dati scientifici a supporto di questa tesi.

Al contrario, recenti studi hanno osservato che i gatti possono essere considerati esseri sociali, essendo in grado di generare legami con i loro proprietari, e quindi è probabile che mostrino anche comportamenti e reazioni fisiologiche causate dalla loro assenza.

A prova di ciò, in un esperimento condotto per verificare l’attaccamento dei gatti verso i loro proprietari, utilizzando una versione modificata del test di Ainsworth, i gatti hanno mostrato una maggiore frequenza di comportamenti esplorativi e giocosi quando accompagnati dai loro proprietari rispetto a quando erano soli o accompagnati da una persona sconosciuta. Analogamente, questi gatti hanno mostrato una minore frequenza di comportamenti di allerta e inattività quando i loro proprietari erano presenti.

Un altro studio ha verificato un aumento dei comportamenti affiliativi nei gatti dopo il ricongiungimento con i loro proprietari.

Tutti questi studi hanno mostrato che i gatti esprimono maggiore sicurezza e stabilità in presenza dei proprietari, mentre in assenza di questi ultimi sono più ansiosi e stressati. Alla luce di ciò, è risultato importante indagare scientificamente l’ansia da separazione nel gatto.

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La sintomatologia identificata che maggiormente viene manifestata dai gatti con ansia da separazione comprende: comportamento distruttivo, eccessiva vocalizzazione, eliminazione inappropriata di urine e uno stato mentale di depressione e/o apatia. Anche defecazione inappropriata, disturbi gastroenterici come vomito e diarrea, eccessivo auto-grooming (alopecia psicogena) e pacing sono stati descritti in gatti con ansia da separazione. Non è ancora chiaro se l’iperattaccamento possa avere un ruolo anche nel gatto, è stato però osservato che questo animale è in grado di stabilire un legame di attaccamento con l’essere umano come avviene nel cane e nel bambino.

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Trattamento dell’ansia da separazione nel gatto

Il trattamento per l’ansia da separazione nel gatto può essere suddiviso in tre categorie:

  1. gestione dell’ambiente
  2. terapia farmacologica
  3. modifiche comportamentali

Gestione dell’ambiente

Ci sono diversi modi per modificare l’ambiente del gatto e mitigare la sintomatologia correlata all’ansia di separazione; l’inserimento di arricchimenti ambientali può essere una buona strategia. Tutti i giochi e le attività che stimolano i comportamenti specie-specifici, come cacciare e scovare la preda sono presidi terapeutici importanti per abbassare lo stress e l’ansia nel gatto.

Possono essere utili i puzzle feeders, una sorta di giochi con cui il gatto deve interagire per ottenere il cibo all’interno; offrirli ai pet prima di iniziare a prepararsi per uscire può tenerli occupati in modo da distrarli dai preparativi pre-uscita di casa e intrattenerli in un’attività piacevole.

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Allo stesso tempo è utile ignorare i comportamenti di richiesta di attenzione, quando possibile. Invece, le attenzioni vanno date quando il gatto è calmo e mostra segni di indipendenza e autonomia dalla figura di attaccamento.

Stabilire una routine costante si è dimostrato utile nella gestione dei disturbi d’ansia negli animali domestici.

Terapia farmacologica

Scopo dell’impiego di farmaci ansiolitici e di nutraceutici specifici è principalmente quello di apportare modifiche a livello di neuromodulatori e neuromediatori presenti nel SNC del gatto. La terapia farmacologica può aiutare i gatti a far fronte più facilmente alle situazioni stressanti e può anche aiutarli a progredire con le terapie di modificazione del comportamento.

Farmaci che vengono somministrati su base continuativa per trattare l’ansia nei gatti includono antidepressivi triciclici, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina o agonisti della serotonina.

Non va dimenticato anche l’impiego della Cannabis che in questi casi può dare buoni risultati nel controllo delle reazioni di stress e ansia.

Modifiche comportamentali

La modificazione del comportamento ha lo stesso scopo della terapia cognitiva nella psicologia umana: l’obiettivo è che il gatto impari a far fronte alle situazioni di stress e a cambiare la sua risposta emotiva.

L’uso di tecniche di rilassamento e di controcondizionamento è molto utile nel trattamento di questa problematica comportamentale; per esempio, nel momento in cui si prendono le chiavi (segno anticipatorio dell’uscita di casa) si può dare un premio (cibo o gioco) al gatto e poi riporre le chiavi.

L’ansia da separazione nel gatto è un disturbo comportamentale non facilmente diagnosticato in quanto i sintomi, anche se simili, non sono così eclatanti come nel cane e in molti casi sono difficili da identificare e possono quindi passare inosservati. Ciò è dovuto anche all’attualmente limitato numero di studi scientifici al riguardo. Il fatto che l’ansia da separazione del gatto sia sottostimata e poco studiata non diminuisce però il suo impatto sul benessere animale e la sua importanza per una corretta gestione del gatto domestico.

Bibliografia

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