“Avrei cinquant’anni e non vedo che altro devo fare ancora…” pensa seccato il dott. Rossi davanti alla locandina di un corso che promette uno sviluppo personale, non rendendosi conto che il cambiamento, la crescita e l’apprendimento di nuove cose – o nuovi modi di fare meglio le stesse cose di sempre – sono nella natura stessa degli esseri umani e alla loro spinta non ci si riesce proprio a opporre. Crescita e sviluppo personale sono, infatti, sinonimi di benessere.
Il segreto della “felicità”
Felicità: con questo termine, vari autori hanno inteso uno stato di equilibrio tra i vari aspetti dell’esistenza umana che comporta un’esperienza e un funzionamento ottimali e quindi esperire migliori condizioni di vita. Benessere non è assenza di psicopatologia, ma il concetto include un aspetto soggettivo (cognitivo e affettivo) e uno psicologico.
Secondo l’OMS sono tre le aree determinanti per il benessere psicologico: quella emotiva, che comprende la consapevolezza di sé, la gestione delle emozioni e dello stress; quella relazionale, con empatia, comunicazione efficace e relazioni di qualità; infine, quella cognitiva, che include l’abilità di risolvere i problemi, prendere decisioni e sviluppare un pensiero critico e creativo.

Esistono due principali prospettive per spiegare un costrutto così complesso, quella eudaimonica e quella edonistica. In parole semplici, per la prima teoria un alto livello di benessere soggettivo comporta molte emozioni positive, poche negative e un alto grado di soddisfazione per la propria vita. Secondo questa visione il segreto della “felicità” consisterebbe nel ricercare il piacere intenso in ogni giornata che si vive. Per la seconda corrente di pensiero essere felici non significa solamente stare bene psicologicamente, ma conoscere profondamente sé stessi, realizzare il proprio potenziale di essere umano e poter esprimere i valori e la propria natura dentro relazioni nutrienti.
Ecco che nel concetto di benessere eudaimonico, secondo gli studiosi Carol D. Ryff e Burton Singer, rientrano dimensioni quali: accettazione di sé, relazioni di qualità, autonomia, padronanza di sé e scopo nella vita. Lo psichiatra infantile Michael Rutter amplia questa visione e rappresenta il concetto di benessere con un fiore a sei petali, ove in ognuno v’è la caratteristica che più contribuisce a fare stare bene la persona: auto-accettazione, relazioni positive, autonomia, padronanza ambientale, scopo nella vita e crescita personale.

Verso il wellbeing
Ogni volta che Rossi si sente inadatto ad affrontare una certa situazione, che sia un compito lavorativo o un impegno relazionale, nasce in lui una forte sensazione di malessere. Ecco che l’autoaccettazione diventa il primo scalino nel percorso verso il wellbeing. Accettare sé stessi è la conseguenza del divenire consapevoli di ciò che siamo, ossia prestare attenzione alle esperienze che viviamo nel presente, in un modo non giudicante e di completa accettazione dei sentimenti che ne derivano, secondo una pratica ben nota alla mindfulness. Questo stato sarebbe direttamente collegato alla salute psicologica in quanto sembra prevenire la depressione e l’ansia di tratto e sociale.
Solo conoscendo noi stessi possiamo accettarci, adottando quel concetto di autocompassione così caro alla corrente umanistica della psicologia, che consiste in un atteggiamento accogliente, gentile e premuroso da indirizzare verso noi stessi e i nostri fallimenti. Auto-accettazione significa trattarsi con gentilezza, riconoscendo la propria umanità anche di fronte ai nostri errori o a quegli aspetti più critici del nostro carattere, divenendo consapevoli dell’imprecisione e della fragilità umana che ci caratterizza, accogliendosi in modo sano e non giudicante.
Le relazioni positive sono il secondo petalo del fiore. Anche Rossi, nelle sue esperienze di veterinario, ha constatato il fatto già noto che circondarsi di relazioni tossiche non aggiunge nulla di buono alla propria vita, mentre vivere relazioni nutrienti e di qualità può farci sentire molto meglio e in pace con il mondo.

Anche l’autonomia influenza il nostro benessere. È evidente che ogni volta che possiamo esprimere liberamente i nostri valori e le nostre capacità ci sentiamo liberi, realizzati e felici. Lo stesso dicasi per la possibilità di realizzare i propri scopi nella vita.
La padronanza ambientale è il quinto petalo del fiore di Rutter, che con questo termine intese come la possibilità di avere un certo controllo sull’ambiente, sentirsi inseriti e adattati possa avere un’influenza molto grande sul proprio benessere.
Lo sviluppo personale
Infine, l’ultimo petalo (ma non ultimo in ordine di importanza) è quello della crescita personale. Tra le molte definizioni possibili una tra le più interessanti è quella che declina lo sviluppo personale nelle sue quattro costituenti: consapevolezza, motivazione, impegno e pratica.
- La consapevolezza di sé è la capacità di comprendere i propri punti di forza e di debolezza, i propri valori e le proprie convinzioni. Lo sviluppo personale è, in realtà, un allenamento alla consapevolezza e alla presenza mentale, un percorso di attenzione a quello che ci accade per conoscersi meglio e individuare i nostri punti di forza, le debolezze, i valori e le convinzioni, nonché accorgersi di come le cose accadono, sia dentro che fuori di noi. Valutare e identificare quale azione compiere e quali scelte siano più nutrienti per noi. Ognuno di noi ha desideri, risorse e bisogni peculiari. Per arricchire il proprio sviluppo personale occorre capire quali sono i nostri obiettivi e qual è la direzione di vita che ci porta al benessere. Serve riconoscere la dimensione temporale nella quale viviamo e in questo senso occorre fare una precisazione. Il passato è ciò che abbiamo acquisito, le risorse che abbiamo e quali cose continuiamo a fare inconsapevolmente, ma che per ragioni di obsolescenza non sono più funzionali. Quante volte anche Rossi ha cercato di risolvere nuovi problemi con vecchie soluzioni? Molte, ma non cavandone un ragno dal buco. Il presente è, invece, osservazione e consapevolezza di ciò che ci circonda. Desideri, obiettivi e risorse siano sia dentro che fuori, nel qui e ora. Porsi nel tempo presente significa farsi certe domande: “Cosa mi nutre o mi danneggia? Quali convinzioni ancora mi appartengono e quali sono del passato?” Il futuro è, infine, rispondere a domande di altro tipo: “Dove voglio andare, cosa voglio raggiungere?” Secondo questo pensiero, se è vero che cambiamo ogni giorno, il come lo facciamo è però molto difficile da individuare. Stare nel presente richiede allenamento e presenza consapevole, quella suggerita dalle pratiche di mindfulness o meditative per intenderci, uno stato mentale che ci permette di godere maggiormente di ciò che stiamo facendo.
- La motivazione è la forza che ci spinge a raggiungere i nostri obiettivi, è la benzina del motore. “Cadi sette volte e rialzati otto”, recita un antico proverbio cinese. Essa è un processo psicologico che determina attivazione, direzione, intensità e persistenza, ossia disponibilità a insistere per conseguire l’obiettivo di un nostro comportamento. La motivazione è la forza che ci muove e può essere intrinseca o estrinseca. La prima deriva dai nostri valori (ed è quella più potente), quella esterna viene invece influenzata da premi o punizioni (ed è meno potente). Alcune attività possono essere compiute per piacere personale o ricompense, oppure per entrambi, anche in momenti differenti. La motivazione viene influenzata dai nostri obiettivi, se poco chiari o definitivi, dalla nostra convinzione di poter riuscire, e infine dalle nostre esperienze, che quando positive aumentano la motivazione (credenza sull’autoefficacia). “Ma, se non posso fare a meno di “crescere” e se questo mi porta benessere, come posso aumentare la mia motivazione allo sviluppo personale?”, potrebbe chiedersi Rossi. A questo punto è intuitivo come per la propria motivazione diventino cruciali altre due dimensioni psicologiche. La prima è l’autoefficacia, intendendo con questo termine la fiducia che riponiamo nelle capacità di affrontare un compito specifico e superarlo, mentre la seconda è l’autostima, ossia un giudizio di valore globale su noi stessi. La verità è che possiamo raggiungere il nostro sviluppo personale se siamo motivati e ci impegniamo.
- L’impegno è la determinazione a perseguire i nostri obiettivi anche quando le cose si fanno difficili. Esso ci aiuta a superare le difficoltà, a crescere e migliorare, spingendoci fuori dalla nostra zona di comfort e a provare cose nuove. Ma come rafforziamo l’impegno? Di seguito alcuni passi per raggiungere questo scopo:
- definire obiettivi chiari e significativi;
- creare un piano d’azione accurato;
- ricordarsi i motivi per cui vogliamo raggiungere gli obiettivi;
- trovare un mentore o un supporto in altre persone che stimiamo.
- La pratica è l’ultimo pilastro dello sviluppo personale. Essa è necessaria per acquisire e applicare nuove competenze, conoscenze e abilità. Attraverso di essa consolidiamo ciò che sappiamo, sostenendo la memorizzazione delle informazioni e lo sviluppo delle abilità per migliorare le prestazioni, ridurre gli errori e aumentare l’efficacia, sviluppando, nel tempo, nuove connessioni neurali e nuove abitudini. Si può praticare ponendoci obiettivi specifici e misurabili, o creando un piano d’azione. Dovrebbe essere un processo continuo e regolare che ci faccia diventare più bravi, una sequenza di azioni che con tempo, impegno e pratica ci conduca a realizzare i nostri obiettivi desiderati.
In conclusione, se il dott. Rossi vorrà migliorare le sue giornate e ritrovare il benessere, non potrà fare a meno di coltivare la propria crescita personale e le sue relazioni. Circondarsi di persone che lo ispirino, lo motivino e condividano i suoi valori fondamentali l’aiuterà a sentirsi meglio e plasmare gli obiettivi e le azioni nel tempo. Oltre a coltivare relazioni intense e profonde che arricchiscano la sua vita e concorrano al suo successo personale, dovrà essere gentile con sé stesso, accettando gli errori e imparando a viverli come occasioni di crescita.
Dovrà comprendere che lo sviluppo personale aumenta l’autostima, le relazioni interpersonali, la resilienza e il benessere personale, ma è un processo lungo e impegnativo che andrà affrontato praticando costantemente, con amore e dedizione verso sé stessi, per divenire finalmente la persona che abbiamo il potenziale di essere.
Di seguito le altre avventure disponibili del dott. Rossi alle prese con le sfide della vita da veterinario: