Salute e benessere dei sauri pet si basano sulla prevenzione e la corretta gestione. Spettano al veterinario, quindi, sia diagnosi e terapia delle patologie, sia un’attività di sensibilizzazione dei proprietari verso i bisogni specifici di tali rettili.

Negli ultimi anni, i sauri hanno guadagna­to sempre più popolarità come animali da compagnia, affiancandosi a mammiferi e uccelli tra i pazienti più frequentemente curati dai veterinari esperti in animali esotici. Numerose sono le specie di sauri disponibili nel commercio terraristico, ma alcune si distinguono per la loro maggiore diffusione.

Cosa dice la legge

Per quanto riguarda il commercio, la detenzione, la gestione e il benessere degli animali esotici, al fine di tutelare la biodiversità e garantire la sicurezza pubblica a livello comunitario e nazionale, sono state recentemente introdotte alcune normative, tra le quali il Decreto legislativo 5 agosto 2022 n. 135 che, entrato in vigore il 6 febbraio 2025 con integrazioni e aggiornamenti, rappresenta un passo significativo in questa direzione.

Questo Decreto stabilisce il divieto di importare, detenere e commerciare animali vivi di specie sel­vatiche ed esotiche prelevati dal loro ambiente naturale, inclusi gli ibridi derivanti da tali specie. Sono previste eccezioni per giardini zoologici e per gli animali da compagnia che saranno inclusi in un elenco specifico, da adottarsi con un successivo Decreto interministeriale. Inoltre, il Decreto introduce un elenco di specie considerate pericolose per la salute pubblica e la biodiversità, la cui detenzione è vietata. Questo elenco sarà definito con un Decreto del ministro della Transizione ecologica, in concerto con altri Ministeri competenti.

Queste normative mirano a contrastare il commercio illegale e a promuovere una detenzione responsabile degli animali esotici, garantendo al contempo la tutela della salute pubblica (anche questi animali sono infatti suscettibili di tramettere zoonosi) e dell’ambiente. Inoltre, sono attualmente in via di stesura linee guida e indicazioni sui recepimenti nazionali per l’identificazione dei soggetti e indicazioni sul be­nessere, a cura del gruppo SIVAE (Società Italiana Veterinari Animali Esotici).

Le specie più popolari di sauri

Tra le specie di sauri detenuti come animali da com­pagnia e che vengono più di frequente condotti a visita troviamo soprattutto pogona, gechi, iguane, Anolis, camaleonti.

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I sauri più diffusi come pet in Italia.

Fattori come le esigenze di allevamento, la longevità, la gestione alimentare e le patologie più comuni giocano un ruolo chiave nella scelta e nella cura di questi rettili; la detenzione in cattività dei sauri pre­senta infatti diverse criticità, legate principalmente ai loro specifici requisiti ambientali, comportamentali e fisiologici.

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Pogona vitticeps.
© Martin Erdniss – shutterstock.com

Molte specie richiedono gradienti termici precisi per regolare la temperatura corporea, oltre a livelli specifici di umidità ed esposizione ai raggi UVB per la sintesi della vitamina D3 e il corretto metabolismo del calcio. L’assenza di tali condizioni può portare a gravi patologie, come la malattia oste­o-metabolica e la disfunzione immunitaria.

Inoltre, i sauri sono spesso territoriali e possono manifestare stress se costretti a coabitare con individui della stessa specie in spazi ristretti. Un’altra problematica comune è la malnutrizione dovuta a diete inap­propriate che non replicano la loro alimentazione naturale, portando a deficit nutrizionali o obesità.

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Camaleonte calyptratus.
© barmalini -shutterstock.com

Controlli regolari anche per i sauri pet

Come per le altre specie di pet, le visite veterinarie periodiche sono essenziali per garantire il benessere dei sauri, permettendo di individuare tempestivamen­te eventuali patologie e di verificare l’adeguatezza delle condizioni di allevamento. Un controllo regolare consente di prevenire disturbi legati a errori nutrizio­nali, parassitosi e problemi metabolici, migliorando così la qualità e la durata della vita di questi rettili.

Prima dell’arrivo del paziente è utile richiamare e approfondire le nozioni sulle caratteristiche anato­miche, fisiologiche e patologiche della specie che sarà oggetto della visita, affinché l’approccio clinico sia appropriato.

È utile, ove possibile, informare precedentemente il cliente del fatto che l’approccio alla visita clini­ca parte già da una corretta gestione del trasporto dell’animale: andrebbero infatti rispettate le condi­zioni ottimali di temperatura e umidità; a tal pro­posito è possibile l’utilizzo di contenitori coibentati con sistemi per il mantenimento della temperatura (es. borse dell’acqua calda o scaldini). I contenitori devono comunque garantire la sicurezza relativa­mente a fughe e traumi durante il trasporto.

La visita clinica

Durante la visita il contenimento del sauro dev’es­sere attuato in modo da limitare traumi al soggetto (possibilità di lesioni alla coda e/o agli arti). È con­sigliabile l’utilizzo di guanti monouso in nitrile, e avere la strumentazione a portata di mano e sempre accuratamente disinfettata o sterilizzata.

Per quanto riguarda la detersione e la pulizia degli strumenti, l’uso di prodotti eccessivamente aggres­sivi (che possono danneggiare cute e mucose) è sconsigliato.

Fa parte dell’esame clinico l’ispezione del cavo orale, per la quale si possono utilizzare apribocca dedicati atraumatici, sempre operando con somma delica­tezza nei soggetti di ridotte dimensioni.

Fondamentale è la presenza del proprietario, che fornirà al medico veterinario dati utili al pro­seguimento dell’iter diagnostico.

Anamnesi

  • Segnalamento: identificazione della specie, verifica della documentazione/CITES  
  • Origine: catturato in natura o allevato in cattività  
  • Età e sesso: specie dimorfica o speratura necessaria  
  • Alimentazione: tipo di dieta, frequenza, integrazioni di calcio e vitamine  
  • Gestione ambientale:  
    • terrario: dimensioni, substrato, temperatura, umidità  
    • illuminazione: uso di lampade UVB, durata dell’e­sposizione
    • presenza di nascondigli, fonti di calore, decorazioni per l’arrampicata  
    • alimentazione: cibo proposto e provenienza delle prede vive  
  • Comportamento e stato generale:  
    • letargia o iperattività  
    • rifiuto del cibo o alterazioni dell’appetito  
    • cambiamenti nella muta  
  • Sintomi che possono essere rilevati dal proprietario:  
    • difficoltà respiratorie;  
    • alterazioni cutanee;  
    • anoressia;  
    • problemi digestivi.  

Esame fisico generale

  • Osservazione a distanza di:  
    • postura e locomozione  
    • comportamento (reattivo, letargico, aggressivo)  
    • condizioni della pelle e presenza di lesioni  
  • Valutazione del peso corporeo: dev’essere operato un confronto con il range fisiologico della specie  
  • Condizioni del tegumento:  
    • presenza di lesioni cutanee, dermatiti, ecdisi anomala
    • controllo di ectoparassiti (acari, zecche)  
  • Esame della cavità orale:  
    • colore delle mucose (rosa = normale, pallido = anemico, giallastro = possibile ittero)  
    • presenza di stomatiti, necrosi, placca batterica  
  • Esame organi di senso:  
    • occhio parietale  
    • occhio (edema palpebrale, opacità corneale, se­crezioni)
    • orecchio
    • organo vomero-nasale di Jacobson  
  • Esame delle vie respiratorie: valutare la presenza di secrezioni nasali, respirazione con bocca aperta, sibilo respiratorio.  
  • Esame dell’apparato cardiocircolatorio: caratte­ristico dei rettili (ad eccezione dei coccodrilli) è il cuore a 3 camere con 2 atri e 1 solo ventricolo. Per la valutazione è possibile l’impiego di Doppler ed ECG.
  • Esame dell’addome: nei rettili non è presente il diaframma ma un’unica cavità celomatica che accoglie gli organi. Con la palpazione addominale è possibile rilevare masse, ostruzioni, organomegalia. Con l’esame dell’addome è inoltre possibile valutare la presenza di uova (femmine gravide).  
  • Esame degli arti e della coda: valutazione della muscolatura e delle articolazioni (segni di MBD o fratture), individuando eventuali amputazioni o segni di rigenerazione della coda.  
  • Esame della cloaca e dell’apparato riproduttore: la cloaca è un organo cavo distinto in 3 camere. Vi convergono gli sbocchi degli apparati digeren­te, urinario e riproduttivo; pertanto, attraverso la valutazione della regione cloacale è possibile identificare:  
    • la presenza di edema, prolassi, parassiti interni;  
    • lo stato fisiologico riproduttivo;  
    • gli emipeni.

Gli esami complementari utilizzabili nell’iter diagnostico

Anche per un paziente sauro può essere necessario eseguire approfondimenti diagnostici; generalmente questi comprendono specifici esami di laboratorio e di imaging.

  • Esami di laboratorio:
    • coprologico per la ricerca di parassiti intestinali (es. nematodi, coccidi);
    • emocromocitometrico e biochimico, con particolare attenzione ai valori di calcio, fosforo e acido urico;
    • esame microbiologici, da considerare in caso di infezioni respiratorie o orali.
  • Diagnostica per immagini:
    • esame radiografico per la valutazione dell’apparato scheletrico (fratture, MBD);
    • indagine ecografica per il controllo di uova, masse addominali, fegato;
    • TC/RM per patologie neurologiche o accertamenti su masse interne.

Le patologie più frequenti

I sauri possono essere colpiti da svariate malattie, tra cui quelle parassitarie.

  • Gli ectoparassiti dei sauri includono comune­mente acari e zecche. Gli acari, come Ophionyssus natricis, si localizzano spesso tra le squame, nelle regioni perioculari e attorno alla cloaca, nutrendosi del sangue dell’ospite e causando irritazione cuta­nea, difficoltà nella muta e, in casi gravi, anemia potenzialmente letale. Le zecche, sebbene meno comuni, si attaccano generalmente agli arti an­teriori e nelle vicinanze della cloaca, provocando lesioni locali e potenziali infezioni secondarie. Un’altra problematica è rappresentata dalle miasi cutanee, ovvero infestazioni da larve di mosca che colpiscono prevalentemente animali debilitati e/o con ferite aperte portando a gravi danni se non trattate tempestivamente.
  • Gli endoparassiti si ritrovano principalmente nell’apparato gastrointestinale: nematodi, cestodi e protozoi come i coccidi (tra i principali proto­zoi patogeni dei sauri Isospora, Choleoeimeria, Caryospora, Cryptosporidium saurophilum) pos­sono causare sintomi quali diarrea, perdita di pe­so, letargia. Durante l’esame a fresco delle feci si riscontrano frequentemente protozoi flagellati e ciliati considerati opportunisti ma che possono moltiplicarsi in modo incontrollato negli animali debilitati e risultano indicatori di errate pratiche gestionali.  Per quanto riguarda gli elminti, Strongiloides, ossiu­ridi, ascaridi e rhabdisidi sono fra le classi maggior­mente rappresentate e possono essere diagnosticati con esame coprologico diretto a fresco, eseguito subito dopo il campionamento. Metodiche di flot­tazione per arricchimento vengono poi utilizzate per un’indagine quali-quantitativa sulle infestazioni da parassiti intestinali. I farmaci maggiormente utiliz­zati contro i parassiti intestinali sono fenbendazolo, levamisolo, toltrazuril.
  • Tra le patologie virali di maggior riscontro nei sauri si ritrovano adenovirus, arenavirus, iridovirus (ra­navirus), herpesvirus. La diagnostica prevede test sierologici tra cui sieroneutralizzazione, ELISA, ini­bizione all’agglutinazione, PCR, isolamento virale.  
  • Le patologie carenziali da malnutrizione e gestione inadeguata sono poi problematiche frequenti che si riscontrano nei sauri detenuti soprattutto da neofi­ti; spesso i soggetti vengono condotti a visita dopo lunghi periodi di digiuno e disidratazione, o con problematiche cronicizzate.

Biosicurezza per i pet

Per quanto riguarda i parassiti, il periodo di quaran­tena per ogni rettile di nuova introduzione in una collezione dovrebbe essere di almeno quattro mesi, periodo in cui è consigliata l’esecuzione di esami coprologici seriali e risulta fondamentale anche per prevenire la diffusione di patologie infettive; tuttavia è consigliabile una quarantena di sei mesi per cercare di scongiurare patologie di origine virale.  

Molto spesso in natura, tra patogeno e ospite si in­staura un equilibrio di adattamento. In situazioni di cattività (meno spazio a disposizione per singolo soggetto, possibile coesistenza di animali di specie diverse nello stesso ambiente con sistema immu­nitario differente e potenzialmente “stressato”) la possibile diffusione di patologie infettive rappresenta un’importante criticità.  

Una corretta gestione di biosicurezza dev’essere dun­que garantita, sia mantenendo i soggetti separati sia cercando di ridurre al minimo possibili contamina­zioni con oggetti e manipolazioni.

Per l’approccio terapeutico è fondamentale… conoscere la specie!

L’approccio terapeutico in un rettile non può avvenire senza prima conoscerne le individuali esigenze ter­mometriche e gli stati immunitario e nutrizionale. Il mancato rispetto di queste condizioni può vanificare l’esito della somministrazione di farmaci, anestetici o anche il semplice sostegno alimentare.

A causa del metabolismo eterotermico, molti dei processi fisiologici e l’assetto immunitario sono influenzati dalla temperatura corporea. Al fine di un buon successo terapeutico è quindi necessario conoscere, per ogni rettile, la temperatura corporea ideale (PBT, Preferred Body Temperature), che varia per ogni specie in base alla stagione e al momento della giornata.

Anche lo stato di nutrizione/idratazione influenza l’approccio terapeutico: la compromissione epati­ca e renale conseguente ad alterazioni metaboliche e disidratazione può influire negativamente sulla farmacocinetica dei farmaci somministrati.

In ogni caso, qualunque soggetto ammalato o anoressico è da considerare disidratato; il primo approccio è quindi la terapia reidratante (per via intracloacale, orale, sottocutanea, intracelomatica, o intraossea), e la somministrazione dei farmaci a seguire la rei­dratazione andrebbe effettuata dopo aver portato il soggetto a temperatura adeguata.

La via di somministrazione sottocutanea è quella più largamente utilizzata in tutte le specie ed è di facile esecuzione. In casi di particolare disidratazione è pos­sibile somministrare farmaci e soluzioni reidratanti per via celomatica, ma sono possibili anche altre vie (intramuscolare, intraossea, orale, topica, inalatoria).

La crescente popolarità dei sauri come animali da compagnia impone ai veterinari la necessità di ac­quisire competenze specifiche nella loro gestione e riguardo alle patologie più frequenti. La prevenzione, basata su una corretta gestione ambientale e nutri­zionale, rimane il pilastro fondamentale per garantire salute e benessere a questi animali esotici.

L’educazione dei proprietari è altrettanto cruciale: una gestione impropria può condurre a patologie che sarebbero evitabili e a una ridotta qualità di vita per l’animale.

L’approccio veterinario dovrebbe quindi includere sia la diagnosi e la terapia delle patologie che un’attività di sensibilizzazione sui bisogni spe­cifici di queste specie.

Per saperne di più:

  • Zoonosi dei rettili domestici
  • Selleri P, Di Girolamo N, Collarile T. Medicina e chirurgia degli animali esotici; Poletto Ed., 2017; 672 pagg.  
  • Carpenter JW, Harms CA. Carpenter’s exotic animal formu­lary. 6° ed. Elsevier, 2023; 818 pagg.  
  • AA vari. BSAVA Manual of Reptiles. 3° ed. Editori Simon J. Girling e Paul Raiti, 2019; 520 pagg

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Nel processo che conduce alla stampa non industriale di parti e componenti 3d utili allo svolgimento delle chirurgie ortopediche, tra medico veterinario e bioingegnere non si crea una sfida, bensì una stretta e solida collaborazione.

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